Lamezia, contagi in crescita in città. 12 pazienti ricoverati al reparto Covid: in arrivo nuovi medici e infermieri

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Lamezia Terme - Sale la “pressione” anche all'interno del reparto Covid dell'ospedale di Lamezia. Questa nuova ondata di contagi che interessa la città e il suo vasto hinterland, ha fatto salire a 12 i pazienti affetti da Covid ricoverati, a fronte di 20 posti letto disponibili. Il numero complessivo di casi attivi in città si aggira intorno ai 500. L'aspetto che preoccupa, è che l’età dei contagi si sta notevolmente abbassando e interessa anche molti giovani. Proprio per gestire al meglio la situazione, nei giorni scorsi la commissione straordinaria che guida l’Asp catanzarese, ha deliberato nuove assunzioni.  Infatti, al reparto Covid di Lamezia è già arrivata una nuova unità medica e, a giorni, se ne aggiungerà un’altra. Appositamente aggregate a tempo determinato per la gestione del perdurare della fase epidemiologica. La conferma arriva anche dal responsabile del reparto, il dottor Gerardo Mancuso col quale abbiamo fatto il punto. “Oltre al personale medico - evidenzia - nei prossimi giorni arriveranno tre ausiliari, dal primo del mese c’è già un infermiere e altri quatto sono in arrivo”.

Come state affrontando questo particolare momento?

“Come è noto c’è in atto una fase acuta di contagi. Noi, facendo gli scongiuri, abbiamo una mortalità del 3 per cento che è una delle più basse, per fortuna, in assoluto. Questo perché abbiamo adottato dei protocolli anglosassoni, internazionali che adesso devo dire vengono applicati anche in tutta Italia. E quindi noi riusciamo a governare soprattutto bene le prime 48 ore che sono quelle critiche. Devo dire che i pazienti rispondono bene alle terapie e per il momento siamo soddisfatti".

Una fase che si deve affrontare e superare soprattutto con la vaccinazione, che però va a rilento.

"Lamezia ha un bacino d'utenza grande, si parla di oltre 150mila abitanti e anche più che arrivano da altre zone della provincia. Quindi per vaccinare 100mila persone, noi dovremmo fare almeno 500 vaccini al giorno. Cosa che non si riesce a fare. E quindi è un problema. Poi ci sta il fenomeno dei medici di famiglia, alcuni si sono sottratti alla richiesta di fare le vaccinazioni nel proprio ambulatorio. Insomma, è una situazione difficile. Nell'area del centro Calabria abbiamo pochi punti vaccinali. Catanzaro ne ha 4, Policlinico e Pugliese e poi due strutture di medici di famiglia che si sono organizzati benissimo. Come lei può immaginare, i medici di famiglia conoscono esattamente la popolazione da vaccinare e possono contattare i pazienti con facilità e stabilire un programma. A Lamezia, oltre al punto vaccinale dell'ospedale, esiste al momento solo l'Uccp Michelangelo che gestisce 10mila pazienti-cittadini. Ci vorrebbero altre tre o quattro strutture simili alla Michelangelo per poter operare in sicurezza e bene organizzati".

E poi c'è anche il fenomeno, diciamo così, del rifiuto della vaccinazione. Soprattutto per quanto riguarda AstraZeneca come avviene in tutto il Paese. E questo a causa di una comunicazione non sempre precisa e credibile.

"Sì, è vero. Ha ragione. C'è un'informazione deficitaria. In Inghilterra, dai dati pubblicati ieri, ci sono 30milioni di persone vaccinate con AstraZeneca. Quindi hanno messo già in sicurezza la popolazione. I casi di trombosi cui si parla sono 35 su 30milioni. Se uno fa una valutazione su 30milioni a cui non dà nulla, i casi di trombosi sono più di 35. Quindi vuol dire che il fenomeno non è strettamente correlato. Effettivamente c'è un problema di comunicazione che ha messo in difficoltà la situazione. Speriamo comunque anche nell'arrivo del vaccino di Johnson & Johnson che è un ottimo vaccino perché è monodose".

Cosa bisogna fare per uscire fuori da questa fase critica?

"Per uscirne fuori bisogna fare il vaccino al 70 per cento della popolazione. In Italia, quindi, dovremo farlo a 40milioni di persone, perché i bambini vengono esclusi. Ma non ci arriviamo a giugno a far tanti vaccini. Troppi ritardi al momento".

Antonio Cannone

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