Papa Francesco, Gratteri, Morosini e la ‘ndrangheta

Scritto da  Pubblicato in Filippo Veltri

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In un’intervista a Beatrice Borromeno pubblicata oggi sul Fatto quotidiano, Nicola Gratteri ha affermato che papa Francesco “è un pericolo” per il malaffare organizzato: “il Pontefice vuole fare pulizia, ma questo non piace alla' ndrangheta. Chi si è nutrito del potere della Chiesa è nervoso. Sei boss potessero, gli farebbero lo sgambetto”. Autore insieme ad Antonio Nicaso del libro Acqua Santissima, il procuratore aggiunto di Reggio Calabria dice che intrecci malsani tra Chiesa e‘ndrangheta sono stati evidenti anche nel recente passato.

"Non solo – afferma Gratteri – perché l’88% di quelli in carcere si dichiara credente, molti pregano prima di uccidere ritenendosi nel giusto o per alcuni simboli religiosi che permangono nei covi: Faccio il magistrato da 26 anni e non trovo covo dove manchi un'immagine della Madonna di Polsi odi San Michele Arcangelo. Non c'è rito di affiliazione che non richiami la religione”. Ma, soprattutto, per atteggiamenti oggettivamente conniventi della chiesa nei confronti dei boss. “Però le cose stanno cambiando”, afferma Gratteri grazie ai segnali importanti lanciati da Francesco fin dalla sua elezione a Papa. La ‘ndrangheta finanziaria, quella che investe e ricicla danaro è innervosita, conclude Gratteri, dalle continue prese di posizione e dalla volontà di pulizia totale del Pontefice.

Ma a queste affermazioni di Gratteri chi proprio non c’è stato è il vescovo di Reggio Calabria, mons. Morosini: “nell'intervista a Il Fatto Quotidiano – scrive il vescovo - è andato al di là di ogni limite immaginabile: “'Ndrangheta e chiesa camminano per mano; il mafioso vero, che investe, che ricicla denaro, che dunque ha potere vero, è proprio quello che per anni si è nutrito delle connivenze con la Chiesa”. Tutto questo senza un benché minimo accenno all'azione positiva di lotta da parte di vescovi, sacerdoti e dell'intera comunità cristiana. L'aver liquidato, poi, tutta l'azione pastorale contro la 'ndrangheta da parte di monsignor Bregantini con quella riflessione riportata dall'intervista è veramente sconfortante. A sostegno di queste affermazioni gravissime lei non offre riferimenti a inchieste giudiziarie, processi in corso o condanne su partecipazioni di uomini di Chiesa a traffici illeciti, a omicidi, o ad altro crimine.Si ferma su indicazioni generiche: preti che vanno a prendere il caffè a casa dei mafiosi, o che ricevono contributi per restauri di chiese”.

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