Lamezia Terme - Un film brillante, tragico e divertente ai limiti dell’ossimoro eppure straordinariamente trasparente, “ La Trattativa” , scritto e diretto da Sabina Guzzanti è stato presentato come degna conclusione del Festival Trame in un affollatissimo e caloroso Teatro Grandinetti. La proiezione è stata preceduta da una performance dei giovani artisti Domenico D’Agostino e Giorgio Caporale e seguita dall’atteso dibattito con l’autrice, che ha spiegato : “ In realtà la trattativa Stato-mafia in sé è in questo film un tema discretamente marginale : ciò che vuole raccontare è la storia della classe dirigente italiana, che di fronte alla possibilità di una svolta democratica, probabile nei primi anni ’90, reagisce scegliendo la mafia e dimostrando così di avere più paura della democrazia che non della mafia stessa.” Ciò che senza dubbio colpisce di più in questo lavoro, a prescindere dal ritmo travolgente e dalla forma originale, è la ricchezza documentaria, basata su ricerche, svolte dall’autrice, inerenti verità estremamente complesse ma che lei stessa definisce così “inoppugnabili” da non essere state oggetto di querele di sorta.
Una chiarezza corredata di moltissimi nomi ognuno dei quali gioca il suo ruolo in una scacchiera complessa, dove molte pedine scomode sono già state mangiate o stanno per esserlo : terribilmente dettagliato e corredato di testimonianze il racconto della fine di Borsellino, che sapeva perfettamente di dover morire, e la rassegna implacabile delle stragi che hanno insanguinato il paese, stragi che trovano fine solo intorno al ‘94 quando viene messo in piedi un partito nato per “dare delle garanzie alla mafia” . “ La decisione di trovare un accordo con le forze eversive del paese – mafia, massoneria, destra estrema, servizi segreti deviati – fu senza dubbio largamente condivisa” - dice la Guzzanti - “ e dobbiamo essere coscienti di ciò che sta alla base della seconda repubblica.” Di grande interesse anche le riflessioni emerse durante il dibattito circa il problema urgente della scuola pubblica e le condizioni disastrose in cui versa l’informazione.
Giulia De Sensi
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