Lamezia, operazione Lex Genucia: i dettagli del blitz della Guardia di Finanza

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Lamezia Terme, 16 novembre – L’hanno chiamata “Lex Genucia”, come la legge emanata durante l’impero romano che proibiva di prestare denaro con l’aggiunta d’interesse proprio per contrastare il fenomeno dell’usura. Così le fiamme gialle lametine hanno arrestato all’alba di questa mattina 10 persone, di cui 6 in carcere e quattro sottoposti agli arresti domiciliari, perché ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di usura, tentata estorsione ed esercizio abusivo dell’attività  finanziaria. L’operazione, coordinata dalla Procura della Repubblica e in esecuzione all’ordinanza di applicazione di misure cautelari emanata dal Gip del tribunale, Carlo Fontanazza, accogliendo l’impianto accusatorio avanzato dal procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Salvatore Vitello, e dal sostituto procuratore Maria Alessandra Ruberto. Questa mattina, alla presenza del procuratore Vitello, del Generale Tatta della Guardia di Finanza provinciale e del comandate Pellegrino della compagnia di Lamezia Terme, sono stati esposti gli esiti di questa operazione. In particolare tutto è partito da un esposto presentato da un familiare di un commerciante lametino che si era allontanato dalla Calabria improvvisamente, abbandonando l’azienda e senza informare la moglie della sua destinazione, per il timore, si è poi scoperto in seguito, di ritorsioni da parte dei soggetti arrestati e nei confronti dei quali aveva contratto ingenti debiti.

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Le indagini: tasso minimo d’interesse al 100%

Le indagini, così come ha sottolineato tristemente il Procuratore, sono proseguite con i classici metodi di investigazione, per la reticenza delle vittime a collaborare, in alcuni casi anche allorquando sono state messe di fronte a prove inconfutabili. Nonostante tali premesse l’indagine, sviluppatasi nel mese di marzo dello scorso anno, è continuata permettendo di svelare una fitta ed estesa rete di usurai nella quale era incappato il commerciante.

In particolare, le fiamme gialle hanno rilevato come, man mano che la esposizione debitoria cresceva, la vittima si rivolgeva a più usurai: complessivamente, ne sono stati individuati 8 che avevano praticato prestiti con la tecnica della “vendita” o del “cambio” di assegni, cioè consegnando o facendosi dare titoli, d’importo tra i 3.000 ed i 6.500 euro e post datati di 30 giorni, pretendendo in cambio, oltre alla somma per la copertura del titolo alla scadenza, da 300 a 500 euro d’interesse, per un tasso annuo dal 100 al 200%, anche con la tecnica delle minacce. Centrale, durante lo svolgimento delle indagini, è risultata essere la posizione di uno degli usurai, anch’egli imprenditore, cui la vittima si era rivolto per l’acquisto di autoveicoli a credito. Infatti, a fronte della cessione di alcuni autoveicoli in cambio di assegni postdatati sono stati anche riscossi corrispettivi esorbitanti rispetto al valore effettivo dei mezzi venduti, con scarti equivalenti a tassi d’interesse di oltre il 144% annuo.

L’attività investigativa condotta dalla guardia di finanza, è stata supportata anche da attività tecniche d’intercettazione ambientale e telefonica e da numerosi accertamenti bancari e perquisizioni presso presunti usurai e vittime. E proprio in una di queste perquisizioni è stato, tra l’altro possibile, accertare come uno degli usurai, sentendosi scoperto, ha poi intimato le vittime dicendo loro di non dire niente agli investigatori che, sicuramente, si sarebbero fatti vivi nei giorni a seguire. Tutta questa mole di accertamenti ha così consentito ai finanzieri di portare alla luce un più vasto giro di prestiti illeciti ed attività usurarie, perpetrati da altri due pregiudicati lametini, dediti alla concessione di prestiti nei confronti di vari imprenditori locali in difficoltà finanziarie, sempre con il sistema del “cambio” di assegni e modalità e tassi analoghi a quelli inizialmente riscontrati. Le fiamme gialle, al momento, hanno sequestrato titoli di credito per un valore di 200.000 euro oltre a numerosa documentazione che potrà essere utile alle indagini visto che sono risultati essere numerosi gli imprenditori vittime di questo giro d’usura.

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L’omertà di chi ormai non ha nulla da perdere

Il dato più evidente rimane comunque l’omertà delle vittime che, in alcuni casi, sono state accusate, per la loro reticenza, anche di favoreggiamento personale. In un caso, invece, è stata la moglie di una delle vittime a essere determinate per la testimonianza da parte del marito. Il procuratore Vitello però non ci sta e lancia un monito a tutti gli imprenditori vittime di usura dicendo che non collaborare, considerata anche la loro grave situazione economica, equivale ad essere “morto civilmente”.

Gli arrestati

Alla fine della conferenza stampa sono stati resi noti i nomi degli arrestati. Per quanto riguarda quelli tradotti in carcere si tratta di: Francesco Pullia, Vincenzino Lo Scavo, Bruno Gagliardi, Adriano Sesto, Bruno Cimino e Francesco Greco. Ai domiciliari, invece, sono finiti: Fabio Zubba, Ferdinando Greco, Giuseppe De Fazio, Teresa Ferrise.

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