Lamezia, Nicotera (Udc): “Neanche nel Medioevo chi imponeva tasse osava gioire"

Nicotera-Giancarlo-ok.jpgLamezia Terme – Pubblichiamo la nota del segretario cittadino dell’Udc, Giancarlo Nicotera, che interviene sulla vicenda dissesto e sulle polemiche nate pre e post sentenza. “Come Udc, sul dissesto abbiamo sempre tenuto un profilo serio, pacato ed istituzionale parlandone in tempi non sospetti, pubblicamente e sulla stampa anche attraverso i nostri consiglieri comunali e i nostri tecnici, chiedendo interventi immediati e concreti. – scrive il segretario dell’Udc - I nostri appelli sono rimasti, però, inascoltati e la situazione ha prodotto tutto ciò che è sotto i nostri occhi, compresa una paralisi amministrativa che dura oramai da tantissimo tempo. Un dato è chiaro: nessuno avrebbe potuto godere del dissesto, nessuno avrebbe voluto un dissesto che la Magistratura - e cioè un organo dello Stato e non un viandante passato per caso - aveva dichiarato. La cultura dei “gufi” appartiene esclusivamente ad una certa sinistra, sempre pronta a godere delle disgrazie altrui, siano esse legate a vicende giudiziarie (ove si applica un falso garantismo di parte), siano esse legate ad altri ambiti. Per questa sinistra l’importante è che il nemico cada, - aggiunge Nicotera - non importa se assieme a lui periranno tanti innocenti, l’importante è che il nemico venga travolto.

Per noi non è così e non è mai stato così. Noi non abbiamo (per nostra scelta) nemici; abbiamo, invece, avversari con cui confrontarci per il bene (quello vero) della città. “Parla male degli altri soprattutto chi si rende conto di non poter parlare bene di sé”. E’ un vecchio adagio popolare che ben raffigura tutti gli sproloqui e le grida di giubilo che si stanno levando da parte di tanti amici della sinistra in merito alle vicissitudini contabili e finanziarie del nostro Comune. Oggi, invero, sbigottiti assistiamo ad una scena tragicomica dove coloro che hanno portato la Città in miserevoli situazioni economico-finanziarie, inveiscono contro la minoranza che, come unica colpa, ha quella di non aver ceduto dinanzi ai canti delle sirene, ad accordi politichesi, a melliflue lusinghe o a promesse varie.  Invero, presi da una febbricitante ed inspiegabile gioia, buona parte degli amministratori cittadini gode pubblicamente nell’aver aumentato, a causa delle proprie incapacità, in maniera altissima le imposte e le tassazioni comunali. Neanche nel Medioevo chi imponeva le tasse ed i tributi ai poveracci o al popolo osava gioire, perché aveva la decenza o il buon senso di stare zitto.

A Lamezia non è così; neanche questo gesto di buon gusto è stato messo in atto. Al di là del dissesto, o meno, e delle imposizioni fiscali e tributarie comunali - salite comunque astronomicamente - la città è spossata. Si trova in queste condizioni perché tanti lustri di malgoverno da parte della sinistra hanno rappresentato il vero e proprio fallimento della politica. Tutto è allo stremo: commercio, edilizia e artigianato in primis. La nave, e cioè la città, è da tempo affondata; su una zattera sono riusciti a salire solo alcuni amministratori e non certo i cittadini che, invece, rischiano di finire affogati in fondo al mare a causa della zavorra piena dei debiti che dovranno pagare a seguito del malgoverno cittadino. Si è infine parlato di voti dati per senso di responsabilità, per senso delle istituzioni, per il bene della città. Il tempo è galantuomo.  A breve vedremo se ciò è stato solo frutto del gioco politichese “del dare e dell’avere” – scrive il segretario - e così qualcuno, magari, avrà incarichi nuovi e pure prestigiosi. Il tutto perfino celato dietro mielose parole quali “Patto di fine legislatura” o “Accordo alto a favore della Città”, che null’altro potrebbero rappresentare che un patto di poltrone e di prebende. Ovviamente tutto ciò non accadrà, ma se così fosse la città capirà ancora una volta tutto. Una cosa mi sento di chiederla ai novelli cantautori: - conclude Nicotera - abbiate rispetto dell’intelligenza dei nostri concittadini, fate un “mea culpa” e chiedete almeno “scusa”  per ciò che avete causato”.

 

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