Lamezia Terme - Un meccanico, ora in pensione, è stato sentito come testimone nell’udienza odierna (Presidente Carè e, a latere, i giudici Prignani e Martire) del processo Chimera nell’aula Garofalo del tribunale lametino. Mario Festante ha risposto alle domande del Pm, Marta Agostini, in quanto titolare, dal 1975, di un’officina di Lamezia Terme e, in particolare, in riferimento ai suoi clienti tra i quali anche alcuni imputati in questo processo: Cesare Gualtieri, Peppino Festante, Lucia Vaccaro, Massimo Crapella e Giancarlo Puzzo, ritenuti dall’accusa legati alla “storica” consorteria criminale dei Cerra-Torcasio-Gualtieri.
La sua azienda, dapprima intestata a lui, Mario Festante, dal 2000 al 2010 alla figlia e, successivamente, divenuta “Festante s.r.l.”, ha subito diversi atti intimidatori: “cartucce, un barattolo di benzina e anche una bomba”. I primi due fatti intimidatori risalgono al 2003 mentre, la bomba al 2013. “Prima ancora, quando l’attività era su via del Progresso - prosegue il testimone rispondendo alle domande del Pm - ho trovato tutti i vetri rotti. Il fatto è avvenuto prima del 2000”. E, ancora, “dopo gli atti intimidatori ho fatto la denuncia”. Successivamente, prosegue Festante “ho ricevuto una telefonata a casa nella quale mi dicevano di pagare se no le cartucce le sparavano a me in testa”. Tramite la lettura, da parte del Pm, dei verbali resi dal testimone ai carabinieri, nel 2013, emerge che in successive chiamate intimidatorie chi era dall’altro capo del telefono gli avrebbe chiesto la somma di 50 milioni.
“A qualche cliente ha mai fatto un trattamento migliore degli altri?” chiede il Pm Agostini. “Lo sconticino lo faccio a tutti” ha ribadito più volte nel corso dell’esame Mario Festante. Tra i clienti dell’officina, anche Umberto Egidio Muraca, Cesare Gualtieri classe ’78 e Cesare Gualtieri classe ’69 (imputato in questo procedimento), Nicola Gualtieri classe ’45. Il Pm ha sottoposto al teste la visione di alcune fotografie di diversi soggetti, le stesse che gli erano state fatte visionare dai carabinieri nel 2013. Festante, ribadisce ancora una volta, a tutti praticava uno sconto, a chi per amicizia, a chi per instaurare un buon rapporto, soprattutto tra i nuovi clienti. Diverse le contestazioni del Pm rispetto a quanto dichiarato nei verbali: “apparteneva a una famiglia malavitosa e praticavo uno sconto maggiore” aveva invece detto ai carabinieri. “Se c’è scritto l’ho detto” ha più volte risposto alle contestazioni del Pm.
Rapporto diverso con l’imputato Cesare Gualtieri, “lo conosco da quando era piccolo” ha detto in aula Festante: “quando mia figlia andava al suo fruttivendolo mi riempiva di roba”. Un rapporto, quindi, di pregressa conoscenza e reciproca cortesia. “Perché faceva questi sconti particolari alle persone citate?” chiede infine il Pm. Il testimone rimarca quanto dichiarato poco prima. “Anche per il quieto vivere” e “al fine di avere problemi alla mia persona e familiari facevo lo sconto” legge il Pm Agostini, invece, dai verbali. Durante il controesame dell’avvocato Veneziano è emerso che Peppino Festante, imputato in questo processo, è anche nipote del testimone nonché dipendente della sua officina. “L’ho cresciuto come un figlio quando è morto suo padre” dichiara Mario Festante. “Io da parte loro non ho mai subito intimidazioni”, “non mi sono mai sentito intimidito da loro” evidenzia in conclusione il testimone.
Peppino Festante, a fine udienza, ha rilasciato una dichiarazione spontanea: “sono in carcere da quasi due anni e mezzo in quanto accusato di associazione mafiosa”. “Non so nemmeno dove sta di casa la mafia” ha aggiunto. Il Processo è stato poi rinviato al 6 dicembre alle 12 con altri testimoni.
R.V.
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