D’Acri: Riforma costituzionale, voterò sì ma non c’è confronto costruttivo

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Catanzaro – “L’Italia è un Paese che ha bisogno di riforme radicali e profonde che innovino il sistema economico-produttivo, aggiornino e rendano più funzionale la sua organizzazione burocratico-amministrativa, conferiscano modernità ad un sistema istituzionale ingessato da decenni e spesso inefficace ed inefficiente a causa anche delle inutili sovrapposizioni di ruoli, funzioni e competenze.    Sin qui tutto pacifico, non c’è nessuno che non sia d’accordo; va da sé che differenze, distinguo e polemiche, nascano quando si passa in rassegna il come cambiare, quali elementi modificare e che profilo istituzionale costruire”. Ad affermarlo è il consigliere regionale Mauro D’Acri che interviene sulla riforma costituzionale.

“Tuttavia, - scrive - al netto degli eccessi verbali e di una qualche tendenza populistica, che ci si divida sulle proposte di riforma è anch’essa circostanza pacifica e, direi, democraticamente inevitabile se non imposta; ciò che fa specie però non sono tanto le inevitabili divisioni quanto le ragioni per le quali esse si manifestano. Chi come il sottoscritto partecipa da consigliere regionale ad una esperienza politica ed amministrativa ma lo fa a tempo e senza alcuna pretesa di carriera o appartenenza osserva con distacco, ma anche con preoccupazione, tutto il dibattito che sta animando i mesi che ci separano dall’appuntamento referendario con il quale gli italiani potranno dire Si o No ad una precisa riforma costituzionale. Le ragioni “costituzionali” tanto del Si quanto del No – sottolinea - hanno uguale dignità e sarebbe interessante, per i politici e soprattutto per i cittadini, confrontarle nella consapevolezza di essere, con la propria posizione e con il proprio voto, partecipi di un processo di riforma atteso da ormai tre decenni almeno”.

“Tutto ciò – precisa  accadrebbe in un Paese normale, in Italia invece sembra si sia affezionati ad una specificità non necessariamente positiva. Per stare al punto della riforma sottoposta a referendum, ci si confronta per caso sul merito? Nemmeno per sogno. L’unico argomento decisivo e divisivo sembra essere invece quello riferito alle conseguenze, per intenderci non quelle costituzionali ed  istituzionali ma solo politiche; se vince il No ad essere colpito è Renzi ed il Pd, se vince il Si accade l’opposto”.

“Una specie di partita di pallone, - prosegue - con vincitori, vinti e tifo da stadio; peccato che in ballo non ci sia un pallone che rotola ma un Paese che lentamente decade e la necessità di trasformare in realtà quelle riforme di cui tutti, sempre ed ossessivamente parlano. Sarebbe dunque il caso che tutti, a sostegno del Si o a favore del No, ci si impegnasse in un confronto anche aspro ma unicamente orientato dal merito della riforma, dalla sua natura e dai suoi effetti”.

“Buttarla sempre in politica – precisa - con l’occhio rivolto alle elezioni è il sintomo più forte, e più deludente, di un Paese  non più non solo all’altezza delle sua storia ma anche incapace di costruire una speranza di futuro; personalmente, dunque, mi auguro che nelle prossime settimane il dibattito sul referendum sia orientato da discussioni mature e da approcci segnati dal merito. Personalmente voterò si e lo farò con la convinzione di una riforma che, come tutte le cose, poteva certo essere migliore ma, in ogni caso e con tutti i distinguo, è, ad oggi, la migliore possibile”.

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