Olivicoltori in protesta a Lamezia, corteo dei trattori attraversa la città: "La qualità va pagata al giusto prezzo" - VIDEO

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Lamezia Terme - Monta la protesta degli olivicoltori calabresi, in rivolta per l’abbassamento del costo dell’olio giunto ai minimi storici, in contemporanea con le piazze romane, nelle quali è in programma un Tavolo Verde olivicolo nazionale per discutere di queste problematiche. Sono venuti da tutta la Calabria, produttori e dipendenti agricoli. Questa mattina si sono dati appuntamento presso lo stadio Carlei, in via del Progresso per sfilare con circa duecento trattori per le vie della città, fino a raggiungere Sant’Eufemia Lamezia, dove in piazza Italia era stato organizzato un sit-in.

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La manifestazione, energica, ma pacifica è stata promossa da Agrinsieme Calabria, alla quale hanno partecipato le organizzazioni di produttori olivicoli calabresi. A portare solidarietà alla piazza, anche diversi sindaci della regione, tra cui il neo eletto sindaco di Lamezia Mascaro, nonostante, abbiano ribadito gli organizzatori, “la protesta sia nata sotto nessun colore politico, né istituzionale, né sidacale”. “L’agricoltura calabrese non conosce colori politici - ha affermato Damiano Sorace, presidente Copagri Calabria - per questo tutti gli attori principali della Regione Calabria, a partire dall’organizzazione dei produttori, devono portare avanti questa battaglia. Siamo qui, perché la situazione è diventata ormai insostenibile: non è possibile che l’olio extravergine venga venduto a 2,80€ al litro, non è possibile che la nostra qualità sia svenduta al primo offerente e speculatore di turno". E, ha promesso: "Se non riusciremo ad ottenere i risultati sperati, questa sarà solo la prima di tante altre manifestazioni. Dobbiamo cercare di stare sempre uniti perché solo con l’aggregazione si raggiungono gli obiettivi. Siamo la seconda regione in Italia produttrice di olio d’oliva e non possiamo permettere che il nostro olio venga commercializzato dalle regioni del nord che si appropriano della nostra qualità sulla nostra pelle.”

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Tanti gli slogan e gli striscioni che campeggiavano in una piazza gremita di gente: “la qualità va pagata al giusto prezzo”, hanno urlato a gran voce i manifestanti; e poi ancora “spremiamo le olive non i produttori!”.  Sono stati tanti gli imprenditori agricoli presenti, hanno lamentato il totale abbandono da parte delle istituzioni e una mancanza di una legge che tuteli i prodotti nazionali di eccellenza sottoposti alle regole altalenanti del mercato Europeo.  Maurizio Rudi, ad esempio, piccolo imprenditore agricolo, questa mattina è partito all’alba da Santa Caterina dello Ionio; la sua azienda produce olio biologico certificato e vorrebbe tanto che i suoi figli proseguissero la sua attività, ma, ha detto rammaricato, "in queste condizioni diventa difficile, dovranno fare altro. Il prezzo di vendita ai grossisti mi basta a malapena per coprire i costi delle certificazioni. Siamo abbandonati dalle istituzioni che non ci supportano né praticamente, perché abbiamo un ritardo di innovazione importante e costi di produzione molto altri, nè economicamente: sto aspettando ancora gli aiuti per i danni alluvionali di cinque anni fa, nonostante abbia anticipato i soldi per tutte le perizie del caso.”

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“Abbiamo bisogno che il governo nazionale intervenga immediatamente a mettere ordine a questa situazione - ha detto il presidente CIA Calabria Nicodemo Podella - che prenda provvedimenti per tutelare il Made in Italy che, nel mondo è sinonimo di qualità, e oggi viene minacciato da chi importa i prodotti extra UE. Il nostro extravergine d’oliva è un prodotto integro, non un’essenza, e come tale va usato. Non certo per camuffare prodotti a basso costo e avere il permesso di inserire la dicitura in etichetta.” L’appello è stato rivolto prima di tutto al ministro delle politiche agricole Teresa Bellanova, poi agli enti regionali, infine direttamente ai consumatori che rappresentano l’anello più importante e più vulnerabile della catena perché meno informato sui prodotti che va ad acquistare.

“Il 40% del Pil calabrese deriva dall’agricolaura, 100mila aziende - ha spiegato Gennaro Raso, presidente AGCI Calabria - di questo il 50% è reddito olivicolo, non possiamo permetterci che la Calabria rinunci al settore olivicolo, questo significherebbe fare morire l’intera regione. Sul mercato è presente l’olio comunitario che dobbiamo imparare ad accettare, ma anche a distinguere. L’olio che troviamo presso la grande distribuzione arriva a costare anche 2,80€, e non possiamo dire che si tratti di prodotto civetta che deve avere una permanenza limitata sul mercato, questo prodotto lo troviamo sugli scaffali perennemente con la dicitura “olio extravergine d’oliva”. Ma noi sappiamo benissimo che già il costo dell’etichetta, della bottiglia e del confezionamento supera i due euro, cosa ci può essere in queste bottiglie? Nelle bottiglie di olio a questo prezzo non c’è certamente olio italiano: c’è olio extracomunitario e un blend di olio comunitario. Il consumatore questo deve saperlo.” Ha poi proposto la costituzione di un Tavolo Verde regionale permanente per confrontarsi e prevenire problematiche di questo tipo ed evitare il precipizio. Se il settore va in grave crisi, si prevede, infatti, la perdita di circa duecento mila posti di lavoro. Su questo argomento è intervenuto il presidente di Confagricoltura Calabria Alberto Statti : “Chiediamo rispetto per tutti gli operatori di questo settore. Il 15% dell’occupazione regionale deriva da questo settore. L’olio extravergine d’oliva calabrese viene prodotto con tanti sforzi, tanti sacrifici ed impiego di tanta manodopera. Richiediamo con forza rispetto per il lavoro che viene portato avanti con grande dignità dagli olivicoltori calabresi: veniamo fuori da un anno di crisi, quest’anno oltre che la crisi dei prezzi c’è anche la totale assenza di domanda”.

Dora Coscarelli

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