Lamezia: Giornata Diocesana Giovani, arrivata Croce Gmg di Giovanni Paolo II

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Lamezia Terme – Si è svolta la Giornata Diocesana dei Giovani e la chiesa lametina ha accolto la Croce delle Giornate Mondiali della Gioventù consegnata da San Giovanni Paolo II ai giovani nel 1984 perché fosse portata nel mondo “come simbolo dell’amore di Gesù Cristo per l’umanità”.

La Croce è arrivata prima davanti la Chiesa di San Domenico, dove si è svolto poi un momento di preghiera presieduto dal Vescovo Mons. Luigi Cantafora e dal direttore del servizio diocesano di pastorale giovanile Don Fabio Stanizzo, ed è stata portata in Cattedrale dai giovani lametini, dove li ha accolti, per portare la sua testimonianza, Suor Carolina Iavazzo, collaboratrice del Beato Padre Pino Puglisi e attualmente impegnata nella Locride a servizio degli “ultimi”. Ad accompagnare i giovani lungo il tragitto anche il Vescovo della Diocesi lametina, Monsignor Luigi Cantafora.

“La croce non è più uno strumento di morte, ma è il nostro gioiello perché è la manifestazione più alta dell’amore di Dio per l’uomo” ha detto il Vescovo ai giovani invitandoli a “non trattenere per sé la vita, a non sciuparla, ma a consegnarla per amore a Dio e ai fratelli”.

Quella di Lamezia è stata la prima tappa in Italia della Croce delle Gmg, consegnata da Papa Francesco ai giovani polacchi la scorsa Domenica delle Palme, che sarà in tutte le diocesi del mondo in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù del 2016 a Cracovia.

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“Questo è un tempo in cui scegliere da che parte stare, di allontanarci dalla strada grigia che è la strada delle convenienze del momento, del compromesso, delle false forme di felicità che lasciano il vuoto dentro e di dimostrare con i fatti che stiamo dalla parte del Vangelo”. E’ uno dei passaggi centrali della testimonianza di Suor Carolina Iavazzo, collaboratrice del Beato Padre Pino Puglisi, intervenuta a Lamezia Terme in occasione della Giornata Diocesana dei Giovani.

“Padre Pino” – ha detto Suor Carolina ai giovani lametini – “non era né un prete antimafia né un prete eroe” ma “semplicemente un prete che viveva legato a Dio e, dalla preghiera e dai sacramenti, attingeva la forza per  mettersi a servizio degli altri”.

Una vita, quella di Suor Carolina, che l’ha vista prima a fianco del parroco di Brancaccio negli anni in cui Padre Puglisi diede vita al Centro “Padre Nostro”, per strappare alla mafia i giovani del quartiere palermitano. Poi, la scelta di restare in Sicilia per raccogliere l’eredità del sacerdote. Oggi nella Locride, dove Suor Carolina ha dato vita a un centro di accoglienza per dare la possibilità ai ragazzi di strada di “scegliere da che parte stare”, di riflettere su cosa fare della propria vita.

E “scegliere da che parte stare” è il messaggio che Suor Carolina consegna ai giovani lametini raccontando la storia di Don Pino: “in un quartiere come Brancaccio dove la mafia si respirava nell’aria” – ha raccontato la religiosa – “Padre Puglisi ha scelto di ripartire dai giovani, di strapparli alla mafia e prima ancora all’ignoranza, ha scelto di non farsi i fatti suoi perché chi appartiene al Vangelo non può farsi i fatti suoi”.

Più di uccidermi non possono farmi nulla”. Questa la frase che Suor Carolina si è sentita ripetere tante volte da Padre Pino dopo dure omelie in cui la voce profetica del sacerdote si scagliava contro coloro che uccidevano la speranza nascondendosi nel buio, contro “quelle bestie” che preferivano usare la pistola invece di dialogare. Padre Pino sapeva fino a che punto sarebbe arrivata la sua missione e, in questa consapevolezza illuminata dalla fede, quel “me l’aspettavo” di fronte al suo assassino che ha chiuso la sua esistenza terrena e gli ha aperto le porte del Cielo, ne ha fatto l’immagine di quel “chicco di grano che morendo produce molto frutto”.

“La mafia non teme slogan e manifestazioni, teme chi come Don Pino le fa concorrenza cercando di fare cultura, di aprire le menti delle nuove generazioni” ha detto ancora Suor Carolina invitando i giovani ad immaginare di avere davanti a loro tre strade, una strada del bene, una del male e una “strada grigia in cui camminano tutti coloro che si lasciano guidare dalle convenienze del momento, mentre oggi è tempo di scegliere, di scegliere non solo di non fare il male ma di fare il bene”.

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