Relazione Dia su 'Ndrangheta: la violenza delle cosche lametine nelle estorsioni e i legami con San Luca e Limbadi

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Catanzaro- "Nel Distretto di Corte di Appello di Catanzaro già da tempo si osserva un costante ricambio generazionale all’interno delle consorterie mafiose dovuto alle numerose attività investigative e ai conseguenti risultati operativi che hanno portato alla decimazione dei capi storici". È uno dei passaggi della relazione semestrale della Dia sulle attività criminali in Italia. 

"Significativo dell’influenza criminale sulle pubbliche amministrazioni - prosegue - è l’aspetto secondo cui gli Enti Locali (Comuni, Province e Regioni) preferiscono non costituirsi parte civile nei processi contro la ‘ndrangheta restando così fuori dalle aule e dagli eventuali risarcimenti dovuti come danno morale o materiale. Il modus operandi tipico con il ricorso alla forza d’intimidazione e la violenza, si coniuga agevolmente all’approccio direttoverso il mondo imprenditoriale e politico".  Nella relazione si fa riferimento alle indagini Rinascita Scott e Genesi, che ha visto coinvolto e condannato il magistrato lametino Marco Petrini. Poi l'analisi sui flussi criminali nell'area del lametino. 

"Da non dimenticare le attività connesse alle estorsioni e all’usura che, oltre a generare ingenti flussi finanziari, continuano ad essere utilizzate per controllare in modo capillare le aree di competenza attraverso la pressione impositiva del pizzo esercitata sulle attività commerciali ed imprenditoriali161. Oltre all’infiltrazione dell’economia legale attraverso la progressiva acquisizione di imprese “pulite”, conseguenza inevitabile delle attività estorsive e usurarie è la forte alterazione della libera concorrenza. Tra gli strumenti maggiormente utilizzati dalla criminalità organizzata per indurre imprenditori e commercianti a pagare il “pizzo” vi è il ricorso ad atti intimidatori posti in essere con varie modalità".

"Ne è dimostrazione l‘ordinanza di custodia cautelare in carcere del 31 gennaio 2020, eseguita dalla Polizia di Stato a Lamezia Terme, nei confronti di un noto esponente della famiglia Notarianni - alleata dei Giampà - e di suo figlio, ritenuti responsabili di estorsione consumata e di tentata estorsione aggravate dal metodo mafioso. L’attività investigativa diretta dalla DDA di Catanzaro ha fatto emergere che gli indagati, con minacce esplicite, costringevano la loro “vittima” a realizzare la fittizia vendita di un appezzamento di terreno a destinazione agricola per poi costruirvi un manufatto da destinare ad abitazione. In particolare, i due si sarebbero recati in più occasioni presso l’esercizio commerciale dell’imprenditore, titolare del terreno, intimandogli di intestare alla compagna del sodale più giovane parte dello stesso appezzamento di terreno mediante una simulata compravendita da formalizzare presso un notaio senza alcun reale corrispettivo. Proprio con riferimento al territorio lametino, le indagini degli ultimi anni danno conto di una ripartizione in tre aree di interesse da parte dei vari clan locali. La prima vede l’operati­ vità della cosca Iannazzo-Daponte-Cannizzaro (presenti nei territori di Sambiase, Sant’Eufemia e sul litorale nei comuni di Curinga e Nocera Torinese), la seconda dei Torcasio- Cerra-Gualtieri (egemoni nel centro storico di Nicastro e in località Capizzaglie) e l’ultima dei Giampà (presenti nel restante territorio di Nicastro). Nel contesto, forti risultano i legami tra i sodalizi locali e la famiglia Mancusi di Limbadi (VV) e consolidati i rapporti con le ‘ndrine di San Luca (RC)".

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