Trame 5: reading dell’attore Luigi Lo Cascio

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Lamezia Terme – Prosegue la quinta edizione del festival Trame. Prima del reading dell'attore Lo Cascio, i volontari hanno presentato una sedia coperta da un telo rosso, un gesto simbolico, un posto occupato dalle donne vittime di ogni genere di violenza. Il direttore Savatteri presenta Luigi Lo Cascio, già attore nei cento passi dove ha interpretato il giovane Peppino impastato.  L’attore fa un ritratto per quanto difficile del giornalista Giuseppe Fava ucciso da cosa nostra nel 1984, “era una persona che voleva andare alla ricerca della verità e perseguirla a tutti i costi, un personaggio scomodo che per le sue inchieste non andava a genio alla malavita che lo uccise” la su scrittura era un “pungolo” contro il malaffare.

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Lo Cascio nell’iniziare il reading recita due articoli di Giuseppe Fava: ‘La vergogna’ e ‘Fantastica intervista con il presidente della Regione’ dove denuncia il malcostume e il malgoverno della Sicilia. “Fava - ha proseguito Lo Cascio - ha risvegliato coscienze forti a Catania che, se prima la si credeva lontana, non solo distante dal punto di vista viatico, da legami con la malavita di Palermo, Fava ne denunciò gli intrecci”. Lo Cascio intervistato dalla giornalista Luisella Costamagna parla anche di come Fava metteva costante ottimismo e tanta speranza nel suo operato anche se alla fine non otteneva il risultato sperato. In un altro articolo ‘Una sfida del sud’, scrive della voglia di riscatto dei siciliani, che può essere di esempio agli altri italiani, una voglia di svincolarsi dai tristi luoghi comuni che spesso  mal ‘disegnano’ la Sicilia. Lo Cascio nel suo ultimo intervento fa un raffronto con un altro giovane che ‘sfidò’, si oppose e denunciò il malaffare; il traffico di droga a Torre Annunziata si tratta di Giancarlo Siani anche lui dava fastidio e per questo fu ucciso dalla camorra. A intervenire poi è Paolo Siani il fratello di Giancarlo che spiega come prima fare il giornalista era diverso, non c’erano cellulari e altri marchingegni tecnologici. “fare il giornalista significava scarpinare chiedere e raccontare”. “Il suo sacrificio è servito e la sua memoria è viva se la sua auto, la Mehari verde e giunta oggi sin qui" ha concluso Paolo Siani .

Francesco Ielà

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