Attività turistiche sotto il controllo delle cosche del Vibonese, 32 misure cautelari: sequestri di beni in tutta Italia - Nomi e Video

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Catanzaro - Attività turistiche, lidi, un villaggio, diverse attività commerciali, sotto il controllo delle cosche mafiose. È questo il quadro accusatorio che ha portato oggi il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, con la collaborazione del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata a dare esecuzione al provvedimento con cui il gip del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, ha disposto misure cautelari personali nei confronti di 32 persone. Sono indagate, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, usura, trasferimento fraudolento di valori. In particolare, i provvedimenti restrittivi della libertà riguardano l’esecuzione di 11 custodie cautelari in carcere; 7 arresti domiciliari; 13 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e un divieto di dimora nella regione Calabria.

Gli arrestati in carcere sono: Assunto Megna, 65 anni, di Nicotera Marina; Francesco Mancuso, 52 anni, di Limbadi (detto “Bandera”, fratello di Pantaleone Mancuso detto Scarpuni, e Giuseppe Mancuso, alias “Pino Bandera”); Domenico Cupitò, 64 anni, di Nicotera; Domenico Antonio Ciconte, 59 anni, di Sorianello; Paolo Mercurio, 45 anni, di Marcellinara (Cz), Salvatore Pandullo, 36 anni, di Seregno, Giuseppe Armando Bonavita, 44 anni, di Briatico; Roberta Bonavita, 53 anni, di Briatico; Giuseppe Accorinti, 64 anni, boss di Zungri; Rocco Morabito, 36 anni, di Sant’Eufemia d’Aspromonte; Giovanni Sergio, 36 anni, di Sinopoli.

Arresti domiciliari: Francesco Rapisarda, 80 anni, di Catania; Francesco Polito, 79 anni, di Nicotera Marina; Agatino Conti, 64 anni, di Tremestieri Etneo; Sebastiano Molino, 51 anni, di Mascalucia (Ct); Francesco Falsaperla, 52 anni, di Mascalucia; Domenico Fonti, 45 anni, di Cittanova; Giuseppe Fonti, 79 anni, di Cittanova. Obbligo di dimora in Calabria per Giuseppe Megna, 31 anni, di Nicotera Marina.

Obbligo di firma: Maria Eugenia Arcuri, 58 anni, di Nicotera; Sabrina Benincasa, 50 anni, di Lamezia Terme; Teodosia Blasimme, 73 anni, di Cittanova; Isidoro Buccafusca, 40 anni, di Nicotera; Elisabetta Di Capua, 37 anni, di Milano; Giuseppe Dimasi, 59 anni, di Nicotera; Graziella Torrisi, 80 anni, di Mascalucia; Paolo Tinè, 46 anni, di Mascalucia; Alessandro Oliveri, 51 anni, di San Giovanni La Punta (Ct); Fabio Demarzo, 50 anni, di Melicucco; Maria Ribecco, 46 anni, di Zambrone; Lucia Peluso, 51 anni, di Milano; Klaudia Takacsova, 35 anni, nazionalità slovacca, residente a Nicotera.

Contestualmente, l’autorità giudiziaria ha disposto il sequestro di tre ditte operanti nel settore turistico, che si sono avvicendate nella gestione di uno stabilimento balneare a Nicotera Marina, tuttora in esercizio, e di un’attività commerciale, operante nel settore floreale, ubicata a Milano, tutte riconducibili a soggetti ritenuti appartenenti ad una cosca di ‘ndrangheta, egemone nel Vibonese, per un valore di circa 250 mila euro. È stato, inoltre, confermato il sequestro preventivo nei confronti di diversi fabbricati, terreni, quote di partecipazione, complessi aziendali, ditte individuali e autoveicoli, per un valore complessivo di oltre 12 milioni di euro, tra cui un noto villaggio turistico Sayonara, beni già oggetto di precedente misura cautelare patrimoniale.

Gli odierni provvedimenti emessi dall’autorità giudiziaria, eseguiti nelle province di Vibo Valentia, Catanzaro, Reggio Calabria, Roma, Catania, Milano, Sondrio, Monza e Brianza, Cosenza, Caserta, Chieti e L’Aquila, con l’impiego di oltre 140 finanzieri e l’ausilio di unità Antiterrorismo e Pronto Impiego del Corpo, concludono una articolata attività d’indagine svolta dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria/G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Catanzaro.

Gli esiti dei complessi approfondimenti investigativi hanno consentito di delineare, nella fase delle indagini preliminari, che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa, la gravità indiziaria circa la sussistenza di un gruppo criminale, riconducibile ad una consorteria operante nella provincia di Vibo che, avvalendosi della forza di intimidazione che scaturiva dal vincolo associativo e delle conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà sussistenti nel territorio, avrebbe acquisito il controllo di fatto di diverse attività commerciali, soprattutto nel settore turistico-alberghiero, tanto da condizionarne la gestione. Al riguardo, gli amministratori di fatto e di diritto e altri soggetti che si sono occupati del management delle citate attività sono stati attinti da misure cautelari personali. Il procedimento è attualmente nella fase delle indagini preliminari e gli indagati sono da considerarsi presunti innocenti fino a sentenza definitiva.

Infine, a suffragare le ipotesi investigative della Direzione Distrettuale Antimafia hanno contribuito le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, secondo cui alcuni degli odierni indagati, al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo ‘ndranghetistico, nel corso degli anni, ponendo in essere diverse condotte di attribuzione fittizia di quote di società ovvero di cariche di amministrazione, si sarebbero adoperati per assicurare a soggetti appartenenti ad una cosca di ‘ndrangheta del vibonese l’impunità ovvero la non riconducibilità delle attività imprenditoriali in capo agli stessi in modo da evitare provvedimenti di aggressione patrimoniale. Il sequestro dei patrimoni illeciti, disposto dall’Autorità Giudiziaria ed eseguito dalla Guardia di Finanza, assume anche un valore “sociale”, poiché consente di restituire alla collettività le ricchezze accumulate dalla criminalità organizzata.

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