Calabria: Rosy Canale dal palco agli arresti domiciliari

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Lamezia Terme - Qualche ora dopo il debutto al Teatro Morelli di Cosenza dello spettacolo “Malaluna. Storie di ordinaria resistenza nella terra di nessuno”, Rosy Canale autrice e protagonista dello spettacolo, è stata raggiunta da un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari. Il provvedimento è stato eseguito dai militari di Reggio Calabria su disposizione della Dda e rientra nell’operazione odierna, denominata “Inganno”. Rosy Canale, 41 anni, considerata un’icona dell’antimafia reggina, coordinatrice del "Movimento delle donne di San Luca", si sarebbe impossessata del denaro devoluto all’associazione per fini strettamente privati. La Canale, infatti, non è accusata di reati mafiosi, ma di peculato e truffa. I finanziamenti destinati a finalità sociali per iniziative a favore delle donne di San Luca, ammonterebbero a circa 100 mila euro ma si pensa siano anche più consistenti.

È dal 2004 che si è fatta notare come esponente dell’antimafia ribellandosi alla criminalità organizzata. Rosy Canale gestiva il Malaluna, discoteca e ristorante quando, dopo un anno di minacce, subisce un violento pestaggio per aver impedito di spacciare droga nel suo locale. Salvatasi, sfugge alla ‘ndrangheta rifugiandosi prima a Roma e poi a New York per ritornate in Calabria e lottare contro la ‘ndrangheta. Inizia la sua battaglia come rappresentante del Movimento delle Donne di San Luca per aiutare circa 400 donne iscritte all’associazione nel trovare lavoro e per vivere liberamente in una terra ad altissima penetrazione mafiosa dove le donne hanno un destino segnato. Porta avanti la sua lotta nei Teatri con uno spettacolo che racconta storie di vita in una terra inquinata dalla criminalità. La Canale ha anche ricevuto recentemente in Campidoglio il Premio Borsellino per la cultura della legalità per la sua testimonianza civile nei teatri d'Italia, invitando apertamente Papa Francesco a venire a conoscere la periferia di questa Italia: San Luca, paese simbolo della malavita calabrese.

Ha scritto e interpretato uno spettacolo teatrale in chiave antimafia, ''Malaluna, storie di ordinaria resistenza nella terra di nessuno'', con musiche di Franco Battiato, Rosy Canale, arrestata dai carabinieri con l'accusa di truffa aggravata e peculato nell'ambito dell'operazione "Inganno". Nei giorni scorsi Canale aveva ricevuto a Roma - con la motivazione ''per la cultura della legalità e per la sua testimonianza civile nei teatri d'Italia'' - il premio "Paolo Borsellino" e in quell'occasione aveva invitato Papa Francesco a recarsi a San Luca. L'immagine antimafia di Rosy Canale, nata a Reggio Calabria, imprenditrice, emerse alcuni anni fa quando l'imprenditrice si ribellò alla 'ndrangheta a cui impedì, secondo quanto emerse da un'indagine, di spacciare droga nel suo pub-discoteca. Nel 2007, dopo la strage di Duisburg, si trasferì per un periodo in Aspromonte dove fondò il "Movimento delle donne di San Luca", associazione che aveva tra le sue finalità quella di lavorare per i bambini del paese con la creazione di una ludoteca che però non è mai entrata in funzione. Un progetto che poi non andò avanti. Canale ha anche pubblicato un libro "La mia 'ndrangheta", pubblicato dalle Edizioni Paoline. "Malaluna", tra l'altro, sarebbe dovuto andare in scena stasera a Corigliano Calabro mentre domani era in programma la trasferta ad Enna.

