Peggiora qualità delle acque marine calabresi, lo studio del geologo Pileggi: “A rischio un patrimonio da tutelare”

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Lamezia Terme - “Sui 716 km di costa disponibili sono più di 653 chilometri le spiagge naturali certificate balneabili in Calabria. Una quantità notevole che supera l’insieme di sette regioni: Veneto, Emilia Romagna, Friuli, Abruzzo, Marche, Molise e Basilicata. E, purtroppo, non adeguatamente tutelata e valorizzata perché i dati ufficiali della classificazione della qualità delle acque di balneazione evidenziano un generale peggioramento: aumenta la lunghezza delle aree con acque marine classificate di qualità “scarsa” e diminuisce quella delle acque classificate di qualità “Eccellente”. Ad affermarlo il geologo Mario Pileggi del Consiglio Nazionale Amici della Terra.

“In pratica – prosegue - si accentua la tendenza al peggioramento della condizione di salute dei mari certificata a partire dal 2017 dall’Agenzia regionale per l’Ambiente. Negli ultimi 4 anni nella sola Provincia di Cosenza c’è stata una riduzione di circa 40 Km della lunghezza complessiva delle aree con acque classificate di qualità eccellente. Sui 102.600 metri di costa della Provincia di Catanzaro le aree adibite alla balneazione, nell’insieme dei 25 comuni costieri, raggiungono la lunghezza complessiva di 99.462 metri. Per l’attuale stagione balneare, l’Arpacal ha certificato tutte le aree di balneazione del Tirreno e dello Ionio catanzarese di qualità eccellente. Sulla qualità del Tirreno lametino e del Golfo di Sant’Eufemia va detto che le immagini con acque di colore verde e le ripetute lamentele, in particolare sui social, dei bagnati sono apparse in contrasto con la classificazione di qualità eccellente”.

“Nella precedente stagione – prosegue - 98.546 metri risultavano classificati di qualità eccellente e 916 metri classificati di qualità buona. E nella stagione balneare 2019 la lunghezza delle aree classificate con qualità eccellente risultava di 97.854 metri e gli altri 1.608 metri erano stati classificati di qualità buona. La percentuale delle acque di qualità eccellente nella Provincia raggiunge il 100% rispetto al 99,08% del 2020, al 98,38% della stagione 2019, al 98,15% del 2018 e al 97,30% della stagione balneare 2017. Un progressivo miglioramento e di particolare rilevanza se si considera che la disponibilità delle spiagge di questa sola Provincia supera quella dell’insieme di 4 Province come Rimini, Trieste, Ferrara e Forlì. Sui litorali della stessa Provincia di Catanzaro i vari divieti di balneazione permanenti, posti sia in corrispondenza delle foci dei corsi d’acqua e canali inquinati sia nelle altre aree portuali ecc. con divieti per motivi diversi, raggiungono complessivamente la lunghezza di poco superiore ai tre chilometri”.

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“Dai dati resi noti - analizza Pileggi - si conferma che la lunghezza delle aree con acque classificate di qualità eccellente nell’attuale stagione balneare è pari a 590.732 metri complessivi; nel 2020 era di 594.841 metri, nel 2019 era di 614.683 metri e nel 2017 era di 620.543 metri. Altra grave inadempienza regionale in materia di controllo delle acque di balneazione è l’assenza di qualsiasi informazione e dato di analisi e monitoraggio delle acque interne come avviene in tutte le regioni dove sono presenti laghi e fiumi con aree adibite alla balneazione. Nonostante i ben noti laghi della Sila e delle altre montagne e colline calabresi e dei circa mille corsi d’acqua presenti in Calabria, nel Decreto sulla classificazione delle acque di balneazione della Regione non è riportato alcun dato sulla qualità delle acque interne perché non è stato adibito alla balneazione nessun tratto di lago o di corso d’acqua. Ritardi e scarsa attenzione – aggiunge lo studioso - per la condizione delle acque di balneazione anche da parte Ministero della Salute per il permanere delle carenze informative del Portale Acque già evidenziate e per la mancata pubblicazione del Report annuale sull’andamento dell’intero del BelPaese”.

“Riguardo le criticità e le aree sottoposte a divieto di balneazione va ribadito, come ripetutamente evidenziato dall’Arpacal, che “continuano a persistere in aree antistanti foci di fiumi e/o torrenti che risentono anche delle perturbazioni piovose, o in zone collocate nelle strette vicinanze di depuratori mal funzionanti” e riguardano alcune decine dei 112 comuni costieri monitorati. Pertanto si può e si deve agire subito, a partire dall’autunno in corso, per invertire la tendenza al peggioramento e avviare un generale miglioramento della qualità delle acque del Tirreno e dello Ionio utilizzando anche le risorse del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza)".

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