Lamezia Terme - "Tutti si chiedono perché la politica sia in crisi, perché l’astensionismo cresca, perché sempre più persone decidano di non votare. Ma nessuno, davvero, si prende la briga di dare una risposta vera, profonda, ragionata. Forse perché la risposta è scomoda. E perché, in fondo, a molti fa comodo così. Meno cittadini al voto significa meno disturbo, più controllo, più facile conservazione dello status quo" è quanto si legge in una nota di Francesco Grandinetti Iscritto PD.
"I partiti - precisa - non sono più espressione delle persone, dei territori, delle istanze collettive. Sono diventati partiti degli eletti. Strutture autoreferenziali, impermeabili, dove chi comanda lo fa con piglio quasi monarchico, circondato da fedelissimi e da un sistema che premia solo l’obbedienza. Guardate il caso di Lamezia Terme. Abbiamo appena concluso una campagna elettorale comunale in cui, da ogni parte, si parlava di armonia, unità, amore per la città. Belle parole, ottime intenzioni. Ma il giorno dopo il voto, è bastato uno sguardo per capire che era tutto fumo. A partire dalla coalizione di cui facevo parte, dove candidati che durante la campagna elettorale erano sul palco insieme alla candidata a sindaco Doris Lo Moro, osannandone la qualità, l’importanza, l’unicità della scelta, subito dopo non si sono risparmiati neanche un po’ nel mettere in dubbio la sua leadership, pur di garantirsi un posto al sole".
"Dall’altra parte, la situazione non è diversa. Gli “attriti” tra l’ex sindaco Mascaro e il neo sindaco Murone sono l’emblema di una politica dove la finzione dura il tempo di una campagna elettorale. Poi emergono i veri interessi, le vere fratture. Frasi come quella di Murone “credevo di trovare una Ferrari, invece non ho trovato nemmeno la pista” non lasciano spazio a dubbi. Allora mi chiedo: aveva forse ragione il centrosinistra? La replica dell’ex sindaco – “puoi avere anche una Ferrari, ma se non la sai guidare è meglio non metterla nemmeno in moto” – chiude il cerchio: c’è qualcosa di profondamente malato. E ciò che più preoccupa è che i cittadini, davanti a queste schermaglie, sembrano ormai anestetizzati, quasi rassegnati. Forse obbedienti per necessità".
"Tra tre mesi si vota per le regionali. E cosa succede? Si muove la solita macchina della conservazione: quella che serve a blindare i “posti” e a garantire la rielezione degli stessi. Chi decide le liste? Non certo i cittadini. Le decidono in pochi, pochissimi: i segretari regionali e una ristretta cerchia di “decisori”, eletti a loro volta con un sistema chiuso, basato su tessere e sponsor. E le persone? Guardano, subiscono, si allontanano. E, cosa ancora più grave, non votano. Lo fanno per protesta, certo. Ma quella protesta, oggi, è diventata un regalo per chi detiene il potere: meno partecipazione, meno controllo, meno democrazia".
"Se passa la voglia a me – che da anni sono nella politica senza mai aver ricevuto una prebenda pubblica – come può non passare la voglia alle persone comuni? A chi ogni giorno lotta per portare a casa uno stipendio, per curare un familiare, per avere accesso a servizi che ormai sembrano riservati solo a chi ha soldi e conoscenze? E se facessimo i nomi degli eletti – da una parte e dall’altra – quanti dei miei concittadini saprebbero davvero chi sono, che faccia hanno, cosa fanno, cosa pensano, cosa hanno fatto per il nostro territorio? A parte qualche articolo di giornale, magari uscito solo per marcare presenza, il vuoto regna sovrano".
"Il mio non è uno sfogo personale o una denuncia di maniera per ricercare un “posto al sole”. È una constatazione amara. Di ciò che sta accadendo, tra l’indifferenza – comprensibile ma pericolosa – di tanti cittadini. E non solo a Lamezia. Mi scuso con la politica, quella vera, quella fatta di passione, idee e servizio, se ciò che dico può sembrare troppo duro. Ma io faccio politica senza ricevere stipendi pubblici, e lo sottolineo non per averne plauso, ma perché c’è una differenza enorme tra chi la fa incassando decine di migliaia di euro al mese e chi invece la vive come impegno civile, sacrificando tempo, lavoro e serenità personale, come fanno tanti militanti – di destra e di sinistra. E questa differenza esiste. Per quanto mi riguarda, non riesco – e non riuscirò mai – a prendere in giro i miei concittadini. Ecco perché parlo chiaro, evidenziando le contraddizioni anche nel mio partito. La mia bussola è stata e rimane il cittadino, sin da quando avevo formato il movimento Lameziaprovinciaenonsolo, costi quel che costi. Dico ai miei concittadini: non arrendiamoci al silenzio. Non regaliamo il nostro futuro all’abitudine".
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