Trame 8, incontro sui tre scioglimenti a Lamezia: "C'è bisogno di autocritica su ciò che è successo, è il minimo da offrire a questa città"

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Lamezia Terme  - Riflettere e parlare di quanto accaduto. È questa la ricetta per non ricadere nell'oscurità di un altro scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Nella penultima  giornata di Trame.8 il primo incontro nel quale si sono messe "le mani dentro la carne di questa città". Ha aperto così il dibattito, il giornalista Attilio Bolzoni, incentrato sui tre scioglimenti del consiglio comunale di Lamezia Terme. Trent'anni di storia che l'avvocato Mario De Grazia ha voluto raccontare in un libro: "La notte della città. Storie di ordinaria collusione e di tre scioglimenti".  

Il libro di Mario De Grazia, evidenzia il giornalista de La Repubblica che si occupa principalmente di mafia "mi è servito per farmi riflettere sul meridione". Un testo che parte con un duplice omicidio, quello dei due netturbini, consumato all'alba del 24 maggio 1991, al quale è seguito poi il primo scioglimento del consiglio comunale dell'ormai quarta città della Calabria. 

Bolzoni, nel cercare di capire cosa sia accaduto per arrivare al terzo scioglimento, parla dell'importanza della repressione delle forze dell'ordine  e di due amministrazioni che definisce "virtuose" riferendosi a quella Lo Moro e Speranza, ex sindaci della città entrambi presenti all'incontro. Amministrazioni che, sottolinea, hanno cercato "di tenere fuori dal comune la 'ndrangheta ma che subito dopo si è verificato uno scioglimento". Il giornalista riflette sul fatto che forse non bastano le buone amministrazioni ma c'è bisogno di altro per arrivare al cuore e al cervello delle persone. Forse, riflette "è mancato qualcosa a livello culturale". 

Ricordate vittime delle mafie a Lamezia

Il pubblico applaude al  commosso ricordo alle vittime delle mafie a Lamezia che l'autore del libro prima di addentrarsi nel dibattito ha inteso dedicare citando Tramonte, Cristiano, Precenzano, Aversa aggiungendo anche l'avvocato Ciriaco e l'avvocato Pagliuso. "È giusto ricordarli" evidenzia.  Cita anche Mangiardi, Godino e Luigi Angotti, un messaggio di solidarietà anche per "i tanti altri che non conosco e che però fanno resistenza a chi chiede il pizzo". 

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"Come città siamo un po' disattenti su ciò che succede"

Rispondendo alle domande del giornalista sul perché si è arrivati allo scioglimento, De Grazia riflette sul fatto che "siamo come città un po' disattenti su ciò che succede e non possiamo prenderci il lusso di voltare pagina e ricominciare come prima". Per De Grazia bisogna, invece, "riflettere e ragionare anche in termini polemici su ciò che è successo".

Per l'autore del libro la distinzione tra mafia e antimafia, legalità e illegalità, oggi, è molto sottile, sempre più labile. De Grazia distingue diversi comportamenti che possono avvenire durante uno scioglimento ovvero quello del rifiuto, scaricando le colpe sugli altri. C'è chi, invece, preferisce essere "indifferente", non parlando di quello che è avvenuto. È c'è poi la presa di coscienza. "La politica è la scienza del bene comune - incalza De Grazia - ci vuole più politica, ci vuole un sussulto d'anima non disaffezione". 

A portare una spiegazione scientifica, il sociologo e ricercatore dei fenomeni politici, Vittorio Mete che nel suo intervento parte proprio dalla triste vicenda che ha sconvolto Lamezia 27 anni fa: "per noi fu un trauma" ricorda riferendosi all'uccisione dei netturbini avvenuta quando lui di anni ne aveva  17.

"La quiete dopo la tempesta" descrive così, ritornando sull'argomento dell'incontro, quello che accade in una comunità che vive uno scioglimento per mafia. "La dinamica è sempre la stessa - dice - c'è un fatto di cronaca che fa emergere un caso e poi il Ministero dell'Interno si attiva fino ad arrivare allo scioglimento". Questo è così accaduto anche a Lamezia. Il sociologo parla anche di una 'ndrangheta reale e di una 'ndrangheta percepita riflettendo sull'idea che la gente ha della criminalità organizzata e che talvolta "non riconosce alla commissione inviata dallo Stato quella legittimità". Per Mete "se la politica pubblica non funziona non è soltanto un problema di infiltrazione mafiosa ma è un problema di come funziona la raccolta del consenso della politica locale". 

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"Aiutare la politica a tornare a fare politica"

Il messaggio che dal corridoio del Chiostro San Domenico viene lanciato, è che bisogna parlarne, bisogna riflettere su quanto accaduto affinché questo sia il terzo e ultimo scioglimento per Lamezia Terme che deve ricominciare a risollevarsi.  "La  Scuola,  la  Chiesa,  i  mass  media, le associazioni, tutti devono aiutare la politica a tornare a fare politica". Questo si può fare solo "aiutando a ragionare su ciò che sta succedendo". De Grazia parla anche di una "latitanza delle organizzazioni parrocchiali" si pensa che, aggiunge "sia una cosa che riguarda la magistratura, i carabinieri". 

Per Mete, inoltre, quella della modifica della legge 221 sugli scioglimenti è solo un "alibi". E, descrivendo il ruolo dei commissari dice "la commissione straordinaria di straordinario non ha nulla, ha poteri ordinari come quelli che spettano al consiglio e alla giunta". Per il sociologo le politiche antimafia sono politiche efficaci che funzionano e che hanno un impatto sulla realtà", secondo Mete "la legge è avversata da tutti perché non si capisce la natura del provvedimento che impedisce un confronto". Sul punto ricorda che, nel secondo scioglimento del comune di Lamezia, "un plico dell'allora sindaco Scaramuzzino non fu nemmeno fatto aprire dal Ministro dell'Interno Pisanu".

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"Da questa lunga notte come ne usciamo?" chiede infine Bolzoni. "Non lo so se ne usciremo" risponde De Grazia che però invoca i lametini: "serve la partecipazione attiva dei cittadini alla cosa pubblica, credo sia fondamentale". E poi riferendosi ai politici dice "c'è bisogno di autocritica su ciò che è successo, è il minimo sindacale da offrire a questa città". Per l'avvocato non ci si può giustificare dicendo  "io stavo su Marte e non sui banchi del consiglio comunale". "C'è bisogno di una sana autocritica - rimarca a chiusura dell'incontro - per capire e impegnarsi per non usare i metodi del passato". Poi un pensiero per i giovani ai quali si deve far capire che "la politica non è carrierismo, non è un ascensore sociale, ma impegnarsi per cambiare e migliorare la vivibilità di questa città".  

Ramona Villella

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