Lamezia, studenti liceo scientifico in visita alla certosa di Padula e agli scavi di Pompei

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Lamezia Terme – “La fruizione del patrimonio artistico e ambientale del nostro bel paese è uno dei punti fermi su cui si fonda il metodo educativo e l’offerta formativa del Liceo Scientifico Galileo Galilei di Lamezia Terme. Far vivere ai ragazzi l’esperienza di una visita guidata all’interno di architetture del passato o di luoghi storici o anche di paesaggi naturalistici incontaminati rientra in quel processo formativo che conduce lentamente alla formazione di una coscienza estetica, componente secondo noi imprescindibile del bagaglio culturale di personalità mature e responsabili che dovranno, nell’immediato futuro, conservare e far crescere il nostro paese”. Così, mossi da questo spirito, le classi II sez. D ed F hanno vissuto, lo scorso venerdì 18 ottobre, una giornata di immersione nella storia millenaria del nostro Sud Italia, visitando nella mattinata la Certosa di Padula e nel pomeriggio gli scavi di Pompei.

“Fondata nel 1306 dal Conte Tommaso Sanseverino, signore del vallo di Diano e di tutta la vasta pianura identificata nella Lucania settentrionale, oggi provincia di Salerno, l’Abbazia Certosina di Padula volle essere un segno - racconta il professor Francesco Volpe in merito alla visita - di ossequiosa sottomissione, di fatto molto gradito, al re di Napoli Carlo D’Angiò, richiamando alla memoria di questi la casa madre dei certosini ubicata a Grenoble. Nei secoli successivi, l’abbazia certosina divenne il ricettacolo di opere d’arte di grande valore, frutto di quella operosa fucina di capolavori e stili artistici che fu la scuola napoletana, oltre che uno straordinario campionario di architetture e opere di finissimo artigianato barocco e rococò di matrice italiana, più vicino alle ordinate simmetrie neoclassiche più che ai bizzarri stilemi del rococò d’oltralpe. Su una superficie straordinariamente vasta, si parla di circa 51.000 metri quadrati, si sviluppa il più grande complesso monastico certosino d’Europa, articolandosi in un continuo di chiostri piccoli e grandi, con la stupefacente chiesa abbaziale, le sale del capitolo e del tesoro, il refettorio e la suggestiva cucina all’interno della quale la leggenda racconta che fu cucinata per Carlo V imperatore una frittata da 1000 uova. La raffinatissima cella del priore dell’ordine e le sobrie ma comode celle dei monaci, tutte fornite di giardino e dislocate sul contorno del chiostro grande da 15.000 metri quadrati, completano il quadro di questo luogo incantato dove si respira aria di regalità.

Gli scavi di Pompei hanno proiettato i nostri ragazzi nel bel mezzo della vita movimentata della Roma antica, con le sue “tabernae” dislocate lungo le vie principali della città e adibite alla vendita di alimenti e oggetti d’uso quotidiano di ogni genere. L’ingresso nell’antica città vesuviana ci ha posto davanti la mole gigantesca dell’anfiteatro, l’edificio che più di tutti identifica il complesso rapporto tra potere e popolo, nella città eterna così come nella più remota provincia dell’impero. Immediatamente dopo ci troviamo a percorrere le anguste viuzze che fanno da confine tra un’insula e l’altra, all’interno delle quali trovano posto le spaziose domus di facoltosi patrizi o ricchi mercanti. Ci inoltriamo curiosi all’interno di una di esse, percorrendo in sequenza le fauces, l’atrium con il suo peristilio e la vasca dell’impluvium, le piccole camere padronali e gli eleganti tablinium e triclinium, le camere da pranzo e il salotto buono della casa, dove i padroni pranzavano comodamente sdraiati sui loro divani e, in alcuni casi, sollazzati dal fresco scroscio dell’acqua fatta ingegnosamente scivolare nelle cascatelle artificiali che alimentano la vasca dei pesci. Ammirevoli sono le tecniche costruttive utilizzate dagli antichi costruttori romani, così efficaci da consentire la realizzazione di opere sopravvissute a eventi estremamente catastrofici come terremoti ed eruzioni vulcaniche. I nostri ragazzi hanno visto e toccato con mano le opere realizzate con la pietra irregolare o con la pietra tagliata, con il laterizio e con il sorprendente calcestruzzo di cemento pozzolanico. Straordinarie pitture a fresco animano i ruderi dell’antica Pompei, facendoci quasi percepire la presenza viva degli antichi abitanti, affollati in attesa davanti ad un negozio del pane o rumorosi e gaudenti nelle acque ristoratrici delle terme”.

Condividere tutto ciò con i propri studenti per l’istituto “trascende l’abituale rapporto discente – docente e ci proietta all’interno di una condivisione esperienziale che lascia tracce molto profonde nella definizione della personalità di ogni singolo studente”.

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