Corsi di danza, zampogna e organetto nella prima giornata di “Felici&Conflenti”

felici-e-conflenti-20166.jpg

Conflenti – Iniziata ufficialmente ieri, nella splendida cornice di Conflenti tra il Savuto e il Reventino, la terza edizione di “Felici & Conflenti” lo stage, ideato da un gruppo di giovani ricercatori, dedicato alla danza e alla musica tradizionale calabrese. Un lavoro, quello che giunge all’apice in questi giorni, che Alessio e Andrea Bressi e tante ragazze e ragazzi del luogo portano avanti non solo nei mesi estivi ma anche in quelli invernali, appunto attraverso ricerca, studio, registrazioni e documentari, con l’obiettivo principale del recupero della “tradizione”, e della conseguente trasmissione orale della stessa. Dunque, in questa sua essenza, Felici & Conflenti non è un festival da paragonare alla moltitudine di festival in atto in questo periodo in tutta la regione. Non è un festival culturale fine a sé stesso, dove i giovani sono animati dal concerto della star del momento. A Conflenti avviene qualcosa di più. Si potrebbe quasi dire che a Conflenti avviene un processo di “resistenza” perché puntualmente ogni anno, un paese che nel tempo ha subito un enorme spopolamento, si conta che all’origine gli abitanti aggirassero intorno ai 5.000 mentre adesso arrivano poco più a 1.000, rinasce, si ripopola, vede nuova vita. Sorprende vedere di nuovo abitate le case abbandonate, da francesi, inglesi, turchi. Felici & Conflenti quindi è soprattutto accoglienza, verso un tipo di turismo responsabile. “Una prima giornata – dichiarano gli organizzatori – soddisfacente, nonostante la pioggia al tramonto, che ha visto in mattinata i corsi di danza del Reventino, di zampogna della Presila e di organetto e canto, nel pomeriggio l’incontro con l’antropologo Ettore Castagna, poi ancora in maniera itinerante danza e musica tradizionale, la novità circa una mostra dedicata agli strumenti giocattolo con l’etnomusicologo Vincenzo La Vena, fino alla festa in serata a piazza Chianiattu”.

felici-e-conflenti-20167.jpg

“Un incontro che verte sulla realtà, non un convegno accademico” – così esordisce Ettore Castagna in apertura dell’incontro pomeridiano dal titolo “Parallelismi e differenze nel patrimonio coreutico di cultura orale in Calabria”. Tra un pubblico misto, formato in gran parte da francesi e ragazzi di altre associazioni, con la presenza della traduttrice, che è anche insegnante di danza, Serena Tallarico, Ettore Castagna ha inteso mettere in evidenza le differenze e le trasformazioni che la danza e la musica tradizionale hanno subito nel corso del tempo. Accanto alle sue parole, anche alcune dimostrazioni pratiche, con Andrea Bressi, danzatore e musicista e Vincenzo Nitti, musicista. Una differenza che è possibile percepire all’orecchio, ma che ha delle varianti rilevanti e complesse. Si distingue, infatti, la danza del Pollino da quella di Conflenti e ancora da quella di Reggio. “È interessante – spiega Castagna – come per qualcuno non ci sono differenze geografiche e per altri, invece, ci sono e costituiscono un buon motivo per restare nemici per anni”. “Ho visto modi di ballare, nell’area del Reventino, dove i movimenti erano privi di ogni espressione borghese, dove non c’era grazia e armonia ma solo l’esigenza di mostrare la propria forza, un mondo contadino e feudale” – continua Castagna fino a mettere in luce l’origine e la tecnica di alcune danze appartenenti al periodo fascista.

felici-e-conflenti-20168.jpg

Ma la novità della prima giornata è stata rappresentata dalla mostra giocattolo a cura dell’etnomusicologo Vincenzo La Vena, la cui presentazione sarà oggi pomeriggio. La Vena che, dopo la laurea a Bologna, a partire dagli anni ‘80 ha iniziato un percorso di ricerca e di studio dettagliato sugli strumenti a giocattolo. Esposta presso la sala consiliare di Conflenti, la mostra di La Vena, il quale nel ‘96 ha pubblicato anche il volume “Strumenti giocattolo e strumenti da suono a Terranova da Sibari”, fa spazio a mini chitarre, mandolini, flauti, fino a giungere a strumenti innovativi per l’era moderna ma legati al passato dei nonni, costruiti con legna pregiata, o più semplicemente con canne, scatole di alluminio, foglie d’albero, gusci di noci, ecc. “Ho continuato questo percorso quando mi sono reso conto, dopo una mostra a Bologna e dopo l’incontro con Roberto Leydi, che era un campo del tutto inesplorato e che a parer mio meritava di essere portato a conoscenza di grandi e piccoli”. Non c’è, dunque, secondo La Vena un discorso prettamente nostalgico circa il recupero di tali strumenti, è certo però che per vederli o per averli bisogna continuare la tradizione, tramandarla, da nonno a nonno, e se i bambini iniziano anche a suonarli vuol dire anche che la tradizione non solo è stata recuperata ma che continua anche ad essere trasmessa.

felici-e-conflenti-2016.jpg

Oltre alla mostra di Vincenzo La Vena, presente anche la personale fotografica della lametina Miriam Guzzi “All’incanto non c’è fine” esposta all’interno della Chiesa dell’Immacolata fino al 30 luglio dalle ore 16.00 alle ore 20.00. Scatti pregnanti di vita del paese, quelli dell’artista in questione, che immergono lo spettatore all’osmosi tra sentimenti contrastanti e analoghi, malinconia, nostalgia di tempi passati ma non dimenticati, il sereno, l’energia e lo stupore sempre nuovo di fronte i colori dei cieli e dei monti di Conflenti. Qualcosa tra l’ardere costante, qualcosa che resiste, che trova motivo di vivere. Nella spiritualità, nella semplicità ancora tanta grandezza.

V.D.

felici-e-conflenti-20165.jpg

felici-e-conflenti-20162.jpg

felici-e-conflenti-20169.jpg

felici-e-conflenti-20163.jpg

felici-e-conflenti-20164.jpg

© RIPRODUZIONE RISERVATA