Lamezia: Operazione “Tenaglia”, sequestro beni per Antonio Salatino

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Lamezia Terme - Dalle prime ore di questa mattina è in corso l’esecuzione di un sequestro di beni a carico di Antonio Salatino, 49enne, già detenuto perché colpito da misura cautelare in carcere nell’ambito dell’operazione di Polizia denominata “Tenaglia” portata a termine dal personale del Commissariato di Lamezia Terme lo scorso 9 ottobre 2014.

Dopo gli arresti le attività non si sono fermate e su disposizione della Procura di Lamezia Terme sono state effettuate indagini patrimoniali mirate dalle quali è emerso  che Salatino aveva una villa di due piani ed un seminterrato di circa 500 mq con corte formata da giardino con annessa dependance in contrada Cutura. L’immobile è dotato di recinzione con un muro in cemento armato lungo decine di metri con cancello scorrevole elettrico carrabile e pedonale, video sorvegliato. La proposta della Procura della Repubblica di Lamezia Terme di sequestro anticipato, ed in via d’urgenza, è stata inoltrata al Tribunale di Catanzaro che ha disposto il sequestro dell’immobile. Il valore degli immobili sequestrati è di 500.000 euro. Gli immobili sarebbero intestati alla cognata di Salatino V.P. ma le indagini hanno fatto emergere come fosse nella piena disponibilità di Salatino e dei suoi familiari così come emerso sia da numerose intercettazioni telefoniche tra Salatino ed il figlio in cui emergeva la preoccupazione che gli immobili venissero sequestrati, che dalle localizzazioni geosatellitare che testimoniano come Salatino si recasse alla villa una-due volte al giorno. A ciò si aggiunge come l'intestaia fittizia della villa, la signora V.P., durante una perquisizione non era nè in possesso, in un primo momenti, delle chiavi dell'abitazione e nè conoscesse cose della casa da perquisire. La stessa avrebbe inoltre dichiarato di essersi recata alla villa 4 mesi prima in contrasto con quanto constato dalla polizia.

Nel corso dell’operazione “Tenaglia” furono eseguite misure cautelari in carcere e agli arresti domiciliari emesse dal GIP presso il Tribunale, nei confronti di 13 persone tutte ritenuti responsabili a vario titolo di: detenzione, vendita e trasporto di ingente quantitativo di sostanza stupefacente del tipo marijuana proveniente dall’Albania e successivamente trasportata in Puglia ed acquistata dal gruppo lametino per essere immessa sul mercato locale, droga sequestrata il 29 maggio 2014 dalla polizia in Lamezia. Le indagini avevano consentito di individuare l’apporto fornito dagli indagati incaricati della mediazione tra gruppi criminali, del trasporto della droga nel ruolo di staffetta e corriere, nonché di individuare il luogo di custodia dello stupefacente in un furgone parcheggiato a Capizzaglie. Gli indagati lametini devono rispondere anche della coltivazione di due ampie piantagioni di canapa indiana sequestrate il 21 luglio ed il 22 agosto 2014 a San Pietro a Maida, precisamente in località Guarna e Iannivecchio.

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Prestinenzi: “I nuovi elementi mettono in luce pericolosità di Salatino”

“Noi ci siamo mossi dopo la richiesta di applicazione di misura di prevenzione personale ma soprattutto reale. Questa è una strategia che da tempo viene eseguita dal mio ufficio ma in particolare dal Commissariato di Lamezia Terme e che ci ha fatto rendere conto che le misure patrimoniali sono quelle che maggiormente incidono e possono incidere al fine di impedire o di attenuare fatti di reato che incrementano notevolmente il patrimonio di quelli che sono responsabili di tali fatti. Questa per Salatino è una nuova misura, perché già in precedenza lo stesso Salatino fu colpito da misura nel 2008, anche questa di sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno e anche in quel caso venne avanzata richiesta di sequestro di beni in questione ma fu poi rigettata in quanto si ritennero insufficienti  elementi indiziari non del tutto idonei a dimostrare la riconducibilità del bene a Salatino. E’ sulla base di nuovi elementi che si è proceduto al sequestro al fine dell’eventuale confisca. Gli elementi acquisiti sono soprattutto ambientali. L’immobile posto sotto sequestro è intestato alla cognata di Salatino che a quanto abbiamo potuto ritenere e, dello stesso avviso anche il Tribunale, l’immobile sia riconducibile all’attività illecita di Salatino e questo evince in maniere ancora chiara dalle numerose registrazioni in cui a parlare è lo stesso Salatino. Un altro elemento che si aggiunge sono le risultanze del servizio di localizzazione satellitare nella zona dove si trova l’immobile, infatti in quella zona l’auto di Salatino è stata localizza numerose volte, non solo abbiamo anche la certezza che la cognata Pascucci e il marito  non erano a conoscenza dell’immobile e non erano in possesso neanche delle chiavi.  Tenendo presente il valore dell’immobile, l’assoluta irrisorietà dei redditi dichiarati al Salatino e la certa responsabilità dello stesso, sono elementi che consentono non solo l’esistenza del requisito della pericolosità ma anche la riconducibilità del bene a Salatino".

Borelli: “Intercettazioni e localizzatori hanno dato esito positivo all’indagine”

“Innanzitutto un ringraziamento va alla Procura della Repubblica di Lamezia Terme nella persona del procuratore e nel sostituto procuratore Santo Melidona che ha avuto un ruolo fondamentale nella proposta che ha avanzato dietro nostra informativa la Procura al Tribunale per un sequestro di un bene che riteniamo di rilevante entità. Un ringraziamento va anche il personale del Commissariato perché ancora una volta ha dato prova della proprio efficienza ed efficacia della propria azione. C’è stata sincronia tra la sezione investigativa della giudiziaria e l’attività dell’ufficio misure di prevenzione. Con l’aiuto dei localizzatori sull’auto del figlio di Salatino abbiamo scoperto che si erano recati, padre e figlio, 116 volte in 90 giorni. Quando abbiamo eseguito la perquisizione nell’abitazione la cosa che si evince subito è stato il contegno della cognata di Salatino e del marito che hanno dichiarato di non conoscere nulla della casa non essendo neanche in possesso delle chiavi. In realtà in questa casa si recavano con frequenza Antonio Salatino e Pasquale Salatino. Come si evince l’abitazione era provento dell’illecita attività di Antonio Salatino. “Io volevo sottolineare - conclude il dirigente del commissariato Antonio Borelli – che è un’indagine che non ha solo una valore processuale ma priva il soggetto dei beni che ha costruito con le proprie attività illecite. Bisogna far capire a questa gente che loro accumulano ricchezze e noi gliele sequestriamo sicuramente gli facciamo un torto maggiore che non mandarli in carcere. Il carcere loro lo mettono in conto quando tu gli tocchi la casa, le mura gli togli tutto il loro investimento. Un messaggio lo voglio lanciare alla cittadinanza ed è quello che il crimine non rende".

B.Z.

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