Trame 7, Bisi (Goi): “Su massoneria si rischiano generalizzazioni pericolose” - VIDEO

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Lamezia Terme – “Se qualcuno pensa di entrare nella loggia da me presieduta per aprirsi qualche porta, aprirà quelle stesse porte ma per uscirne”. Respinge tutte le accuse mosse alla sua “categoria”, Stefano Bisi, Gran Maestro del Grand’Oriente d’Italia, loggia massonica che conta 23mila iscritti e 850 logge lungo tutto lo Stivale. Accanimento, paranoia antimassonica, generalizzazione: sono stati questi punti su cui s’è battuto fortemente il numero uno della loggia più antica d’Italia. Il dibattito con il giornalista Claudio Cordova e lo storico John Dickie, si è tenuto in piazzetta San Domenico nell’ambito della settima edizione di Trame, il festival dei libri contro le mafie.

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E proprio le mafie, o meglio, la possibile commistione tra ‘ndrangheta e massoneria, è stata al centro dell’incontro. Botta e risposta tra gli interlocutori: Cordova ha cercato di scavare e delineare un quadro della situazione della massoneria in Italia e in Calabria in particolare, ma Bisi ha voluto difendere il Goi, “al pari di una qualsiasi altra associazione”. Nel giorno in cui la Direzione Nazionale Antimafia traccia il suo rapporto annuale e sottolinea, ancora una volta le infiltrazioni, da un lato o dall’altro, della massoneria con la ‘ndrangheta, e viceversa, il Gran Maestro non ci sta. “E’ una generalizzazione pericolosa – commenta Bisi a il Lametino.it – che potrebbe avere delle conseguenze altrettanto negative”. Tutto parte dalle grandi inchieste della Dda di Reggio Calabria: la maxi inchiesta Gotha le racchiude tutte, partendo da “Mamma Santissima”. Sotto accusa, ci sono loro, i “fratelli”, così si chiamano tra di loro i massoni: stando alle inchieste, ci sarebbe una sorta di cupola potente che evidenzierebbe i rapporti sempre più stringenti tra massoneria deviata e ‘ndrangheta.

Troppa confusione anche per lo storico della ‘ndrangheta John Dickie, che da anni studia il fenomeno mafioso e da inglese, conosce anche i meccanismi della massoneria. “Mamma Santissima è un misto di prove importanti sulla zona grigia ma anche voci ed ipotesi difficilmente compatibili”, anche se poi ammette che la massoneria, come altre organizzazioni, è a rischio infiltrazione. Insomma, andarci con i piedi di piombo sulla questione. Ma le inchieste, intanto continuano, i processi si stanno celebrando e si arriverà ad una sentenza che si spera sia risolutiva sulla questione, al di là delle opinioni personali.

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Un dato di fatto, è che in Calabria, quasi al pari della Toscana, ci sia un proliferare di iscrizioni a logge massoniche e dai dati pare che la prima loggia massonica in tutto il territorio italiano, sia nata proprio qui in Calabria, non lontano da Lamezia, a Girifalco. In Calabria, come ci ha spiegato Bisi, solo il Goi conta circa 1600 iscritti, mentre nella zona di Lamezia, le logge che fanno riferimento a questa specifica logge, sarebbero 3, per un totale di 100 “fratelli”. E alla domanda se può mettere la mano sul fuoco su tutti i 23mila iscritti, Stefano Bisi a Il Lametino.it, risponde: “Prometto, come ho già fatto, impegno nel salvaguardare il Grande Oriente d’Italia, per mettere in azione le misure necessarie per impedire tutte le infiltrazioni ma non sono né un pubblico ministero, né un ufficiale della guardia di finanza, né un carabiniere, né un poliziotto, quindi il mio e delle strutture anche periferiche del Goi, può essere un controllo associativo ma ripeto, non sono un pm, facciano loro il loro mestiere, noi possiamo collaborare, se ci viene detto”.

Secondo il Gran Maestro, sbagliato è stato l’atteggiamento della Commissione Parlamentare d’Inchiesta che ha chiesto gli elenchi degli iscritti: “Su questo non transigo – ha commentato - perché credo che su questo sia stato fatto un abuso. Perché la commissione non può violare la corrispondenza e questo invece è stato fatto dalla Commissione”. Un atteggiamento di “difesa” perché secondo Bisi: “Quando si va a perseguitare la libera muratoria, è un campanello d’allarme” e azzarda un paragone sul modus operandi della Commissione: “Quando venne fondato il partito fascista, venne scritto che l’appartenenza al partito era incompatibile con l’iscrizione alla massoneria. Poi venne formata una commissione presieduta dal senatore Giovanni Gentile che doveva studiare il fenomeno della massoneria. Alla fine di questo lavoro la massoneria venne definita come il cancro della società, oggi c’è la commissione parlamentare che più o meno dice la stessa cosa. Il loro è un atteggiamento persecutorio nei confronti della massoneria”. 

Claudia Strangis

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