‘Ndrangheta, relazione semestrale Dia: “A Lamezia nuove reclute per mantenere alta la pressione sul territorio”

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Lamezia Terme – “Su Lamezia un processo di avvicinamento di nuove reclute, a dimostrazione della volontà delle cosche del luogo, gravemente colpite dalle indagini di polizia giudiziaria, di mantenere alta la pressione sul territorio attraverso danneggiamenti e atti intimidatori a commercianti ed imprenditori”. E’ quanto emerso nella relazione semestrale della Direzione nazionale antimafia (prima metà del 2017), trasmessa alla Camera. Da parte delle Forze dell’Ordine, dunque, continua ad esservi una forte attenzione sul territorio, ripartito, secondo analisi, in tre aree rispettivamente presidiate dai clan Iannazzo, Torcasio-Cerra–Gualtieri, e Giampà, cui si affiancano compagini di minor rilievo. Si ripercorrono del resto, le ultime vicende giudiziarie che hanno colpito le cosche in città.

“La ‘ndrangheta lametina legata con la famiglia Mancuso di Limbadi e le ‘ndrine di San Luca”

“Emblematica, in proposito – è evidenziato - l’operazione non a caso denominata “Nuove Leve”, condotta dalla Polizia di Stato nel mese di febbraio nei confronti di 11 persone, ritenute proprio le nuove leve della menzionata cosca Giampà. I membri del gruppo, sono stati ritenuti responsabili di associazione per delinquere di stampo mafioso e di numerose attività estorsive, ai danni di esercizi commerciali ed imprenditori, nonché di atti intimidatori.

Altro riscontro in ordine al tentativo di consolidamento criminoso della cosca Giampà, deriva dalle risultanze dell’operazione “Filo Rosso”, conclusa sempre dalla Polizia di Stato il successivo mese di giugno, con il fermo di 9 esponenti del clan. Anche in questo caso, oltre all’associazione per delinquere di stampo mafioso, sono stati contestati plurimi episodi estorsivi". 

"La ‘ndrangheta lametina – è precisato ancora - risulta attivamente legata con la famiglia Mancuso di Limbadi. Nel caso del gruppo Cerra-Torcasio-Gualtieri, risultano, invece, consolidati i rapporti con le ‘ndrine di San Luca e con soggetti di origine albanese, finalizzati all’approvvigionamento di stupefacenti. Anche per ciò che concerne la predetta cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri, si registra un tentativo di affiliazione di nuove leve, finalizzato a mantenere sempre saldo il controllo del territorio. Poi, un focus sulla più recente operazione: “Tuttavia – scrivono - l’attenzione istituzionale su questi nuovi adepti ha consentito, già dai primissimi atti intimidatori a loro riconducibili, di scardinarne le fila grazie all’operazione di polizia convenzionalmente denominata “Crisalide”. L’indagine, conclusa nel mese di maggio dall’Arma dei Carabinieri, ha portato all’arresto di 52 persone, accusate di associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, danneggiamento aggravato e rapina". 

'Ndrangheta, Dia: “‘Segnali espansionistici fuori dalla Calabria. Focus su energie rinnovabili, giochi e scommesse"

Dalla relazione semestrale della Dia, emerge poi anche, più in generale, come la ‘ndrangheta si stia via via radicando ed espandendo sempre più nelle regioni del Centro-nord, focalizzandosi su traffico di droga, ma anche sulle energie rinnovabili, i giochi e le scommesse.

Il "progressivo sbilanciamento verso le regioni del centro-nord e la capacità di riciclare e reimpiegare i capitali illeciti”. Il rapporto evidenzia la connotazione unitaria delle 'ndrine, "orientate verso l'affermazione, anche fuori regione, dei 'comportamenti' mafiosi che le identificano, senza ovviamente trascurare l'acquisizione di nuovi mercati e spazi criminali, ivi compresi quelli offerti dalle 'maglie larghe' di frange colluse della pubblica amministrazione".

Nel semestre considerato si continuano a cogliere "importanti segnali sia di radicamento che espansionistici fuori dalla Calabria, in entrambi i casi finalizzati a permeare i gangli strategici dell'economia, dell'imprenditoria e finanche della pubblica amministrazione, come nel caso dello scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Lavagna (Genova)". Per la Liguria, il Piemonte e la Lombardia diverse attività investigative hanno rivelato l'esatta riproduzione della strutture criminali calabresi, evidenziando la presenza di autonome locali, con rigide compartimentazioni e ripartizioni territoriali. Altrettanto significative le presenze segnalate in Veneto, in Emilia Romagna, in Toscana, nel Lazio, in Abruzzo, in Molise e in Basilicata. Si percepiscono, inoltre, tentativi di inserimento nel tessuto economico del Friuli Venezia Giulia.

Il traffico internazionale di droga, indica la Dia, "rimane la primaria fonte di finanziamento" della 'ndrangheta. Le indagini testimoniano la "capacità di organizzare importazioni di cocaina dal Sud America, con triangolazioni via mare imprevedibili e modalità di occultamento sempre nuove". Altra fonte di guadagno è l'estorsione, che vede ora partecipi anche nuove leve criminali. Ci sono poi i tentativi di infiltrazione dell'economia sana, in particolare nella fornitura di energia elettrica, anche da rinnovabili e nei giochi e scommesse. "La forza della 'ndrangheta - osserva la relazione - risiede nella capacità di coniugare il vecchio e il nuovo, come testimoniano gli atti di violenza ed intimidazione comunque perpetrati, anche se solo come extrema ratio e sicuramente successivi alle altre strategie di convincimento". 

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