Giovani via dal Sud, Svimez: Calabria regione ad alto degrado demografico

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Reggio Calabria  - La Calabria è una regione ad alto degrado demografico. E' questo il dato principale emerso dalla ricerca "Calabria Regione aperta, verso la rete dei giovani talenti" che la Svimez Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno ha presentato oggi a palazzo Campanella, a Reggio Calabria, per iniziativa dell'Associazione ex consiglieri regionali, presieduta da Stefano Priolo e lo stesso Consiglio regionale, rappresentato dal presidente Nicola Irto, che con la Svimez ha da tempo intrapreso una proficua collaborazione. "Una ricerca che ha cercato di mettere in evidenza le potenzialità della Calabria, pur in un quadro sostanzialmente negativo" ha spiegato il Presidente della Svimez Adriano Giannola. Sono tante, infatti, le opportunità e le linee di intervento indicate nella relazione. Dal sostegno al venture capital alle piattaforme crowdfunding; avvio di spin off nelle Università, per favorire il trasferimento dell'attività di ricerca al sistema produttivo; istituzione di un osservatorio permanente su startup e su imprenditoria giovanile.

Così come vengono indicati i settori nei quali agire: enogastronomia, beni culturali ed ambientali, turismo, centri ed itinerari storici, sistema moda, filiera del legno, imprenditoria sociale. E si è anche cercato di capire come i giovani calabresi vedono l'idea di fare imprenditoria in Calabria. Emergono dati incoraggianti che pongono la Calabria tra le Regioni in cui le imprese giovanili rappresentano la quota più elevata sul totale, il 12,8%, seguita dalla Campania, con il 12,6% e la Sicilia con l'11,8. Nonostante tutto, però, sono maggiori le opportunità non colte che le regioni come la Calabria hanno nell'era della globalizzazione, sottolinea Giannola che evidenzia un aspetto di fondo che è la risposta di lungo periodo che si riesce a dare ad un problema di lungo periodo, come quello demografico. Un paese da molti anni ormai a crescita negativa, non solo economica, se si pensa che il Nord ha ancora quattro punti di pil da recuperare rispetto al periodo pre-crisi, il 2007, e pareggerà i conti nel 2024, mentre il Sud, "se non ricomincerà ad andare a marcia indietro", secondo Giannola, recupererà il gap solo nel 2030. Ma il problema principale è quello demografico, che in prospettiva determinerà un invecchiamento del Sud, maggiore di quello del Nord.

Una situazione socialmente insostenibile, secondo il Presidente di Svimez, che si aggiunge allo squilibrio finanziario esistente. "Per mettere in moto un rovesciamento delle dinamiche - ha detto - ci vogliono generazioni. Oggi il Mezzogiorno è la riserva del capitale umano dell'Italia, considerando che la fascia d'età 0-29 anni rappresenta il 30% della popolazione, contro il 26,6% del Nord. Ma in prospettiva non sarà più così. Già nel 2065 il dato del Sud crollerà al 24%, mentre quello del Nord, rimarrà sostanzialmente stabile. Tutto il Paese invecchia - ha ribadito Giannola - ma il Sud invecchia di più. E' ripresa l'emigrazione. Una emigrazione nuova, perché è una emigrazione giovane e con un alto contenuto di conoscenze: il capitale umano più costoso, sul quale il territorio ha investito. E mentre con l'emigrazione del secolo scorso erano le 'rimesse' degli emigrati a sostenere il Mezzogiorno, oggi si osserva un effetto opposto, di risorse che dalle famiglie del Sud vengono destinate a chi è fuori, mentre qui la parte che non lavora è molto di più di quella che lavora. Il Paese si sta spaccando su temi molto precisi e pericolosi".

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