Rapporto Svimez 2021: "In Calabria il tasso più basso di crescita, fondamentale il Pnrr"

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Roma - Un'Italia a due velocità. Questa l'analisi emersa dalla presentazione del Rapporto Svimez 2021: al Centro-Nord è prevista infatti una crescita del Pil del 6,8% a fine anno, quel tasso al Sud si assesterà al 5%. Per quanto riguarda la Calabria, gli analisti della società prevedono una crescita del Pil nel corso dell’anno di appena il 3,9%. Il dato più basso di crescita che si registrerà in Italia.  Per incrociare dati incoraggiuanti sulla Calabria, occorre riferirsi alla voce occupazione. Se in Italia si prevede una crescita dell’occupazione entro fine anno dello 0,5% in Calabria le stime parlano di un incremento del 1,3% e del 1,9% nel 2022 (in Italia le previsioni parlano di un +1,5%). Sul fronte della spesa delle famiglie gli analisti di Svimez prevedono una crescita in Calabria del 6,6% nel 2021 sopra la media nazionale che sarà pari, secondo Svimez, al +5,2%. Nel 2022, invece le stime per la nostra regione registrano un incremento di 3 punti percentuali, quindi in maniera ridotta rispetto al 4,5% della media nazionale.

La sfida del Pnrr "riguarda il coordinamento tra fondi del Pnrr e fondi della Politica di coesione, che non possono andare avanti come due compartimenti stagni, bisogna programmarli e spenderli in sinergia per ottenere il massimo impatto sui territori meridionali".  Per il completamento del ciclo 2014/2020 "dovranno essere spesi entro il 2023 oltre 30 miliardi, ai quali si vanno a sovrapporre i nuovi fondi del periodo successivo 2021/2027, 83 miliardi, da utilizzare entro il 2030. Una quota rilevante di queste risorse - spiega Svimez - dovrà essere impegnata al Sud. Di qui il monito della Svimez: è indispensabile una complementarietà tra politiche di coesione nazionale ed europea col Pnrr, che può avvenire solo a patto che i Programmi della coesione siano effettivamente aggiuntivi e che siano uniformate le modalità di governance. Questo coordinamento dovrà anche essere esteso alle politiche generali, valorizzando il contributo delle transizioni gemelle verde e digitale delle Regioni del Sud, nell'ambito di un disegno di politica industriale che metta a frutto il posizionamento strategico del Paese nel Mediterraneo", conclude la nota.
Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza la riforma della giustizia, insieme a quella della Pubblica Amministrazione, "è considerata la necessaria precondizione per garantire al Paese maggiore competitività, aumentare l'attrattività per gli investimenti, favorire la crescita e lo sviluppo economico. Al centro del dibattito vi è il fattore tempo e la capacità di smaltimento dei tribunali italiani".

"Una giustizia efficiente può diventare fattore fondamentale per la competitività, ancor più per i territori in relativo ritardo come il Mezzogiorno, storicamente caratterizzato da ampi e persistenti divari di sviluppo e strutturalmente più fragile del resto del Paese dal punto di vista economico, sociale e istituzionale, e che si segnala sempre per la più alta domanda di giustizia, con una media di 777 nuovi casi (ogni 10 mila abitanti) iscritti a ruolo ogni anno a fronte dei 704 del Centro e dei 541 del Nord. Il Mezzogiorno - sottolinea Svimez - dispone in media di una dotazione di personale togato superiore alla media nazionale: nel 2019 operano al Sud circa 11 magistrati ogni 100 mila abitanti (con punte di 15 magistrati in Calabria e 13 in Campania) a fronte dei circa 9 del Centro e 7 al Nord (la dotazione minima è quella di Veneto ed Emilia-Romagna rispettivamente con 5 e 6 magistrati ogni 100.000 abitanti), una differenziazione che probabilmente tiene conto anche delle maggiori difficoltà di contesto del Mezzogiorno rispetto al resto del Paese".

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