Lamezia: rivive antico rito quaresimale con “A Corajisima”

corajisima5.jpg

Lamezia Terme – Un antico rito legato al periodo quaresimale, rivive nei vicoli del quartiere di San Teodoro, nel cuore della vecchia Nicastro, dove, in via Federico II, una signora continua questa tradizione. Così, appese ad una corda, come quella utilizzata per stendere ad asciugare la biancheria, da una casa all’altra, si usa appendere questa bambolina di pezza (anche di stoffa), vestita di nero, insieme ad un limone con sette piume, una conocchia e un fuso con un filo.

Rappresenta una donna, la Quaresima, che piange il lutto per la morte di Carnevale. Con martedì grasso, infatti, chiusi i festeggiamenti, si apre il periodo di digiuno e devozione.

Corajisima1.jpg

Il filo rappresenta lo scandire del tempo di questi quaranta giorni di penitenza e digiuno dalle carni, di comportamenti sobri e privi di eccessi. Le collane di “turduni”, uvetta, fichi secchi, sarde, aringhe e altri cibi appesi alle corajisime rappresentano quei cibi che non sono vietati dal digiuno quaresimale. Infine il limone, dal quale verrà tolta una piuma alla volta, per ogni domenica di quaresima, dopo la messa del mattino fino alla domenica di Pasqua.

Così in un luogo antico e sempre carico di fascino, resiste ancor oggi una vecchia tradizione, celebrata principalmente in regioni del Sud e legata a riti ancestrali. Spesso sono gli anziani, custodi di antiche usanze, a perpetuarlo, altre volte giovani studiosi organizzati in associazioni o liberi ricercatori si interessano della riscoperta, documentazione e ripristino di questa affascinante tradizione. 

corajisima3.jpg

corajisima4.jpg

Corajisima2.jpg

© RIPRODUZIONE RISERVATA