Lamezia, sit-in contro mare verde: “Preoccupati per salute e ambiente, aspettiamo risposte chiare”

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Lamezia Terme - È stato fortemente voluto dal Comitato “Salviamo il nostro mare” - promosso da Massimo Cristiano, Mimmo Gianturco, Salvatore Calidonna,Vincenzo Lombardo, Gregorio Panzino - il sit-in “Basta mare verde”, organizzato sul Lungomare Falcone Borsellino per chiedere alle istituzioni preposte nuovi chiarimenti e soprattutto interventi risolutivi che pongano rimedio alla situazione del mare. 

Una situazione che oggi, per motivi dibattuti tuttora oggetto di dubbi e polemiche, nonostante le innumerevoli segnalazioni e gli appelli, rischia di danneggiare il turismo e la balneabilità delle nostre coste. Necessario dunque, secondo gli organizzatori, un incontro per stimolare una mobilizzazione pubblica, che smuova le acque ancora stagnanti di una situazione che nel pieno della stagione balneare non sembra ancora trovare nessuno sbocco. Forse una goccia nel mare, ma si spera che possa colmare la misura del disagio di un'intera comunità. Una manifestazione organizzata in poco tempo, con una partecipazione dunque relativa, ma alla quale ci si propone di far seguire eventi più strutturati.

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"Non contestiamo l'operato di Arpacal" spiega Gianturco, "ma riteniamo che ciò che sta accadendo non sia naturale. La fioritura algale negli anni precedenti non era così massiccia, ed è prodotta da agenti chimici: dalle analisi effettuate risultano nelle acque nitrati, nitriti, solfati, azoto, oltre a batteri come enterococchi ed escherichia coli, segno della presenza di scarichi probabilmente abusivi. Chiediamo che venga creato un catasto degli scarichi, e che si intervenga per tutelare la nostra economia, il turismo l'ambiente". "Siamo stanchi di subire abusi" aggiunge Massimo Cristiano, cui si unisce Gregorio Pansino, la presidente dell'associazione Caduceo Anna Mancini e l'imprenditore Salvatore Calidonna, titolare di un'attività che risente della situazione.

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"Già nel febbraio 2017 era stata presentata una querela di 30 pagine, da 30 balneatori tutelati da Caduceo, presentata al Procuratore Curcio e poi all'allora presidente della Commissione regionale Antindrangheta onorevole Bova, che si è subito attivato chiedendo la produzione di mappe degli allacci e degli scarichi su tutti i comuni del litorale, e il controllo delle condotte dei depuratori, in alcune zone sottodimensionati. Ad oggi le mappe non sono mai state prodotte". Caduceo si propone ora di mettere la querela nelle mani del nuovo comitato, con la speranza di ricevere delle risposte chiare, come chiedono a gran voce cittadini, residenti, emigrati che ritornano al loro mare e vorrebbero ritrovarlo in buone condizioni.

Vengono da Modena, da Torino, da luoghi di lavoro che prima non era possibile lasciare neppure per le ferie, gli emigrati lametini, ma ora sono costretti a ripiegare sullo Jonio, dove il problema sembra non esserci. "Anche se Arpacal dice che non dovrebbero esserci rischi per la salute" dicono, "è impossibile immergersi in un mare che oltre ad essere verde appare pieno di immondizia, ed è così dall'inizio di luglio". È forte il disagio oltre che il dispiacere nel vedere sporcata una risorsa che è bene comune, e che andrebbe tutelata per il futuro di chi resta, e delle prossime generazioni.

Giulia De Sensi

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