REAZIONI

Gratteri (Dda): "Attenzione ai paladini antimafia"
 
"Da anni dico che bisogna prestare molta attenzione a chi si erge paladino della lotta alla 'ndrangheta senza avere una storia". Lo ha detto il Procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, incontrando i giornalisti in merito all'operazione "Inganno" che ha portato all'arresto, tra gli altri, di Rosy Canale, fondatrice dell'associazione antimafia "Movimento della donne di San Luca". "Gente che lucra danaro pubblico - ha aggiunto Gratteri - per mestiere, eticamente riprovevole, a fronte dello straordinario sacrifico di sangue versato da tanti autentici testimoni di impegno civile che in questa lotta hanno perso la vita. A San Luca si sono illuse tantissime donne, molte colpite da gravissimi lutti e terribili vicende, che non hanno visto neppure un euro. Si sono spesi i soldi pubblici del Ministero della Gioventù, del Consiglio regionale della Calabria, della Prefettura, della Fondazione 'Enel cuore', utilizzati, in realtà, per comprare una Smart o una nuova Cinquecento'. "E' con molta sofferenza - ha detto, da parte sua, il Procuratore della Repubblica, Federico Cafiero de Raho - rinvenire simili situazioni che inquinano l'immagine di quanti si muovono onestamente sul fronte dell'associazionismo contro la 'ndrangheta in Calabria e di chi dedica parte della propria esistenza alle ragioni della legalità. A fronte, però, di questo esempio negativo, ce ne sono fortunatamente tanti altri luminosi. È necessario, comunque, fare di più, altrimenti miglioramenti non ne vedremo". "A San Luca - è stato detto nel corso della conferenza stampa, cui hanno preso parte il comandante provinciale dei carabinieri, col. Lorenzo Falferi, ed il comandante del Reparto operativo, ten. col. Gianluca Valerio - si era ormai raggiunto un equilibrio per la suddivisione degli appalti del Comune. Alle cosche della 'maggiore', i Nirta 'scalzone', i Pelle 'gambazza', e i Romeo 'staccu', andavano i lavori di maggiore importo, mentre ai rappresentanti dell'ala 'minore', toccavano quelli di minore importo". "Non inganni - ha detto Gratteri - la consistenza degli importi poiché in una realtà come San Luca, quello che conta è dimostrare di avere potere e di fare parte del 'tavolino' dove la cattiva politica e i capobastone decidono persino del respiro delle persone".

 

Musella (Riferimenti): "Ma quale impegno antimafia Canale?"
 
"Ma quale impegno antimafia di Rosy Canale, definita anche lei, come altre ultime arrivate, persona impegnata nella lotta contro la 'ndrangheta? I media s'inventano favole e le giurie hanno anche l'ardire di elargire a questa gente riconoscimenti, come il Premio Borsellino, non per la loro storia ma per recite da palcoscenico! Ci siamo proprio stufati". Lo afferma, in una dichiarazione, Adriana Musella, responsabile del coordinamento nazionale antimafia Riferimenti. "E' ora di finirla - aggiunge - con i falsi miti e i facili entusiasmi. Qui c'è gente che rischia la vita ed è lasciata sola. Questi 'granchi' fanno male all'antimafia vera, quella di chi si spende, quella che ha un credo, quella che odora di sangue e di morte. I media dai facili entusiasmi, prima di usare l'appellativo 'antimafia', dovrebbero fare molta attenzione perché offendono la memoria dei nostri morti, di quanti hanno sacrificato la loro vita e di coloro che vivono sotto minacce continue per avere fatto il loro dovere". "Da parte nostra - dice ancora Adriana Musella - nessuna meraviglia per questo genere di arresti. Ma qualcuno si è mai chiesto chi fossero le donne 'in rosa' di San Luca con cui la signora Canale aveva fondato un'associazione? Esprimiamo il nostro sdegno per chi esercita l'antimafia di mestiere, ma molto di più per coloro che troppo facilmente attribuiscono patentini e premi antimafia senza tener conto della realtà". "Alla luce di quanto è accaduto - conclude - proponiamo l' abolizione di tutti i riconoscimenti attribuiti per l'impegno antimafia, a partire dal nostro, la 'Gerbera gialla', giudicando questo un dovere di ciascuno e non un merito".

 

 

 

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