Qualità del lavoro e benessere aziendale, Calabria in fondo alla classifica italiana

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Venezia - Al Nord le imprese si 'rubano' i dipendenti più bravi e per frenare il fenomeno, rileva la Cgia, le Pmi stanno aumentando il benessere aziendale. In Lombardia la qualità del lavoro e, conseguentemente, il benessere aziendale è al top. Seguono la Provincia di Bolzano e il Veneto; e poi la Provincia di Trento, il Piemonte e la Valle d'Aosta. Male al Mezzogiorno ad eccezione della Sardegna. In fondo alla classifica la Sicilia, la Calabria e la Basilicata. Dopo la pandemia il mercato del lavoro ha subito delle trasformazioni. In molte aree del Paese le imprese faticano a trovare profili con competenze adeguate; pertanto si fidelizzano i collaboratori retribuzioni più elevate, trasformazione dei contratti a termine a tempo indeterminato, possibilità di consentire ai dipendenti orari di lavoro più flessibili e con il ricorso a strumentazioni professionali più innovativi, favorendo gli avanzamenti di carriera e con l'implementazione di benefit e di welfare aziendale. Nonostante ciò, la fuga dal posto di lavoro fisso prosegue. Per l'Inps le dimissioni volontarie dei dipendenti privati a tempo indeterminato con meno di 60 anni sono in salita: nel 2022 sono state 1.047.000 e, rispetto al 2019 (anno pre-Covid), sono cresciute di 236mila unità (+29%).

Il 16,1% in Sicilia, il 17,6% in Puglia e il 19% in Calabria sono le incidenze regionali più alte di dipendenti che hanno dichiarato nel 2020 di aver ricevuto una paga bassa rispetto alla mole e alla qualità del lavoro prestate. La soglia più contenuta, inella Provincia di Trento (6,1%).Per quanto concerne gli occupati sovraistruiti - ovvero coloro che nel 2023 ritenevano di avere un titolo di studio superiore a quello maggiormente posseduto per svolgere quella professione sul totale degli occupati - la soglia sfiora il 30% al Centro, con punte del 32,7% in Umbria, il 33,2% in Basilicata e il 33,5% in Molise contro il 16,3% nella Provincia di Bolzano. Sul numero di precari - vale a dire alla percentuale di occupati con lavori a termine da almeno 5 anni - le situazioni più critiche nel 2023 sono state in Calabria ( 25,5%), Basilicata (25,7%) e Sicilia (27,9%) contro il 10,7% in Lombardia. In merito agli infortuni mortali e a quelli che hanno provocato nel 2022 un'inabilità permanente ogni 10mila occupati, primeggiano l'Abruzzo (14,7%), la Basilicata (16,%) e l' Umbria (16,7%). La più virtuosa è la Lombardia (7,4%). Il lavoro irregolare è presente soprattutto nel Mezzogiorno, con punte ogni 100 occupati del 16% in Sicilia, del 16,5% in Campania e del 19,6% in Calabria. Il livello più contenuto, è nella Provincia di Bolzano con il 7,9%. La soddisfazione per il proprio lavoro - vale a dire l'appagamento per il livello di retribuzione ottenuto, le ore lavorate, la stabilità del posto, l'opportunità di carriera, la distanza casa/lavoro, etc. - tocca la punta più alta del 61,7% in Valle d'Aosta. Seguono la provincia di Trento (61,1%) e la Provincia di Bolzano (60,5%). Il livello più basso in Campania (41,2%). In Italia praticamente un occupato su due non è soddisfatto del lavoro che svolge (48,3% del totale). La paura di perdere il posto di lavoro è diffusa specie nel Mezzogiorno. Le situazioni più critiche in Calabria (5,9%), Sicilia (6,4%) e in Basilicata (8,8%). I più "sereni", invece, i lavoratori della Provincia di Bolzano (2,4%). Nel part time involontario presente ogni 100 occupati, vale a dire coloro che nel 2023 hanno dichiarato di essere stati assunti con un contratto a tempo parziale, perché non ne hanno trovato uno a tempo pieno, le situazioni più critiche sono in Molise (13,8%), in Sardegna (14,7) e in Sicilia (14,8%) contro il 3,8% nella Provincia di Bolzano

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