Lamezia, operazione Perseo: la sentenza della Cassazione

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Lamezia Terme – Si conclude definitivamente, con la sostanziale conferma della sentenza da parte della Corte di Cassazione, il procedimento giudiziario scaturito da una delle maxi operazioni contro le cosche della ‘ndrangheta lametina, messa a segno negli ultimi anni. 

Stiamo parlando dell’operazione “Perseo” e del processo relativo, conclusosi nel terzo grado di giudizio, anche per i 21 imputati che avevano scelto di essere giudicati secondo il rito ordinario e non l’alternativo. 

Quasi tutti rigettati i ricorsi proposti dalla difesa: confermata sostanzialmente la sentenza della Corte di Appello di Catanzaro, tranne che per alcune posizioni. Si tratta di Vincenzo Perri, difeso dall’avvocato Giuseppe Spinelli, e di Vincenzo Arcieri, difeso dagli avvocati Aldo Ferraro e Vincenzo Galeota, per i quali è stata annullata con rinvio la condanna. Arcieri era stato condannato in primo e secondo grado a 12 anni di reclusione, mentre Perri a 9 anni, poi ridotti a 4. Il processo sarà per entrambi da rifare a Catanzaro.

Per Franco Trovato, difeso dagli avvocati Francesco Gambardella e Salvatore Staiano, è stata confermata la condanna mentre gli è stata annullata con rinvio la decisione per quanto riguarda la confisca. 

Annullata senza rinvio, per intervenuta prescrizione, la condanna nei confronti di Carlo Curcio Petronio, difeso dall’avvocato Mario Murone, condannato in secondo grado a 3 anni e 6 mesi di reclusione, escludendogli l’aggravante mafiosa. 

La sentenza per tutti gli altri imputati coinvolti, che avevano scelto il rito abbreviato, era stata emessa un anno fa, quando i giudici ermellini si erano espressi confermando molte delle condanne e rimandando per un nuovo giudizio coloro che erano stati assolti in primo grado e condannati in appello e per i quali si sta procedendo con un nuovo processo. 

La sentenza d’appello

  • Antonio Curcio - 16 anni di reclusione
  • Fausto Gullo - 8 anni di reclusione
  • Pino Scalise - 4 anni di reclusione e 2 mila euro di multa
  • Michele Muraca - 6 anni e 6 mesi di reclusione
  • Andrea Crapella – 6 anni di reclusione(in primo grado 9 anni)
  • Giuseppe Grutteria – 10 anni di reclusione (in primo grado 13 anni)
  • Antonio De Vito – 11 anni di reclusione, 11 mila euro di multa (in primo grado 15 anni)
  • Franco Trovato – 9 anni di reclusione, assolto dai capi 74 e 76 perché il fatto non sussiste (in primo grado 12 anni) 
  • Antonio Donato – 9 anni di reclusione (in primo grado 10 anni)
  • Antonio Notarianni – 5 anni di reclusione, 1500 euro di multa (in primo grado 7 anni e 9mila euro di multa)
  • Eric Voci – 3 anni di reclusione, 900 euro di multa, tolta aggravante mafiosa per capo 68, assolto dal capo 23 perché il fatto non sussiste (in primo grado 5 anni e 2 mesi)
  • Antonio Voci – 9 anni di reclusione, 3500 euro di multa,tolta aggravante mafiosa per capo 68 e 73, assolto dal capo 23 perché il fatto non sussiste (in primo grado 10 anni e 9mila euro di multa)
  • Giuseppe Notarianni – 6 anni di reclusione, 8mila di multa, tolta l’aggravante mafiosa (in primo grado 9 anni e 12mila euro di multa)
  • Carmen Bonafè –3 anni e 4 mesi di reclusione, 6mila di multa, tolta l’aggravante mafiosa (in primo grado 5 anni e 9mila euro di multa)
  • Domenico Curcio – 2 anni e 8 mesi di reclusione, riqualificato il reato da concorso esterno a favoreggiamento aggravato (in primo grado 6 anni) 
  • Davide Giampà – 5 anni di reclusione, 1500 euro di multa (in primo grado 7 anni e 9mila euro di multa)
  • Giancarlo Chirumbolo - assolto “per non aver commesso il fatto”
  • Giovanni Scaramuzzino - assolto “perché il fatto non sussiste”

 

Gli imputati erano accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, truffa alle assicurazioni aggravata dal metodo mafioso e reimpiego di fondi di provenienza illecita.

Il primo grado si era concluso nel dicembre del 2015 a Lamezia con un ‘tutti condannati’, poi in appello la sentenza era stata di 14 condanne rideteminate, 5 confermate, e due assoluzioni (una per Giancarlo Chirumbolo e la seconda per Giovanni Scaramuzzino). 

Per entrambi, l’assoluzione è poi diventata definitiva: la Procura, infatti, non ha proposto appello in Cassazione. Scaramuzzino era stato accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e delle truffe assicurative, reato per il quale in primo grado era stato condannato a 3 anni, mentre Chirumbolo nel primo grado di giudizio era stato condannato a sei anni. 

A rappresentare l’Associazione Antiracket, l’avvocato Carlo Carere, per il comune di Lamezia, l’avvocato Caterina Restuccia.

Tanti gli imputati, altrettanti i difensori: il collegio difensivo era composto tra gli altri, dagli avvocati Ferraro, Marchese, Canzoniere, Murone, Siracusano, Gambardella, Spinelli, Cerra, Staiano, Torchia, Larussa, Bitonte, Lomonaco, Galeota. 

L’operazione “Perseo”, condotta dalla Dda di Catanzaro ed eseguita da polizia, carabinieri e guardia di finanza e arrivata dopo la prima chiamata “Medusa”, scattò cinque anni fa, il 26 luglio 2013 quando fu smantellata la cosca Giampà di Lamezia Terme.

Claudia Strangis

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