Rapporto criminalità in Toscana, Relazione Dia: “Priorità è estirpare radici del sud”

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Firenze - "La situazione è quella di una lenta, progressiva espansione delle organizzazioni criminali: loro vanno dove il Pil è in crescita", e se "l'Italia ha una crescita di poco più di zero" allora "vanno poi nella parte dell'Europa dove il Pil cresce". Lo ha detto Giuseppe Governale, direttore della Dia, a margine della presentazione del 3/o rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione in Toscana. "Lo fanno sfruttando all'estero una legislazione insufficiente e la possibilità di poter corrompere", ha aggiunto. Per Governale "la fenomenologia mafiosa è una fenomenologia sistematica, complessa, che non si può certamente combattere con le operazioni di polizia, con l'intervento della magistratura. E' una realtà che ha bisogno che tutte le espressioni dello Stato e della società civile si leghino: pochi annunci e molti fatti. Abbiamo una questione da risolvere, che è quella meridionale, ed è importante perché dalla parte meridionale del Paese cresce la linfa per le mafie che si estende al nord. Non capire che bisogna troncare questa linfa, questo vivaio che fa crescere le organizzazioni criminali, per me è miope". "La prossima relazione semestrale con cui informeremo il Parlamento avrà un focus sul traffico di rifiuti e i rapporti che ci sono con la criminalità organizzata: certamente questo stato di cose, a livello nazionale, è uno stato di cose che viene visto con favore dalla criminalità organizzata".

Lo ha affermato Giuseppe Governale, direttore della Dia, a margine della presentazione del rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione in Toscana, curato dalla Scuola Normale superiore di Pisa su incarico della Regione. "Quando vi è difficoltà a regolare un settore così difficile, certamente loro si insinuano - ha spiegato Governale, riferendosi ai gruppi criminali organizzati -, cercano di prendere delle vie che sono più celeri per arrivare ai risultati, e i risultati per loro sono affari". Secondo il direttore della Dia, "ogni territorio deve crescere da questo punto di vista e assumere dei modelli che sono virtuosi, che rendono questo settore regolamentato in maniera efficace in altre parti dell'Europa. La capacità di trattare nel proprio territorio i rifiuti è probabilmente la prima scelta per cercare di disciplinare al meglio un ambito così complicato".

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