Lamezia Terme - Si è svolta la presentazione del volume “Intra omnes. Dal popolo di Dio al Conclave” a cura di Andrea Grillo e Luigi Mariano Guzzo Ed. Queriniana, Brescia 2025, in presenza e in remoto promossa dal Sistema Bibliotecario Lametino e dal Centro Ricerche Personaliste – Calabria e con l'alto patrocinio della Pontificia Accademia di Teologia, presieduta dal vescovo S.E. Mons. Antonio Staglianò. Dopo il saluto del Direttore del Sistema Bibliotecario Lametino Dott. Giacinto Gaetano ha introdotto e moderato il prof. Filippo D'Andrea, interlocutore-referente della Pontificia Accademia di Teologia. Il libro è un glossario di 26 voci, quasi una rubrica teologica delle categorie del papato di Francesco in cui si pongono alcune questioni fondamentali teologiche.
S.E. Mons. Francesco Savino, vice presidente della CEI e vescovo di Cassano all'Jonio, ha trattato la voce vescovo affermando che “Il vescovo è chiamato a un profondo ripensamento dei propri modelli decisionali. “È il vescovo - continua l'alto Prelato - è il primo chiamato a tessere questi legami (relazioni nella comunione) con pazienza, umiltà e coraggio” “rischiando il Vangelo dove la presenza cristiana si fa più fragile” e incoraggia la chiesa “ad uscire da se stessa verso le periferie, non solo geografiche ma esistenziali (EG 20; , cf. Mt 16.15). E prosegue: “Occorre generare incontri che restituiscano fiducia” “un orizzonte che apre spazi di libertà”, e il “Pastore riscopre la funzione profetica della sua parola e del suo gesto”. E conclude: “la sinodalità tocca l'essenza stessa della Chiesa”, “La sinodalità come stile di governo chiede al vescovo di saper custodire l'unità senza uniformare, di promuovere il discernimento senza manipolarlo, di accogliere il pluralismo senza smarrire il riferimento all'unica verità che è Cristo”. “Il vescovo cammina davanti, accanto e dietro il popoolo ripeteva Francesco, per ascoltare, servire, accompagnare, custodire”. E cita sant'Agostino: “Per voi sono vescovo, con voi sono cristiano”.
Il prof. Sergio Tanzarella della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale sezione s. Luigi” e la prof. Anna Carfora, dello stesso Ateneo hanno trattato la voce Profezia scrivendo che “La profezia non può non essere scomoda” ed i profeti “parlano nella e della storia” come Geremia, ed Amos. Gesù è il Profeta ed è segno di contraddizione: “Guai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi, perché i padri loro facevano lo stesso con i falsi profeti (Lc 6,26). Papa Francesco nell'Evangelii gaudium, afferma che una profezia che prende a piene mani la realtà storica prende “le distanze da antiche e nuove dipendenze delle Chiese dal potere politico” per essere autorevole. La conseguenza della profezia è il martirio (rinuncia di beneficenze, concessioni, privilegi, calcoli interessati): la Chiesa dei poveri (Giovanni XXIII), e la Chiesa povera per i poveri sono affermazioni radicali, ma sanno di Vangelo. Il prof. Andrea Grillo del Pontificio Ateneo “Sant'Anselmo (Roma) e dell'Istituto “S. Giustina (Padova), co-curatore del volume ed autore della voce Liturgia ha affermato che il Concilio è stato evento linguistico, spinta di rinnovamento del linguaggio della chiesa, e quindi anche liturgico, in un percorso di inculturazione con lingue ed espressioni e esperienze nuove nella dimensione universale. Francesco, primo papa figlio del Concilio, che è tornato allo spirito conciliare, ha riaperto processi interrotti in liturgia ed avviato nuovi. In tale direzione è importantissima la traduzione liturgica che promuova l'incontro tra lingua della fonte e lingua dei destinatari. Inoltre, il fatto che papa Francecesco abbia celebrato sempre “cum popolo”, e non abbia “detto messa” da solo in una cappella privata, è stato un messaggio radicale. “La resistenza alla liturgia è resistenza alla ecclesiologia”, scrive l'Autore, ovvero non ostacolare l'evoluzione della messa secondo tempi e circostanze perché resti viva e vitale tra la vita del mistero e il mistero nella vita nella consapevolezza della custodia del mistero stesso nella sua totalità. La professoressa Gaia De Vecchi dell'Università Cattolica di Milano e del Pontificio Istituto Missione Estere (Urbaniana) ha affrontata la voce Morale.
