Dalla Diocesi di Lamezia al Giubileo dei giovani: "Frammenti di speranza in un coro di voci"

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Lamezia Terme - "Raccontare un’esperienza come il Giubileo dei Giovani non è certo cosa semplice. Questa settimana, infatti, è stata molto più che un susseguirsi di appuntamenti e incontri, di esperienze e momenti celebrativi". E' quanto affermano dalla Diocesi di Lamezia sulla recente esperienza fatta a Roma.

"Per fuggire la trappola di riportare una lista di eventi abbiamo pensato di raccogliere dei piccoli frammenti dalla voce diretta dei giovani della nostra diocesi che, in modi diversi, hanno partecipato al Giubileo. A Roma, infatti, dal 28 luglio al 3 agosto, sono arrivati tanti gruppi di giovani provenienti dalle realtà della nostra Chiesa diocesana. C’erano i giovani di Azione Cattolica, gli Scout, i ragazzi del Movimento dei Focolari, il Cammino Neocatecumenale, i giovani di alcune realtà parrocchiali e quelli partiti con il gruppo della Pastorale Giovanile che ha scelto di condividere l’esperienza con la diocesi di Catanzaro-Squillace.

Arrivati a Roma per strade diverse, ciascuno a ritmo del proprio passo, ci siamo ritrovati tutti nel cuore di quella folla immensa che il 2 e 3 agosto, a Tor Vergata, ha dato vita ad un coro di voci di speranza. “In fondo per noi il giubileo è stato questo: un cammino come nessun altro, in una città come nessun’altra, dove si uniscono sogni, speranze, gioie e dolori di un mare di persone, dove se cammini solo hai comunque un compagno al tuo fianco, dove il mondo è contemporaneamente minuscolo e immenso, dove tutto grida Unità”. (Mattia)

“Non c’è stata cosa più bella di vedere migliaia di giovani, ognuno con le proprie esperienze, i propri dubbi, le proprie paure, venire da tutto il mondo per unirsi e celebrare la bellezza della loro fede”(Miriam), “confrontarci con persone di realtà diverse, ascoltare altre lingue, condividere canti e balli in uno spirito di accoglienza e festa” (Giovanna).

È stata “l’opportunità di specchiarsi nell’altro, per vederci uno sguardo sincero e rassicurante”(Maddalena) per “sentirmi parte di una comunità locale ma globale che mi accoglie per com’ero, per come sono e per come sarò, senza confini” (Domenico).

Parole che fanno eco a quelle che ci ha consegnato il cardinale Zuppi durante la professione di fede dei giovani italiani in piazza San Pietro: “È la mia e nostra casa, inadeguati e peccatori come siamo, ma famiglia universale, cattolica, dove tutti, tutti, tutti, siamo accolti come le braccia del colonnato ci stringono e ci definiscono. Sono braccia che la proteggono dal caos del mondo, per insegnarci a vivere il Vangelo e per andare nel mondo pieni di speranza e di pace”.

In questi giorni “ho capito cosa vuol dire fare parte di una comunità, conoscere persone nuove diverse da me. Vedere queste piangere e ridere e cantare, cantare tutti insieme” (Desiree), “ho realizzato un sogno, sono tornato a casa con il cuore colmo di gioia e consapevole che è bello essere cristiani”(Antonio). Molte altre parole sono custodite nei cuori di ciascuno di noi, tante si dischiuderanno con il tempo, alcune lasceranno tracce indelebili. Di certo ci portiamo addosso la bellezza delle relazioni che, come ci ha ricordato Papa Leone XIV, possono diventare davvero strumento per rinnovare il mondo: “Vogliatevi bene tra di voi! Volersi bene in Cristo. Saper vedere Gesù negli altri. L’amicizia può veramente cambiare il mondo. L’amicizia è una strada verso la pace”. Rientrati a casa proviamo a camminare con gioia sulle orme del Salvatore, contagiare chi incontriamo sul nostro cammino con l’entusiasmo di cui siamo capaci e dare testimonianza della nostra fede (cf Leone XIV, saluto al termine della celebrazione Eucaristica)". 

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