Lamezia, Savatteri e i 10 anni di Trame: "Festival confermato, meno eventi ma qualità alta"

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Lamezia Terme – “Si riparte, dunque, e lo si fa in un modo nuovo, con un'edizione speciale di Trame, negli stessi giorni, che sarà più asciutta, con meno eventi. Attenzione, però: non un’edizione più povera, ma più essenziale” spiega il giornalista e scrittore Gaetano Savatteri, direttore artistico del festival dei libri sulle mafie, che ogni anno, nella terza settimana di giugno, richiama nel cuore della città gente da ogni angolo d’Italia. Trame è un appuntamento immancabile, che ospita il meglio della cultura italiana e internazionale. E tra un mese avrebbe dovuto spegnere le dieci candeline. Però, come tutte le iniziative, il festival deve fare i conti con l’emergenza coronavirus. Ed ecco quindi che Savatteri, insieme ad Armando Caputo e Tommaso De Pace della Fondazione Trame, sono al lavoro per evitare che queste intense giornate di impegno sociale e civile contro la ’ndrangheta saltino nel 2020. Anche se, ironizza Savatteri, “sarà un'edizione senza numero. Un’edizione particolare: Trame nove e mezzo”.

Cosa bolle quindi in pentola?

“L'idea, al momento, è quella di fare un’edizione più o meno nello stesso periodo. Anche magari fare solo tre giorni con meno eventi, ma sempre di alta qualità. Un'edizione molto essenziale, rispettando, ovviamente, tutte le norme di sicurezza, per riprendere l'attività culturale, fatta di persone e di eventi. Stiamo pensando anche a dei nomi. Vedremo…”.

Le location?

“Forse faremo il festival in un sito solo, che potrebbe essere il Chiostro di San Domenico, il corso o un posto all'aperto. Stiamo cominciando a lavorare anche per verificarne la fattibilità concreta, tecnica. Noi stiamo partendo, poi quello che succederà lo vedremo strada facendo”.

Un bilancio di questo lungo percorso?

“Sono molto contento, nel senso che ho visto che la città si è affezionata all'evento. Trame l'abbiamo potuta fare grazie al sostegno di tanti lametini, giovani e meno giovani. Certo, ci sono state anche le critiche, all'inizio un po' velenose, ma che adesso si sono trasformate in critiche costruttive, di dialogo, di proposta”.

Tempo fa, scrisse un editoriale su Trame news dal titolo “Lamezia muore? Viva Lamezia!”. Qual era il significato?

“C’è una parte importante della città che combatte, crede, è positiva. Lamezia è una città che è stata ferita più volte mortalmente nella sua vita amministrativa con i tre scioglimenti. Ma non si può ridurre Lamezia alla mafia. Lamezia è soprattutto una piccola capitale dell'impegno. Ricordiamoci anche che non c’è solo il festival Trame, ma anche le attività che si fanno nelle scuole. Insomma, Trame è un progetto che dura tutto l'anno. Poi, c’è il Civico Trame, che è diventato un luogo di aggregazione”.

Ci sono state negli anni testimonianze forti come, per esempio, quelle di Rocco Mangiardi, Gaetano Saffioti e Federica Angeli. Tutte persone che hanno avuto il coraggio della denuncia. Crede che il loro messaggio sia arrivato alla gente?

“Sì. Queste persone hanno portato un bellissimo esempio dal vivo, ma soprattutto credo che siano venute a Lamezia non per insegnare qualcosa, ma perché sanno che a Lamezia non sono da sole; sanno che c’è tantissima gente a Lamezia, e in Calabria, che è dalla loro parte. Quindi, chi si è impegnato personalmente, correndo anche dei rischi per la propria vita, sa che anche qui c’è chi apprezza il loro gesto, quindi non si sente solo”.

Sono passati due lustri, ma Trame può continuare a contare su uno zoccolo duro di affezionati. Perché?

“Ci sono amici che da dieci anni tornano a Lamezia per il festival. Non sono ospiti, ma persone vicine, che consigliano, come John Dickie e tanti altri. In una parola: sono lo spirito di Trame”.

Giuseppe Maviglia

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