Lamezia, Rosanna Scopelliti all’istituto De Fazio: “Il silenzio uccide come la mafia”

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Lamezia Terme – Una lezione di legalità, un percorso di insegnamento e crescita, volto a contrastare le mafie e l’illegalità con la cultura del rispetto reciproco, nonché, un sentito ricordo alla memoria del giudice Antonino Scopelliti. Questo è stata iniziativa che, il Centro "riforme-democrazia-diritti" nell'ambito del progetto sulla legalità e la Cittadinanza Attiva, ha portato avanti nell’aula Morabito dell’istituto De Fazio. L’istituto scolastico ha accolto l’onorevole Rosanna Scopelliti, figlia del Giudice Antonino Scopelliti, ucciso dalla 'ndrangheta nell’agosto del 1991 e al quale nel 2007 ne è stata creata, in omaggio, la fondazione che porta il suo nome ed è presieduta dalla figlia Rosanna che, oltre a delineare la figura del padre, ha parlato del suo lavoro nelle commissioni Bicamerali sul fenomeno della mafia.

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“Un uomo onesto, una persona normale - ha tenuto a precisare la figlia del giudice - sempre apprensivo nei miei confronti”. “Il suo era un lavoro di responsabilità perché, chi fa un lavoro veramente a rischio, sono le forze dell’ordine che garantiscono la sicurezza alle nostre città”. L’etica del magistrato e il suo percorso giudiziario, dalla sua partecipazione come pubblica accusa al Maxi processo di Palermo sino alle vicende che lo condussero alla morte, sono state ricordate dal racconto di Rosanna: “Mio padre iniziò ad occuparsi di mafia per la prima volta nel 1991, quando accettò di sostenere la pubblica accusa nel Maxi di Palermo senza mai piegarsi alle richieste dei mafiosi che erano agitati e in ansia in merito all’esito del processo, mentre ci lasciò nell’agosto del 1991, quando rifiutò di aggiustare alcuni incartamenti processuali riguardanti le indagini sulle persone coinvolte nel Maxi”. Il 9 agosto del 1991 Scopelliti venne ucciso. Il fatto avvenne mentre stava tornando da una vacanza in Calabria, sua terra d’origine. “Venne intercettato dai suoi assassini in un agguato, l’auto di mio padre finì in un burrone; più tardi, grazie ad una segnalazione, arrivò sul posto della disgrazia una pattuglia della polizia che appurò che a Campo Calabro era stata uccisa una persona: il giudice Scopelliti”. Durante la sua relazione Rosanna Scopelliti ha anche chiarito come è nato il suo ingresso in politica e in cosa deve veramente consistere l’arte del buon governo e cioè in “un ingranaggio sano che entra per aggiustare un meccanismo malfunzionante”. Chiosando come, “la sempre più aperta critica alle istituzioni può solo far male allo Stato perché è solo un regalo alle mafie”. Un altro regalo alle organizzazioni criminali è il silenzio perché: “il silenzio uccide come la mafia”.

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Rosanna Scopelliti è stata presentata dalla dirigente scolastica Simona Blandino che ha invitato gli allievi dell’istituto che presiede, all’ascolto e a fare tesoro della viva testimonianza dell’importante ospite, in quanto i giovani devono “decidere da che parte stare oltre che sono e saranno non solo la classe dirigente del futuro ma soprattutto quella dell’oggi che dovrà educare quella del futuro”. Di una comunione d’intenti utile e necessaria a far nascere una “cultura democratica” atta a distruggere la cultura mafiosa fatta di favoritismi, corruzione e prepotenze varie ha invece parlato Costantino Fittante presente all’iniziativa.

Francesco Ielà

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