Le tensioni dialettiche in Francesco, oltre la comprensione legalista, statica e asettica della realtà e tra poli antitetici sono state: Pienezza e limite, idea e realtà, globalizzazione e localizzazione. Il tempo è superiore allo spazio, le categorie di scienza e sapienza nella formazione delle coscienze, il conflitto/dialogo delle diversità come fecondità sono fondamentali. Nella complessità del suo magistero, papa Francesco ha inteso recuperare il primato della Grazia e del Bene nella coscienza cristiano-ecclesiale e nella riflessione teologico-morale. Il prof. Alberto Scerbo, dell'Università “Magna Grecia” di Catanzaro ha approfondito la voce Popolo. Vi sono segni di una visione profetica di papa Francesco che partono dalla scelta del nome, dalla preghiera del popolo che precede quella del papa-vescovo. Popolarismo e non populismo in Francesco, come popolo di Dio in perenne costruzione, il “farsi popolo”. Il pensiero in azione pastorale come “abbraccio universale” con tutti tutti, ed in tale direzione mirare all'unità sintetica di particolare e globale, semplice e complesso, teoria e prassi. Il prof. Luigi Mariano Guzzo, dell'Università di Pisa e dell'Istituto Universitario “G. Pratesi” (Soverato) ha preso in esame la voce Diritto. Il diritto tridentino: un diritto canonico per il clero non per il popolo, non è modello evangelico. Francesco cerca di affrontare la malattia del clericalismo per una ecclesiologia conciliare, e sposta il baricentro della Chiesa da Roma ai Sud del mondo. In merito al diritto canonico – lafferma l'Autore – deve essere sinodale tra la libertà di coscienza e i diritti della comunità ecclesiale: ovvero divenire diritto evangelico. La prof.ssa Cristina Simonelli, della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale si è occupata della voce Donna. Papa Francesco ha avviato strade di sim-patia e di inclusione, ma si deve cercare di superarare l'isolamento dei temi e la dissociazione dei piani in riferimento alla questione femminile ecclesiale, a cominicare dall'autocritica della “questione maschile”. La prof.ssa Paola Franchina, Cultrice all'Università Cattolica di Milano si è occupata della voce Giovani. I giovani sono futuro ma anche presente - afferma citando papa Francesco - e bisogna “scoprire nella provocazione dei giovani l'azione di Dio” con il “disvelamento di squarci verso il futuro” portano sul corpo tracce di segni dei tempi. La trasmissione della fede esperita dei giovani è orizzontale, condivisa e le immagini sono dominanti. Le quatto categorie dominanti nel mondo giovanile sono: Experiential, partecipative, image-drive, connected. Ed in questo crocivia cogliere la fragilità giovanile come luogo teologico. Il prof. Antonino Mantineo, dell'Università “Magna Grecia” si è soffermato sulla voce Politica con stile narrativo, quasi giornalistico chiedendosi: Francesco: è stato un papa politico? Egli ha testimoniato con forza la Necessità della migliore politica, di un nuovo pan-umanesimo coi cristiani “sale” e “lievito”. un nuovo inizio di umanesimo.
Il prof. Aristide Fumagalli della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale ha trattato la voce Sessualità. L'amore è storico – ha affermato interpretando papa Francesco – ed in quanto dinamico tra origine e compimento. E l'amore in quanto umano è drammatico, giacché dipende dalla libertà di coloro che lo vivono. Riprendo testualmente la seguente riflessione dell'Autore: “in ottica cristiana, una situazione relazionale e una condizione personale non sono valutabili sulla sola base di dati anatomici, come il sesso biologico, o caratteri psicologici, come l’identità di genere o l’orientamento sessuale, ma nella misura in cui sono vissute in Cristo, rispetto al quale «non c’è maschio e femmina» (Gal 3,28)”. E continua con un auspicio interessante: “Al superamento dell’opposizione tra oggettività delle norme magisteriali e soggettività della coscienza personale, e in vista della loro reciprocità nel discernimento concreto degli amori umani alla luce dell’amore cristiano, la teologia deve prossimamente dedicarsi per onorare il cammino della Chiesa dopo Francesco “. La prof.ssa Linda Pocher della Pontificia Facoltà “Auxilium” di Roma, si è soffermata sulla voce Vocazione col suo scritto in stile poetico sapienziale. Dallo stupore di Pentecoste si accendono le vocazioni – scrive - e “La diversità smette di essere minaccia ma diventa possibilità”. In questo orizzonte lo stupore è luogo di accoglienza della novità dello Spirito e la vocazione che scruta i segni dei tempi diventa “arte di abitare se stessi con verità, generosità e creatività” e avanza “oltre gli schemi del passato”. Filippo D'Andrea, come moderatore dell'incontro, ha ringraziato tutti i teologi, filosofi, storici intervenuti, auspicando un prossimo momento di studio come ulteriore contributo al nuovo pontefice papa Leone XIV sull'eredità profetica di papa Francesco. Il pontefice agostiniano nelle sue prime parole sul balcone di san Pietro è sembrato comunicasse le famose parole di Sant'Agostino: “Per voi sono vescovo, con voi sono cristiano”.
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