Omicidio allevatore nel reggino, arrestate tre persone. Nell'agguato restò ferito anche un bambino

carabinieri1-07212018-153748.jpg

Reggio Calabria - Tre persone sono state arrestate, nel corso di un'operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, coordinata dalla Dda reggina, per l'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, accusate, a vario titolo, di omicidio, estorsione e porto e detenzione illegali di armi, con l'aggravante delle modalità mafiose. Il provvedimento in esecuzione scaturisce dalle indagini sull'omicidio a Seminara, nel reggino, dell'allevatore Fabio Giuseppe Gioffrè , ucciso il 21 luglio scorso in un agguato mafioso in cui rimase ferito un bambino di 10 anni di nazionalità bulgara. Le indagini hanno consentito di fare luce sul contesto in cui è maturato l'omicidio, riconducibile, secondo quanto riferito dai carabinieri, "alle articolate dinamiche criminali del territorio della Piana di Gioia Tauro", e di individuare uno degli esecutori materiali dell'omicidio. Le persone arrestate sono Domenico Fioramonte, di 41 anni, ritenuto l'autore materiale, e Giuseppe Domenico Laganà Comandé (20) e Saverio Rocco Santaiti (58). Gli arresti scaturiscono dagli esiti delle indagini coordinate dalla Procura di Reggio Calabria nell'ambito dell'operazione "Ares" del 9 luglio scorso e che ha evidenziato la preponderante influenza cosche della 'ndrangheta di Rosarno nella Piana di Gioia Tauro e nei comuni pre-aspromontani e il delitto come reazione a continue estorsive.

Le indagini sull'omicidio Gioffré basate su acquisizioni di natura tecnica e rese complicate dal contesto sociale e familiare della vittima, avrebbero permesso di ricostruire la dinamica dell'agguato e di accertare le responsabilità di Domenico Fioramonte, titolare di un frantoio a Seminara e indicato come contiguo al clan Grasso di Rosarno, quale esecutore materiale dell'omicidio in concorso con un altro soggetto in via di identificazione. Il delitto, secondo gli inquirenti, sarebbe da inquadrare nell'ambito delle attività estorsive poste in essere dai gruppi "Laganà" e "Santaiti" e, a tratti, contrapposti alla cosca "Gioffrè". Nel corso degli accertamenti per l'operazione "Ares" sono state intercettate conversazioni ambientali dalle quali sarebbe emerso che nel maggio scorso i Fioramonte, legati da vincoli di parentela con i "Grasso", si sarebbero rivolti a Rosario Grasso per ottenere protezione rispetto alle pressanti e continue pretese estorsive dei Laganà e dei Santaiti. Successivamente si era inserita la figura di Gioffré, detto "Siberia", come dimostra la ricostruzione complessiva del contesto in cui è maturato il delitto dell'allevatore, da inquadrare come la reazione della famiglia Fioramonte alle reiterate richieste estorsive. All'atto dell'esecuzione dei provvedimenti di oggi i carabinieri di Gioia Tauro hanno arrestato, dopo una perquisizione domiciliare, anche Salvatore Fioramonte, di 33 anni, trovato in possesso di un revolver clandestino nascosto in un armadio del garage della propria abitazione di San Ferdinando.

Il bambino non era nel mirino dei killer

Il minore bulgaro rimasto ferito nel corso dell'omicidio ai danni di Fabio Giuseppe Gioffrè non era assolutamente nel mirino dei killer. Lo ha rivelato il procuratore capo della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, nel corso della conferenza stampa tenuta stamani presso il comando provinciale dei Carabinieri, che hanno arrestato tre persone, una delle quali ritenute autore materiale del delitto. I killer, almeno due persone, prima di far fuoco hanno gridato al bambino di dieci anni di farsi da parte, segno inequivocabile che gli assassini non volevano sparare anche a lui per eliminare un testimone scomodo. Né vi sono al momento elementi per ritenere - ha spiegato ancora il procuratore Bombardieri - che Gioffrè temesse un imminente pericolo di vita e che per questo si trovasse in compagnia del bambino per assicurarsi una sorta di "protezione" dalla presenza del minore. Non era la prima volta che Gioffrè si intratteneva a svolgere le faccende in campagna insieme al bambino, e proprio quella mattina - poche ore prima del delitto - avrebbe avuto un litigio con Domenico Fioramonte, l'uomo arrestato dai Carabinieri con l'accusa di omicidio. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA