Lamezia, “Sicurezza e linguaggio dell’odio”: il fenomeno dell’hate speech nel mondo dei social media discusso al tribunale

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Lamezia Terme - Insulti, vessazioni, istigazioni al suicidio imperversano nel mondo del web. I social network sono diventati il luogo principe all’interno del quale un odio disfunzionale prolifera e indisturbato si ramifica. Ed è proprio di questo che si è discusso oggi nell’aula Garofalo del Tribunale di Lamezia Terme in un convegno, promosso dal Comitato Pari Opportunità e dall’Ordine degli Avvocati di Lamezia, dal titolo “Sicurezza e linguaggio dell’odio – Tutela e diritti della persona nell’era dei social media”. Dopo i saluti del segretario del Consiglio dell’ordine degli avvocati di Lamezia Lucio Canzoniere e del sindaco Paolo Mascaro, la presidentessa del Comitato pari opportunità, Angela Davoli, ha introdotto l’incontro mediato dalla tesoriera del Cpo avvocati Lamezia Mara La Russa.

“Abbiamo deciso di scegliere questo tema - ha affermato l’avvocatessa Davoli - perché, tra tutti gli allarmi sociali dei quali ci siamo occupati, è quello che sta destando una maggiore preoccupazione. Il linguaggio dell’odio è spesso il preludio o accompagna i feminicidi, le aggressioni letali e spesso è stato causa di molti suicidi. Questo tipo di linguaggio è perfettamente trincerato in rete, e va a mascherarsi dietro la libertà di opinione, di stampa.

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Ma questa è semplicemente una maschera aiutata da una legislazione lacunosa in materia. L’unico vero strumento, in questo vuoto legislativo, è la prevenzione”. “Il linguaggio dell’odio –ha affermato nell’intervento successivo l’avvocatessa Rosalba Visconi, commissione pari opportunità del Consiglio Nazionale Forense – non ha un significato univoco e preciso ma si è evoluto nel tempo. È un termine generico, sta ad indicare l’attacco nei confronti di un individuo o di un gruppo di individui”. Durante questo intervento è emerso un dato allarmante. Circa 7 mila sarebbero i discorsi di hate speech registrati ogni giorno su argomenti come la religione, la cultura, l’etnia. “Non c’è una norma specifica che ci tutela da questo fenomeno – ha affermato l’avvocatessa - ma, allo stato attuale, l’ordinamento italiano sta facendo ingenti sforzi per potersi adeguare. Vi è una normativa molto frastagliata dettata dalla commistione tra disciplina europea, che deve essere recepita da ogni stato, e legislazione italiana”. “L’avvocatura – ha infine concluso - ha il compito di educare alla legalità, ha un importante ruolo sociale”.

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Nell’intervento del professore Mario Caligiuri, docente di Pedagogia della Comunicazione e direttore del Master Intelligence all’ Unical, il disagio sociale, e d in modo particolare la non equa distribuzione della ricchezza, viene individuato come causa scatenante dell’odio. “Il mondo dell’internet – ha affermato il docente – è il luogo economico, informativo, educativo e di socializzazione prevalente. Ma è anche il principale luogo politico all’interno del quale si crea il consenso, un consenso però fittizio, il cosiddetto “effetto sciame”. Vi è l’illusione della partecipazione ma, realmente, la capacità di incidenza attraverso la rete è praticamente pari allo zero”. Un incontro, quello di oggi, incentrato sulla forza e sull’importanza delle parole, che possono tramutarsi in pietre e ferire ma che, nella sua conclusione, ha riservato uno spazio anche all’importanza e alle volte alla necessità del silenzio.

“Non siamo più in grado di usufruire del silenzio. – ha affermato la psicologa Anna Fazzari del centro antiviolenza “Demetra” - Siamo sovraesposti alla parola ma al contempo più parole diciamo ed ascoltiamo e meno siamo capaci di tollerare il silenzio. La radice della tolleranza e della costruzione di un linguaggio non violento non è altro che la capacità di essere noi vuoti per accogliere l‘altro”. “Non dobbiamo demonizzare i social media – ha infine aggiunto la dottoressa – ma dobbiamo insegnare ai bambini, agli adolescenti ad utilizzarli in maniera responsabile, attenta e accorta”.

Alessia Raso

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