Falso allarme bomba su aereo, scatta l’Operazione Scramble

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Lamezia Terme -  Si tratta di un 31enne con diversi precedenti penali e di una 28enne, incensurata e convivente di un noto esponente di una famiglia ‘ndranghetista calabrese, le due persone indagate per la telefonata anonima che segnalava una bomba a bordo dell'aereo della Ryanair, partito il 4 settembre scorso dall'aeroporto di Lamezia Terme e diretto a Orio al Serio.

I due, T.A. (classe 83) e M.R.M (classe 86), entrambi residenti nella provincia di Brescia, sono stati denunciati per il reato di procurato allarme. Dopo la telefonata anonima che annunciava la presenza di una bomba sull'aereo, gli agenti della polizia di frontiera dell'aeroporto di Lamezia Terme hanno concentrato la loro attenzione sull'utenza cellulare usata per il falso allarme bomba. Secondo quanto è emerso dalle indagini, la scheda telefonica era stata acquistata 20 giorni prima presso un esercizio commerciale in provincia di Brescia insieme ad altre due schede. Queste ultime, secondo quanto accertato dagli investigatori, sono state utilizzate solo per pochi giorni e con una sono state contattate solo 4 utenze, tra cui il centralino dell'aeroporto di Lamezia Terme, mentre le altre tre erano intestate a soggetti con diversi precedenti. Sui documenti di acquisto delle schede telefoniche, inoltre, ci sarebbero firme diverse, pur riportando sempre il nome del cittadino pakistano. Le modalità di acquisto delle schede e l'utilizzo che ne è stato fatto hanno fatto dedurre agli inquirenti che non si trattava del solito sprovveduto.Su delega del sostituto Procuratore Santo Melidona della Procura lametina, gli uomini del Vice Questore Ferruccio Martucci della Polaria, dopo aver identificato i tre intestatari delle telefonate partite dalla predetta utenza, residenti in Toscana e nel Lazio, alcuni senza fissa dimora, sono riusciti ad acquisire degli elementi utili all’identificazione del soggetto che aveva in uso la scheda telefonica. Si è riusciti, quindi, ad appurare che risiedeva in provincia di Brescia, nella stessa località in cui era stata localizzata l’utenza da cui erano partite le telefonate, tra cui anche quella effettuata sul centralino dell’aeroporto di Lamezia Terme.

Successivamente sono stati identificati un uomo e la sua convivente, che ora sono indagati. Dopo la telefonata anonima fatta all'aeroporto di Lamezia Terme i due si sono disfatti delle schede sim e del telefono cellulare e questo particolare fa ritenere che i due hanno piena conoscenza delle tecniche investigative che possono condurre all'identificazione dei titolari delle utenze cellulari.

I due indagati, inoltre, hanno fornito una spiegazione che gli inquirenti hanno ritenuto “assurda”: avrebbero spiegato, infatti, che il loro voleva solo essere uno scherzo ad un amico sul volo proveniente da Lamezia. Gli inquirenti ritengono che la vicenda “abbia dei contorni strani che vanno chiariti”. Tutta l’Operazione della Polaria, coordinata dalla Procura della Repubblica lametina, è stata chiamata “Scramble”, così come viene definito in gergo la procedura di allerta, che ha determinato l’attivazione del sistema di Difesa Aerea, con il decollo immediato (in gergo tecnico “scramble”) di due caccia intercettori “Eurofighter” dell’Aeronautica Militare appartenenti al 4° Stormo di Grosseto, che hanno raggiunto il volo della Ryanair scortandolo poi fino all’atterraggio, in sicurezza,  presso l’aeroporto di Orio al Serio.  

La missione, lanciata dal CAOC (Combined Air Operation Center) NATO di Torrejon, è stata poi gestita sotto responsabilità nazionale dal Comando Operazioni Aeree di Poggio Renatico, oltre all’attivazione delle procedure previste in questi casi dal Piano Leonardo Da Vinci: l’attivazione, presso  l’Aeroporto Orio al Serio del piano antiterrorismo e l’impiego di specialisti artificieri, antisabotaggio, squadre cinofile antiesplosivo della Polaria di Bergamo, di  personale della Questura e della Polizia Stradale di Bergamo, del Nucleo Aeroportuale della Guardia di Finanza e del Distaccamento Aeroportuale dei Vigili del Fuoco nonché del personale della società di gestione Sacbo. L’allarme bomba, che ha comportato l'attivazione del dispositivo di sicurezza contro episodi di terrorismo, è costato all'erario oltre 150 mila euro di danni, per i quali i due indagati verranno deferiti anche alla Procura regionale della Corte dei Conti della Calabria.

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