Calabria: Arrestati sindaco e 5 assessori di Scalea

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Cosenza - L'operazione che stamani ha portato all'arresto di 38 persone, tra le quali il sindaco di Scalea Pasquale Basile e 5 assessori della sua Giunta, ha colpito la cosca Valente-Stummo, operante a Scalea e nei comuni vicini e che, secondo gli investigatori, è subordinata alla cosca Muto di Cetraro. La cosca, secondo l'accusa, nelle elezioni del marzo 2010 sarebbe riuscita a far eleggere propri candidati al Comune di Scalea i quali si sarebbero poi prodigati per concedere appalti a imprese legate alla cosca stessa.

Tra gli arrestati figurano anche funzionari e tecnici del Comune di Scalea. L'operazione, denominata 'Plinius', è il frutto di una inchiesta avviata dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza nel luglio 2010 sotto la direzione del procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Giuseppe Borrelli e del pm Vincenzo Luberto. L'ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip Gabriella Reillo. Oltre alle persone arrestate, sono coinvolte nell'inchiesta altre 21 persone denunciate in stato di libertà. La cosca, grazie anche alla disponibilità di armi comuni e da guerra, sarebbe riuscita ad ottenere l'assoggettamento e l'omertà dei cittadini riuscendo così a sfruttare le risorse economiche della zona.

Sequestrati beni per 60 milioni euro

Beni per circa 60 milioni di euro sono stati sequestrati dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, con il concorso del Ros. I beni, per l'accusa, sono riconducibili ai vertici della cosca Valente-Stummo, a amministratori locali, imprenditori e professionisti. I sequestrati sono stati eseguiti principalmente sul versante tirrenico cosentino ma anche in Umbria e Basilicata.

L'indagine, in particolare, ha consentito di delineare l'asse economico-imprenditoriale dell' organizzazione costituito con conferimenti di "sospetta provenienza" nei settori:

- commerciale, con l'apertura di diversi supermercati, concessionarie di auto, agenzie di viaggi, parchi divertimento, attività commerciali e negozi di abbigliamento;

- immobiliare, con realizzazione di società finalizzate all' acquisizione di fabbricati, appartamenti e magazzini, anche attraverso aste fallimentari "pilotate";

- agricolo, con la costituzione di cooperative e società agricole, che, non depositando bilanci e non avendo assunto lavoratori dipendenti, hanno acquistato terreni per 50 ettari senza dichiarare tali possidenze al fisco;

- turistico, con la gestione di lidi balneari, come "L'angelica", l'"Aqua mar" e "Itaca", realizzati su terreni demaniali del comune di Scalea.

Complessivamente è stato eseguito il sequestro preventivo di 22 tra società ed aziende; 81 immobili situati anche a Matera, Perugia, e Rocca di Cave (Roma), depositi, ville ed abitazioni, numerosi negozi e circa 50 ettari di terreno; 33 automobili tra le quali Jaguar, Bmw, Mercedes ed auto d'epoca; 78 rapporti bancari, con saldi positivi per circa 2.695.685 euro; due imbarcazioni; 23 polizze assicurative. Per gli indagati per corruzione è stata applicata una recente normativa che consente l'applicazione della particolare ipotesi di confisca. Si tratta di una delle prime applicazioni nei confronti di indagati per reati contro la pubblica amministrazione.

I coinvolti nell’operazione Plinius

Gli arrestati nell'operazione Plinius, oltre al sindaco di Scalea Pasquale Basile, di 53 anni, sono:

Maurizio Ciancio di 56 anni assessore ai lavori pubblici

Raffaele De Rosa di 46 anni assessore all'ambiente ed alle reti idriche

Francesco Galiano di 44 anni assessore alla protezione civile ed all'arredo urbano

Antonio Stummo  di 30 anni assessore al commercio

Giuseppe Forastieri di 40 anni vice sindaco e assessore al bilancio e ai tributi è stato disposto l'obbligo di presentazione alle forze dell’ordine

Antonino Amato di 59 anni responsabile dell'ufficio tecnico del Comune

Giuseppe Biondi di 44 anni impiegato dell'ufficio tecnico già noto alle forze dell'ordine

Vincenzo Bloise di 41 anni architetto dipendente dell'ufficio tecnico

Luigi De Luca di 41 anni consigliere di minoranza

Roberto Cesareo di 46  anni

Andrea Esposito di 38 anni

Agostino Iacovo di 35 anni

Francesco Saverio La Greca di 38  anni

Riccardo Montaspro di 41 anni

Mario Nocito di 63 anni avvocato

Eugenio Occhiuzzi di 33 anni

Rodolfo Pancaro di 39 anni

Antonio Pignataro di 50 anni

Cantigno Servidio di 46 anni

Giuseppe Silvestri di 54 anni

Alvaro Sollazzo di 49 anni

Mario Stummo  di 58 anni

Franco Valente di 51 anni

Pietro Valente di 45 anni

Marco Zaccaro di 30 anni

Giuseppe Zito di 60 anni

 

