Gioia Tauro, la Calabria. Laboratorio per un nuovo modello di sviluppo

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Lamezia Terme - *Il Governo  Italiano ha deciso che le armi chimiche di Assad passeranno per il Porto di Gioia Tauro   dove verranno effettuate  le operazioni di trasbordo dell’arsenale siriano dal cargo danese o norvegese all’americana Cape Ray. Il Governo Italiano ha scelto la Calabria, senza informare i calabresi. Le legittime proteste sono cronaca di queste ore.  La chiesa calabrese,  attraverso i suoi Vescovi ha dichiarato «è giunto il momento di riservare alla Calabria quella attenzione non più procrastinabile per i suoi annosi problemi. I calabresi non possono più sopportare che la gestione del quotidiano sia sempre e solo emergenziale».

Non è compito nostro, una associazione  cattolica quale è l’UCID,  entrare nelle questioni politiche o tecniche sulle quali è giusto che si esprimano con maggiore competenza le legittime istituzioni locali, nazionali e gli esperti, ma come cittadini di questo territorio e  come cristiani non possiamo tacere, siamo chiamati a partecipare ed essere solidali ad una causa “di giustizia sociale”: contribuire per prevenire scontri e fratture profonde a garanzia, tra l’altro,  del rispetto delle regole della democrazia.  Vogliamo offrire un contributo di riflessione alle discussioni in atto richiamando il fondamento del nostro vivere, la nostra Fede in Cristo, e con una lettura di questa situazione attraverso la  lente della Dottrina Sociale della Chiesa, testimoniando la capacità di un popolo di essere voce profetica quando si riconosce parte del popolo di Dio. Vorrei anch’io come Zaccheo, piccola di statura politico-sociale, salire sul sicomoro, per vedere che cosa Gesù ci sta dicendo (Lc 19,3).

Non dobbiamo confondere le proteste come la non disponibilità di un popolo, il popolo calabrese,  a partecipare al processo internazionale  a cui il Governo attraverso questa decisione ha voluto contribuire: il processo di pace in Siria. Ricorriamo alla lente rappresentata dalle parole della Evangelii Gaudium: “La pace «non si riduce ad un’assenza di guerra, frutto dell’equilibrio sempre precario delle forze. Essa si costruisce giorno per giorno, nel perseguimento di un ordine voluto da Dio, che comporta una giustizia più perfetta tra gli uomini». In definitiva, una pace che non sorga come frutto dello sviluppo integrale di tutti, non avrà nemmeno futuro e sarà sempre seme di nuovi conflitti e di varie forme di violenza. 219.

Non sono parole estrapolate a caso senza riferimento ad un contesto sono parole confrontabili con tutti i documenti del magistero sociale della Chiesa che indicano la via e le fondamenta per costruire la pace. La pace ed il riferimento alla Siria sono questioni che noi da tempo approfondiamo e sosteniamo nel nostro percorso ucidino, ricordiamo già il nostro invito alla preghiera con riferimento alle atrocità della guerra in Siria (1 agosto 2013)  (http://www.lametino.it/Cultura/nelida-ancora-ucid-qdalla-notizia-allimpegno-e-tempo-di-paceq.html  ) e non ultimo il nostro dibattito avviato da qualche settimana sul lametino sulla “economia di pace”(http://www.lametino.it/Cultura/la-speranza-del-futuro-economia-di-pace.html), in cui riprendendo il messaggio di Papa Francesco per la 47a Giornata Mondiale per la Pace, “Fraternità, fondamento e via per la pace”, indicavamo una  “rotta da seguire per “uscire” dalla confusione, fragilità istituzionale e comunitaria che ci accompagna da tempo, e non solo a livello locale, confusione e fragilità che attraversano da molto tempo il nostro Paese. Uscire per costruire insieme, in modo “responsabile”, un futuro di “speranza e fiducia”, con una unica meta:  lo sviluppo,  ricordando le parole di Paolo VI: “lo sviluppo è il nuovo nome della pace” (Populorum Progressio). Questa la voce profetica di un popolo quello calabrese, che in nome della propria storia e della propria identità, anche cristiana, non può accettare di essere considerato un ostacolo ad un processo di pace ma vuole partecipare vedendo riconosciuta la sua dignità di popolo.

La questione che emerge con forza è la particolare concezione della politica che si sta manifestando; una concezione secondo la quale il confronto e il dibattito è un inutile perditempo, le regole democratiche sono una liturgia vuota e inconcludente e il consenso elettorale è un criterio sufficiente a giustificare eticamente ogni decisione politica. Attenzione. Si sta affermando un agire politico sempre più autoritario, staccato dal popolo e dal bene comunitario. Il bene comune si raggiunge non attraverso la somma degli interessi singoli o di parte, ma con il contributo di tutti, della collettività. Sta avanzando inesorabilmente una concezione distorta, che vede i legami di solidarietà come un fardello che rallenta la corsa allo sviluppo. Di fronte a questa situazione la comunità cristiana non può restare silenziosa, deve comunicare il prezioso patrimonio che porta con sé, anche a costo di essere lei stessa a provocare tensioni nel tessuto sociale, intimidito e scoraggiato.

Forse Gesù potrebbe dirci, leggi con il cuore e procedi responsabilmente. Leggere con il cuore vuol dire che la comunità di Gioia Tauro il popolo calabrese tutto, amano la pace e forse più di altri, con generosità, sono  pronti ad offrire il loro contributo. Procedere responsabilmente vuol dire che lo stesso popolo ha coscienza che un processo di pace, come ha ricordato Papa Francesco, e' un lavoro artigianale ricco di cose ordinarie, quotidiane e tra queste la prima e' la stima, il rispetto di ogni popolo. Noi come cristiani offriamo la nostra collaborazione affinché la straordinarietà dell'evento, di questo evento,  segni un passo importante di un processo di pace in cui il contribuito straordinario del popolo calabrese venga riconosciuto facendo di questo territorio, la Calabria, un laboratorio per un nuovo modello di sviluppo per il Terzo Millennio.

 

*Nelida Ancora, Presidente Ucid Lamezia Terme

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