“Fatti Di Musica”, gli Afterhours sfondano il cuore di Reggio Calabria con le loro “Ballate Per Piccole Iene”

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di Francesco Sacco

Reggio Calabria – “Vieni a fare un giro dentro di me o questo fuoco si consumerà da sé”. Un fuoco, ancor oggi, ardente. Anche vent’anni dopo, nonostante l’autostrada della vita, per citare il Woody Allen di “Manhattan”, di deviazioni ne abbia presentate parecchie. Rimpasti di line-up, lunghe pause coincise con progetti in solitaria, l’inaugurazione di nuovi poli culturali nel centro di Milano (“Germi”) e persino un programma televisivo, “Ossigeno”, conseguenza più o meno diretta della partecipazione del leader Manuel Agnelli a “X Factor”, tanto chiacchierata quanto capace di conferire al guru dell’underground tricolore una credibilità ora mainstream, nella sua accezione ovviamente più positiva. Archiviata quella parentesi, utile a sdoganare definitivamente il buon nome degli Afterhours da steccati e ambienti prettamente indi(e)pendenti, è tempo di tornare quanto meno sul palco e celebrare degnamente, con un lungo tour estivo, una delle pietre miliari della loro discografia.

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Lo avevano già fatto una dozzina d’anni fa con il loro capolavoro targato ‘90s, “Hai Paura Del Buio?”, è accaduto di nuovo con quello dei 2000, “Ballate Per Piccole Iene”, lavoro cupo, oscuro, crudo e violento quanto basta per azzardarne l’esportazione nel mercato statunitense (“Ballad For Little Hyenas”), dove certe sonorità, grazie alle intuizioni di gente come Hüsker Dü e Sonic Youth due decadi prima, sono nate e cresciute, fino a far breccia nelle charts con gli angry young men della Generazione X. E anche in questo caso, come avvenuto a Palmi nell’agosto del 2014, quel tour celebrativo è arrivato in Calabria per mezzo di “Fatti Di Musica”, la storica rassegna ideata da Ruggero Pegna e giunta alla trentanovesima edizione.  

Ma c’è dell’altro. Perché, stavolta, i fan accorsi in Piazza Castello, a Reggio Calabria, hanno potuto assistere, oltre all’esecuzione integrale di quel disco epocale, a un altro evento di una certa rilevanza: la reunion della line-up che, nel 2005, ha contribuito alla sua realizzazione. Non solo Agnelli, dunque, ma anche Andrea Viti (basso), Dario Ciffo (violino e chitarra) e Giorgio Prette (batteria), a cui si è aggiunto il polistrumentista Giacomo Rossetti.

Sono loro i protagonisti di una serata rovente, capace di eludere le trappole tipiche di certe operazioni e scongiurare l’effetto nostalgia a suon di chitarre distorte e strappi impetuosi, selvaggi, primordiali. Un approccio dettato, ovviamente, da un Manuel Agnelli in gran forma, un po’ Trent Reznor un po’ Iggy Pop, e sostenuto da una band più che mai viva, pulsante sangue e, sì, magia. Ne è un chiaro esempio proprio un primo set dall’andamento quasi solenne, dedicato all’esecuzione integrale di “Ballate Per Piccole Iene”, probabilmente il loro lavoro più maturo, impreziosito da una lunga serie di gemme a tinte fosche divenute autentici classici Afterhours: da “La Sottile Linea Bianca”, opening track dai tratti paradigmatici, a cavalcate grondanti carnalità, inquietudine e ferocia quali “La Vedova Bianca”, “Il Sangue Di Giuda” e “Ballata Per La Mia Piccola Iena”.

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Saranno, però, i momenti più riflessivi ad alzare definitivamente l’asticella, fino a trasfigurare l’asprezza in poesia, la violenza in catarsi. È esattamente ciò che accade in ballad dal cuore sanguinante come “Ci Sono Molti Modi”, tra i vertici assoluti della scrittura di Agnelli, e la conclusiva “Il Compleanno Di Andrea”, in cui, dopo quasi un’ora di fatalismo e disillusione, inizia a far capolino un barlume di speranza: un timido raggio di luce nel bel mezzo della foschia.

Completato il processo di sublimazione, dopo aver reso omaggio al maestro De Andrè con un’intensa cover de “La Canzone di Marinella”, dai toni ancor più drammatici, è tempo di cambiare repentinamente registro e dare il via a un party hard a tratti insostenibile. “Strategie”, “Germi”, “Lasciami Leccare L’Adrenalina”, “Dea” (con tanto di Wall Of Death), “Le Verità Che Ricordavo”, “Male Di Miele”, persino il tributo a Ozzy Osbourne con “War Pigs” dei Black Sabbath: sono questi i titoli riservati, senza soluzione di continuità, a un pubblico annichilito da un’onda d’urto travolgente, difficile da ipotizzare a inizio concerto.

Ma non è finita qui. Giusto il tempo di riprender fiato ed ecco gli Afterhours tornare sul palco per altri encores che Agnelli sfrutterà per sensibilizzare Piazza Castello su un paio di tematiche a lui care: dalla violenza sulle donne e la situazione in Palestina prima di “Padania” al sostegno di giovani band emergenti legate alla rassegna “Carne fresca” (ancora “Ballate Per Piccole Iene”, sì), cui si deve l’opening act, dalle sfumature post punk, dei tarantini Per Asperax. C’è però ancora tempo per un’ultima impareggiabile carrellata di classici: il finto arrivederci sulle note psych di “Bye Bye Bombay”, la celebre “Non è per sempre”, cantata all’unisono da tutti i presenti, e “Voglio una pelle splendida”, ultimo estratto da “Hai Paura Del Buio?”. L’unica tappa calabrese del "Ballate per Piccole Iene Tour" finisce così, tra cuori sporchi e mani lavate. Perché è vero, ci sono molti modi anche per festeggiare, e gli Afterhours hanno deciso di farlo in grande stile: riciclandosi, ma restando vivi. In attesa di tornare a scorrere. 

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