AI DOMICILIARI 

Pierpaolo Barbarello di 52 anni dipendente dell'ufficio tecnico

Giovanni Oliva di 51 anni ex comandante della polizia municipale

Nicola Franco Balsebre di 42 anni

Luigi Bovienzo di 53 anni

Santino Pasquale Crisciti di 57 anni

Francesco De Luca di 36 anni

Corrado Lamberti di 81 anni

Olgarino Manco di 54 anni

Pino Manco di 48 anni

Angelo Silvio Polignano di 45 anni

Francesco Pugliese di 50 anni

Antonio Vaccaro di 59 anni

 

Le mani delle cosche su diversi affari

L'accusa contestata dalla Dda di Catanzaro riguarda diverse aree dalla raccolta dei rifiuti, concessione di terreni demaniali, parcheggi a pagamento, pubblicità nelle aree demaniali, alla realizzazione di un impianto compostaggio. Le cosche di Scalea erano riuscite a mettere le mani su ogni tipo di appalto grazie alla complicità del sindaco Pasquale Basile e agli altri componenti l'Amministrazione di Scalea. Dalle indagini è emerso che su Scalea operano due 'ndrine dipendenti dal locale di Cetraro capeggiato dalla famiglia Muto: quella dei Valente, a capo della quale c'è Pietro Valente, e quella degli Stummo, capeggiata da Stummo Mario. Le due 'ndrine hanno controllato Scalea per anni ed entrambe, secondo gli investigatori, hanno sostenuto la candidatura di Basile alle elezioni comunali del 2010. In cambio dell'appoggio ricevuto Basile avrebbe di fatto ceduto alle 'ndrine il controllo degli appalti del comune. In questo contesto una posizione centrale, per gli investigatori, è stata occupata dall'avvocato Mario Nocito, nel cui studio, dove sono state eseguite numerose intercettazioni ambientali, si sono svolte riunioni con esponenti dell'una e dell'altra fazione nonché amministratori del Comune. Dietro l'appalto per la raccolta dei rifiuti, con base d'asta di 11 milioni di euro, che è stato aggiudicato alla Ati Avvenire - Balsebre di Gioia del Colle (Bari), per l'accusa c'é una tangente di 500 mila euro, solo in parte corrisposta, in favore di Pietro Valente e Alvaro Sollazzo, nipote di Mario Stummo, di Basile e dell'assessore al commercio Francesco Galiano. I gruppi Stummo-Valente si sono fronteggiati, invece, nell'appalto per la concessione di terreni demaniali per attività turistiche. Il bando di gara sarebbe stato poi confezionato in maniera da consentire l'aggiudicazione a prestanomi dell'una e dell'altra fazione. Dalle intercettazioni, secondo gli investigatori, emerge la consapevolezza degli amministratori comunali su chi stesse dietro le istanze di concessione.

Consigliere De Luca sequestrava ladri e li tratteneva nelle celle frigorifere

Sequestrava, trattenendoli nelle celle frigorifero, coloro che sorprendeva a rubare e li liberava solo dopo il pagamento di somme molto superiore al valore della merce asportata. C'é anche questo nell'inchiesta Plinius che ha portato all'arresto di 38 persone. Responsabile dei sequestri, secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, il consigliere comunale di minoranza di Scalea Luigi De Luca, che gestisce numerosi supermercati. Diverso il ruolo di un suo collega di minoranza, fatto oggetto di pressioni affinché si dimettesse per gli attacchi rivolti alla maggioranza in merito alla assegnazione dei lotti demaniali. Il politico, in particolare, voleva denunciare il fatto che le assegnazioni stavano avvenendo in favore di prestanome dei due gruppi di 'ndrangheta che operano a Scalea, i Valente e gli Stummo. Agli atti dell'inchiesta c'é anche un accordo corruttivo che secondo la Dda catanzarese sarebbe intervenuto per l'ottenimento di una autorizzazione all'apertura di un centro commerciale tra Santo Crisciti, socio di minoranza della Gam Spa che è la holding che amministra i supermercati Despar, il sindaco Pasquale Basile, l'assessore Francesco Galiano e Pietro Valente, ritenuto il capo dell'omonima cosca. Valente avrebbe inviato un suo emissario da Crisciti per ottenere il pagamento di 250 mila euro al fine di fargli ottenere dal Comune di Scalea le autorizzazioni necessarie all'apertura del centro commerciale.

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