Gesù difensore dei poveri. Per questo fu ucciso

Scritto da  Pubblicato in Francesco Bevilacqua

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francesco-bevilacqua-foto-blog-nuova_80da1_19973_ea258_59f1c_e96f0_cec4f_df014_db513_eb6b5_f8fb1_2c83a_da5cd_ac61d-1_c49d8_8a9fc_0ddc4_dbb45_3e055_c8aac_3902e_9b8e8_82be7_7dcc5_55d19_1497a_40b91_feee3_9e95e_59ada_e1ecc_4_27721.jpgC’è un “delitto”, nella storia dell’Umanità, di cui, una volta tanto, la dinamica è chiara, scandagliata fin nei suoi minimi particolari da due millenni di studi, ipotesi, commenti, rappresentazioni. Parlo dell’uccisione di Gesù (“la passione”), che celebriamo in questa settimana che culminerà con la Pasqua (la resurrezione di Gesù stesso). Se, però, non vi sono dubbi sugli esecutori materiali ed i mandanti della crocefissione, più incerto rimane il movente. Mi scuseranno i teologi e gli esegeti delle Sacre Scritture, se mi avventuro su un terreno così infido con una terminologia giudiziaria e cronachistica che può sembrare inappropriata. Alla fine, comunque, si comprenderà il mio intendimento.

Lasciamo da parte gli aspetti teologici della vicenda e atteniamoci ai fatti, quelli narrati nei Vangeli sinottici. Emerge, innanzitutto, che gli esecutori materiali furono i romani, coloro cioè, che, in chiave paleo-imperialista, avevano conquistato gran parte dell’Europa e del bacino del Mediterraneo e presidiavano Gerusalemme con il governatore Ponzio Pilato. La condanna a morte di Gesù venne decisa dal popolo locale su esplicita domanda del governatore se fosse da graziare lui o Barabba. Il popolo, come è noto, salvò Barabba. Allo stesso modo, sappiamo con certezza che il mandante fu il Sinedrio di Gerusalemme, il sommo consesso sacerdotale che fungeva anche da “gran consiglio” per l’emanazione delle leggi e l’amministrazione della giustizia. Resta, invece, da riflettere sul movente, o meglio, sulla motivazione della condanna.

Apparentemente, le autorità ebraiche incolparono Gesù di sedizione, di essersi proclamato re dei Giudei, di blasfemia (aver commesso sacrilegio). Ma la sua vera colpa fu un’altra, molto più concreta. A renderlo inviso ai potenti fu il suo attivismo nel campo della difesa dei poveri, degli ultimi, dei reietti, categorie che in società classiste come quelle dell’epoca non godevano di alcun diritto. Nei Vangeli, più volte Gesù pronuncia questa esortazione: “ama il prossimo tuo come te tesso”. Egli lo definisce “suo” comandamento e comandamento “nuovo” (visto che fra i dieci comandamenti del Vecchio Testamento, un precetto simile non c’è). Nella nozione di prossimo rientrano tutti, proprio tutti, anche coloro che, secondo la morale comune, meriterebbero biasimo o condanna: ricordiamo i vari episodi in cui Gesù, contro ogni convenzione, è caritatevole con peccatori. Nello stesso tempo, al centro di tutto l’insegnamento di Gesù vi sono i poveri. Lo ha ribadito anche Papa Francesco in occasione dell’omelia della IV giornata mondiale dei poveri: “I poveri sono al centro del Vangelo; il Vangelo non si capisce senza i poveri”, ha detto il Papa. Uno degli insegnamenti più importanti di Gesù è: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi” (Matteo 19:21). Va da sé che in una società come quella ebraica del tempo, un “rabi” (maestro) come Gesù, che volesse diffondere l’emancipazione dei poveri, dei diseredati, degli ultimi e predicasse l’amore verso il prossimo non poteva essere lasciato libero di agire, perché avrebbe potuto produrre una rivoluzione sociale con conseguenze gravi per le classi dominanti. E il Sinedrio era espressione del clero e dell’aristocrazia, quindi il cane da guardia delle classi dominanti. Pensate se Gesù tornasse sulla Terra e ripetesse, tal quali, quegli insegnamenti ai contemporanei, esortando Bezos, Arnault, Gates, Musk, Soros e compagnia a donare tutti i loro averi ai poveri, e i governi ad occuparsi solo dei diseredati, espropriando, magari le immense ricchezze dei grandi fondi di investimento e delle multinazionali. È altamente probabile che riceverebbe un trattamento identico alla volta precedente, magari sbattuto in una prigione USA con l’accusa di spionaggio e cospirazione, come Assange.

Gesù fu il difensore di una categoria, i poveri, che non ebbe mai più nella storia dei protettori. Ad eccezione, forse, di pochi religiosi illuminati, come Francesco d’Assisi, di qualche materialista e collettivista come Karl Marx o di qualche anarco-pacifista come Leone Tolstoj, ed oggi di un Papa come Bergoglio e della parte più illuminata della Chiesa. Gesù, forse, morì sulla Croce perché questo era il disegno divino, ma, la sua vera colpa fu che voleva convincere i potenti dell’epoca, gli aristocratici, i farisei, i sadducei, i pubblicani, i sacerdoti, di un paradosso inconcepibile, allora come ora, ossia che “è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno dei cieli” (Matteo 19:24).

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