Only good things, The Murder Capital e Shame chiudono un’altra grande edizione del Color Fest

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di Francesco Sacco

Lamezia Terme – The stars left their stage. Già, perché, dopo tre giorni di grande, grandissima musica, tutte le stelle che hanno illuminato il cielo del lungomare Falcone-Borsellino hanno progressivamente lasciato quel palco, facendo calare il sipario anche sulla tredicesima edizione del Color Fest. Un’edizione stellare, impreziosita da una line-up in perfetto equilibrio tra il meglio del panorama alternativo nazionale e internazionale, ma soprattutto da una nuova location mozzafiato sfruttata in ogni sua singola componente. Persino in pineta, forse il vero colpo di genio di quest’anno, al di là dei concerti al tramonto vista mare, così come l’aver ampliato partnership e attività collaterali. Una su tutte: quella con il Sistema Bibliotecario Lametino, il cui Bibliobus è riuscito ad attirare l’attenzione di molti, anche dei più piccoli, intenti a leggere per ore incuranti del dolce frastuono che li circondava. Quando si parla di Color, però, al centro di tutto vi è sempre la musica e, a proposito di partnership, l’ultima giornata, in particolare, ha riproposto il sodalizio con un’altra importante realtà calabrese, il Be Alternative, per il quarto evento targato BeColor in appena tre anni. D’altronde, squadra che vince non si cambia, e quanto ammirato in un Day III che più post-punk non si può ne è chiara testimonianza. Archiviati con successo i live dei vari Lucio Corsi, Joan Thiele, Marco Castello, Isaac Delusion e Chalk, l’ultima giornata ha segnato una netta linea di demarcazione tra prima e dopo, issando sempre più in alto il vessillo di questa tredicesima edizione. E non è una questione di gusti o numeri, comunque sempre più che positivi, no, ma di visione. Una visione trasversale e ormai globale, che dallo Stivale punta dritto verso la Terra d’Albione.

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Un primo esempio arriva, innanzitutto, dal concerto al tramonto dei Murder Capital, rivelatisi un live act implacabile sin dalle primissime battute con la doppietta “The Fall”/”Death Of A Giant”, tra i brani più trascinanti dell’ultimo lavoro in studio, “Blindness”, album che lasciava presagire un certo cambio di direzione, un tantino più accessibile. Sensazioni smentite, con qualche piccola eccezione (il refrain da singalong di “Words Lost Mean”, posta in chiusura), da una resa dal vivo costantemente sul filo del rasoio, tesa quanto basta a non far mai dimenticare le loro radici. È il caso di brani meno d’impatto e maggiormente introspettivi come “Swallow”, “That Feeling”, “A Distant Life” e, soprattutto, “Love Of Country”, ballad a tinte dark dall’incedere marziale introdotta dal grido “Free Palestine” del frontman James McGovern. Non mancano, poi, le gentili concessioni dai due precedenti album, “When I Have Fears” e “Gigi’s Recovery”: la splendida “The Stars Will Leave Their Stage”, “Green & Blue”, “Don’t Cling To Life” e, ovviamente, l’ormai imprescindibile “Ethel”.

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Dall’Irlanda ci si sposta in Inghilterra, a Londra per la precisione, con la band forse più scatenata della nuova ondata del post-punk revival britannico: gli Shame. Forti di un approccio tanto scanzonato quanto furioso, Charlie Steen e soci hanno portato il livello di divertimento e coinvolgimento su un altro pianeta, tra stage diving compulsivi e le folli acrobazie del bassista Josh Finerty. In Calabria per presentare il quarto album, “Cutthroath”, in uscita a settembre, i londinesi hanno dato vita a un set memorabile, specchio fedele di quell’attitudine incontenibile, confermata anche dal trattamento riservato ai nuovi brani: “Cowards Around”, “Spartak”, “Quiet Life”, incentrata sul conflitto vissuto da chi si trova intrappolato in una relazione tossica, e l’esplosiva titletrack, perfetto epilogo di un live che non ha fatto prigionieri. In scaletta, ovviamente, anche diversi episodi divenuti dei must assoluti della loro discografia: da “Six Pack” (primo stage diving di Steen) alle varie “Fingers Of Steel”, “Alphabet”, “Tasteless”, “Concrete” e la celebre “One Rizla”, autentico manifesto che nell’annus mirabilis 2018 li lanciò nel firmamento post-punk.

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Si tratta del singolo certamente più noto tratto dal debut “Songs Of Praise”, contenente anche la vera gemma della serata: “Angie”, ballad dal retrogusto britpop che già all’epoca rivelava una qualità di scrittura non indifferente, capace di uscire dagli stilemi del genere e virare verso territori psych. Una canzone suonata raramente dal vivo, come ammesso dal frontman (“la suoniamo giusto per voi, Calabria”), destinata a rappresentare un’eccezione: una straordinaria apertura alla melodia sul finire di un set esplosivo, selvaggio e decisamente sopra le righe. Post-punk internazionale, comunque, già sugli scudi nel pomeriggio con Ekkstacy, al secolo Khyree Zienty, giovane cantautore di origini canadesi protagonista in pineta di un live abbastanza tirato, a metà fra primi Cure e chitarre bubblegum, ma un po’ monolitico, a cui avrebbe probabilmente giovato non omettere i richiami più wave di un songwriting dalle potenzialità comunque innegabili (in particolare, “I Walk This Earth All By Myself”).

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Menzione d’onore, infine, per un altro evento particolarmente atteso: la reunion degli Offlaga Disco Pax per i vent’anni di “Socialismo tascabile”, emblema del loro spoken word su un tessuto elettronico minimale, prossimo a Suicide e Cabaret Voltaire, con cui intrecciare impegno politico e storie di vita vera. “Kappler”, “Cinnamon”, “Tono Metallico Standard”, “Piccola Storia Ultras”, le invettive antifascismo di “Sensibile”, il gran finale di “Robespierre”: sono solo alcuni esempi di una formula unica nel suo genere, drammaticamente interrotta nel 2014 in seguito alla scomparsa del bassista e tastierista Enrico Fontanelli, ricordato dai compagni di viaggio, Max Collini e Daniele Carretti (più il polistrumentista Mattia Ferrarini), sulle note di “Atmosphere” dei Joy Division. Tutto molto bello. A completare il quadro, tra gli altri, anche Mind Enterprises e il djset di Populous, ultimo atto di un’altra edizione da incorniciare: l’ennesimo gran bel colpo targato Color Fest (o BeColor). Only good things, sì. Only good things.

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7.-Offlaga-Disco-Pax-Lamezia-Terme-2025_a17fd.jpg(foto di Bruno Acquaro)

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