Trame 7, Cavaliere: ‘La democrazia mafiosa’, come la mafia è riuscita a stare dentro le istituzioni

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Lamezia Terme - Un libro sulla democrazia e sul suo rapporto con il fenomeno mafioso, studiato in un’innovativa ottica storico-antropologica, quello presentato da Claudio Cavaliere a Palazzo Nicotera, nella terza serata di Trame. Coordinati da Bruno Gemelli del Quotidiano del Sud, ne hanno discusso con l’autore il Procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Vincenzo Luberto, la dottoressa Clara Trapuzzano Molinaro, il giornalista Romano Pitaro. “La democrazia mafiosa. Mafia e democrazia nell’Italia dei Comuni (1946-1991)”, Pellegrino editore, è un libro che trasforma quello che potrebbe apparire un ossimoro, come giustamente osservato da Gemelli, in un tragico e crudo dato reale, e prova a dare una spiegazione storica alla situazione di emergenza in cui l’intero paese versa attualmente. Una situazione che coinvolge moltissimi comuni, del sud e non solo, fra i quali certamente, con due scioglimenti all’attivo, figura Lamezia.

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Il libro, che si avvale anche di un’appendice statistica, fotografa una situazione variegata, in un lasso di tempo che va dal primo dopoguerra fino al 1991, quando appunto fu approvata la legge che prevede lo scioglimento dei comuni per infiltrazioni mafiose. Ma, giustamente, ci si chiede se davvero si possa utilizzare la parola “infiltrazioni” per un fenomeno spesso così fortemente preponderante da sommergere interamente il sistema democratico tanto da provocarne la sospensione o la compressione.

“Un fatto traumatico - dice Luberto riferendosi allo scioglimento per mafia -  e che comunque ha un costo notevole per la collettività”. “Non si dovrebbe però parlare di infiltrazioni –  chiarisce la Trapuzzano – perché non si tratta di qualcosa di subdolo ma di persone che si fanno eleggere utilizzando la propria storia, che è una storia criminale, e ibridando così le istituzioni”. Ciò spiega perché spesso la situazione è talmente grave e coinvolge così fortemente il piano culturale e l’intera comunità che uno scioglimento non serve a cambiare le cose – e dunque per questo se ne verificano spesso di multipli. “Un calabrese su 4 ha vissuto uno scioglimento per mafia – dice Cavaliere -  e circa l’8% della popolazione nazionale. La storia della mafia non è solo criminale, ma è la storia di come è riuscita a stare dentro le istituzioni, senza rinunciare al suo carattere criminale. Certo non tutto è mafia. Decine e centinaia di amministratori comunali sono stati uccisi e su molti di loro non c’è ancora un giudizio storico definitivo. Di sicuro nella parola “infiltrazione” c’è una forma di autoassoluzione della politica che fa fatica a riconoscere quali sono i suoi errori.”

Giulia De Sensi

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