Lamezia Terme – È stato condannato a 18 anni di reclusione Giuseppe Guadagnuolo, 57 anni, difeso dall’avvocato Antonio Larussa, (il Pm aveva invece chiesto l’ergastolo), accusato dell'omicidio di Angelo Pino, l'ex agente di polizia penitenziaria ucciso a Lamezia Terme il 20 ottobre del 2019. Imputata anche l’ex moglie di Guadagnuolo, Iolanda Vescio, difesa dall’avvocato Giuseppe De Blasi che è stata assolta (il Pm aveva chiesto la condanna a un anno e 6 mesi). La donna era, invece, accusata della ricettazione e detenzione dell’arma utilizzata per l’omicidio. In Corte di Assise di Catanzaro, il collegio (presidente Alessandro Bravin) ha accolto totalmente il motivo sulla concessione delle attenuanti generiche presentato dal legale di Guadagnuolo, l’avvocato Antonio Larussa, che ha determinato la pena in 18 anni a fronte dell'ergastolo chiesto dal Pm. Tra le parti civili costituite nel processo, la famiglia Pino rappresentata dall’avvocato Renzo Andricciola.
All’uomo - colpevole dei reati a lui ascritti in rubrica assorbiti capi F e G rispettivamente in quelli sub capi D ed E unificati in continuazionea - sono state concesse le attenuanti generiche, ritenute prevalenti sulle aggravanti, è stato condannato quindi a 18 anni di reclusione oltre al pagamento di spese processuali e mantenimento custodiale. Inoltre, disposta la condanna al pagamento delle parti civili e rigettata la richiesta di provvisionale. Disposti 90 giorni per il deposito della motivazione. Il difensore Antonio Larussa annuncia che all’esito, sarà presentato appello in relazione alla diminuente per il rito abbreviato che potrebbe scontare ulteriormente la pena.
Omicidio Angelo Pino frutto di gelosia
Accecato dalla gelosia, l’uomo non aveva accettato la fine del suo matrimonio. Un omicidio scoperto in tempi record in sinergia fra tutti gli apparati investigativi, dall'Arma, alla procura ai reparti investigativi speciali. A poche ore dall'uccisione di Angelo Pino, gli investigatori sono venuti a capo del presunto autore, Giuseppe Guadagnolo, ex marito della donna con cui Pino si frequentava, individuato grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali e l'analisi delle immagini di videosorveglianza e il ritrovamento di tracce biologiche e impronte. L’uomo aveva poi ammesso le sue responsabilità. Guadagnolo e l'ex moglie, che hanno una figlia, si erano separati da alcuni mesi e attendevano l'udienza formale di separazione. Un rapporto turbolento soprattutto negli ultimi mesi, tanto da spingere Guadagnolo a seguire e pedinare la donna.
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