Lamezia Terme – Sta indagando la procura di Cosenza sul tragico incidente sul lavoro, avvenuta giovedì scorso sull’autostrada A2, e che è costata la vita dell’operaio lametino Salvatore Cugnetto, 55 anni.
I magistrati di Cosenza hanno aperto un fascicolo di indagine per omicidio colposo, disposto il sequestro del cantiere in cui avvenuto il decesso e l’autopsia sul corpo dell’uomo. I funerali sono, infatti, attesi nella prossima settimana quando la salma sarà restituita ai familiari.
Cugnetto era originario di Lamezia, dove viveva con la madre, ed è l’ottava vittima sul lavoro avvenuta da inizio anno in Calabria, la terza a Lamezia dopo i due operai morti nell’area industriale: Roberto Falbo deceduto a marzo e Francesco Stella a inizio gennaio. Cugnetto ha perso la vita, in un cantiere sull’autostrada tra Rogliano e Cosenza, dove lavorava come operaio specializzato per ristrutturare uno dei viadotti in Calabria su cui poggia l'A2. Stava usando una lancia ad acqua ad alta pressione che serve per demolire le strutture in calcestruzzo. Qualcosa è andato storto e il getto lo ha colpito. Ha fatto appena in tempo a fare un cenno a un collega, poi è caduto a terra. Ancora poco chiara la dinamica ed è su questo che stanno lavorando i magistrati di Cosenza, con la collaborazione manifestata subito dopo la tragedia dall’Anas e dall’azienda appaltatrice dei lavori.
Confial: "Fare luce su responsabilità"
"Lavorare non puo' significare morire. L'ennesima tragedia sul lavoro consumatasi su un cantiere dell'autostrada del Mediterraneo A2 in Calabria, dove un operaio ha perso la vita, rappresenta l'ennesimo schiaffo alla dignita' del lavoro e alla coscienza civile del nostro Paese. Non possiamo limitarci al cordoglio, seppur doveroso. Ogni morte sul lavoro e' un fallimento collettivo: delle istituzioni, del sistema di prevenzione, della responsabilita' sociale delle imprese. E' un tradimento del patto costituzionale che fonda la Repubblica proprio sul lavoro". Lo scrive, in una nota, il sindacato autonomo Confial. "In questo caso, - si legge - non si puo' non evidenziare la presenza di un committente di rilevanza nazionale come Anas, che ha il dovere non solo morale ma anche giuridico di vigilare, controllare e assumersi ogni eventuale responsabilita' in solido, laddove venga accertata, nei confronti dell'impresa appaltatrice o subappaltatrice. Non e' accettabile che i colossi restino estranei e impuniti mentre le responsabilita' - quando accertate - ricadono solo sugli anelli piu' deboli della catena, spesso imprese sottoposte a contratti al massimo ribasso, in condizioni operative e organizzative precarie". La Confial nazionale, prosegue la nota, "chiede con forza che si faccia piena luce sulle dinamiche dell'accaduto e si avvii una verifica puntuale delle condizioni di sicurezza, delle modalita' contrattuali tra committente e appaltatori, e della tracciabilita' degli obblighi in materia di salute e sicurezza. Ogni lavoratore che perde la vita mentre guadagna il pane per se' e per la sua famiglia ci obbliga a interrogarci e ad agire. E finche' continueranno a morire lavoratori nei cantieri, nei campi, nei capannoni, nei trasporti, il nostro sistema sara' ingiusto e inaccettabile. Il lavoro deve essere strumento di vita, non causa di morte. E chi commissiona - e' la conclusione - i lavori non puo' sottrarsi alle proprie responsabilita'".
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