Il Global Compact dell’Onu sull’emigrazione a Marrakesh. L’Italia non parteciperà

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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pino_gulla_a17ca_0901f.jpgImportante appuntamento internazionale il 10 e l’11 dicembre a Marrakesh, in Marocco. I rappresentanti dei Paesi del mondo andranno a firmare Il Global Compact for migration, il documento adottato il 19 settembre 2016 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a favore di migranti e rifugiati. Sono previste assenze. Tanti   avevano promesso l’adesione, ma hanno cambiato idea; hanno deciso di non sottoscriverlo oppure esprimono perplessità sulle linee guida. Ecco un primo elenco di Paesi intenzionati a sfilarsi: gli Usa, la Polonia, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, l’Ungheria; ultimamente si sono accodati l’Austria, la Bulgaria, la Svizzera, Israele. Tra quelli che non aderiscono anche l’Italia. Salvini ha dichiarato che il nostro Paese non parteciperà. Ha messo così in difficoltà il presidente del Consiglio Conte e il ministro degli Esteri Moavero; sono stati costretti a fare un passo indietro. Quasi spiazzati. Qualche tempo fa avevano detto che avrebbero sottoscritto l’accordo. Dopo le dichiarazioni del ministro dell’Interno hanno ritenuto opportuno rimettersi alle decisioni del Parlamento. L’auspicio è che non ci siano altri che non si presenteranno. Ancora meglio se i Paesi refrattari dovessero ritornare sui loro passi. Il Global Compact affronta la problematica migratoria da un punto di vista globale dando degli orientamenti sulla regolamentazione delle migrazioni e dell’accoglienza.

 Val la pena riportare sinteticamente le linee guida della Dichiarazione di New York per un approccio comprensivo del fenomeno migratorio: Proteggere la sicurezza, la dignità, i diritti umani e le libertà di tutti i migranti; supportare i Paesi nel salvataggio, ricezione ed accoglienza di rifugiati e migranti; integrare i migranti attraverso l’assistenza umanitaria e programmi di sviluppo (per l’Italia vedi Sprar); combattere xenofobia, razzismo e discriminazione verso i migranti; sviluppare principi e linee guida sul trattamento dei migranti in condizione di vulnerabilità; rafforzare la governance globale sulla migrazione con l’entrata dell’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni con più di 65 anni di esperienza) all’interno dell’Onu e con lo sviluppo del Global Compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare (Global Compact for safe, ordely and regular migration – GCM).

Gli orientamenti principali del Global CompactStabilire principi, impegni e intese tra gli Stati Membri in materia di migrazione internazionale; Offrire un importante contributo alla governance globale dei fenomeni migratori; Presentare politiche condivise; Affrontare in maniera congiunta le molteplici dimensioni della migrazione internazionale.

Per realizzare concretamente quello che è stato elencato, i rappresentanti dell’ONU e degli altri organismi preposti vorrebbero orientare l’incontro verso una logica inclusiva e in tal senso l’OIM assumerà un ruolo importante coinvolgendo le stesse Nazioni Unite, governi, società civili, università, enti di ricerca al fine di concretizzare politiche pragmatiche. Il soggetto protagonista è la comunità internazionale considerato che in massima parte siamo stati e siamo migranti: da Sud a Nord, da Nord a Nord, dalle campagne alle città, dalle periferie al centro nelle grandi città; per ciò che concerne noi Italiani, a tutte le latitudini della nostra Penisola ieri e oggi; dall’Italia in Europa e nei Paesi extraeuropei, ieri e oggi; in particolare oggi, rispetto al passato, con la nostra “meglio gioventù” che cerca accoglienza nelle migliori università straniere o in centri di ricerca internazionali. Lo stesso nelle diverse regioni del mondo. La maggioranza dei nonni, genitori, figli ha fatto e sta facendo tutto questo. Ci sono 250 milioni di migranti nel mondo. Oggi, nel Terzo Millennio. Tale mobilità italiana, europea e mondiale ci dovrebbe far capire quella extracomunitaria. Ma ciò non accade per alcuni generando episodi di razzismo e xenofobia, non solo in Italia, ma anche in diversi Paesi d’Europa e nel mondo. Nel 2016 tutti i 193 membri dell’Onu avevano adottato “la Dichiarazione di New York in cui si afferma che nessun Paese può gestire il fenomeno [della migrazione] da solo”. Oggi il rifiuto di alcuni Stati a firmare Il Global Compact rivela patologie sovraniste in un contesto globale e limitate consapevolezze di natura geografica, storica, sociale e politica. Nelle Americhe, in origine gli autoctoni erano le civiltà precolombiane a loro volta immigrate; provenienti dall’Asia, avevano attraversato lo stretto di Bering o la Beringia, in tempi remoti un istmo che collegava l’Alaska alla Siberia. Secondo il rapporto Onu del 2017, 165 milioni di persone sono stati accolti dai Paesi ricchi.  Il rapporto immigrazione 2017-18 pubblicato quest’anno dalla CEI e dalla Fondazione Migrantes ci dice: i cittadini stranieri residenti in Europa sono 38,6 milioni, in Italia 5 milioni 144 mila; le scuole italiane sono frequentate da 826 mila alunni stranieri; sono stati celebrati 25 mila e 600 matrimoni; sono nate quasi 68 mila creature da genitori stranieri; al 31 dicembre 2017 146 mila e seicento persone hanno ottenuto la cittadinanza italiana. Nonostante il trumpismo, il sovranismo e il decreto sicurezza ci stiamo avviando verso una società multietnica. Si spera che il summit di Marrakesh dia un ulteriore impulso in tale direzione.

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