Operazione Andromeda, la guerra di mafia degli anni ‘80

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Lamezia Terme – Nel provvedimento alla base dell’operazione Andromeda che ha decapitato la cosca fino a questo momento egemone ed inafferrabile, ovvero quella degli Iannazzo-Cannizzaro-Daponte, ci sono anche le dichiarazioni dei pentiti della cosca Giampà e anche di quelli della cosca Iannazzo. Ma alla base di Adromeda c’è anche la definizione di “cosca Iannazzo” in cui si spiega che “le prime dichiarazioni, rese da collaboratori di giustizia, che fanno riferimento a gruppi malavitosi lametini risalgono alla metà degli anni ’90 e vengono qui riportate per delineare un quadro storico che coincide nelle sue grosse linee con quello che con questa richiesta si vuole evidenziare rispetto alla struttura ed esistenza della cosca Iannazzo, si per quanto riguarda i suoi elementi di vertice sia per quanto riguarda i sodali e le alleanze”.Successivamente, viene introdotto il primo dei collaboratori nella cosca Iannazzo, ovvero Pasqualino D’Elia che, tra le altre cose, raccontò anche la guerra di mafia che insanguinò Lamezia e Sambiase negli anni ’80. Un quadro  prettamente “storico” utile a far capire come si compose poi il quadro attuale e l’ascesa degli Iannazzo quale cosca egemone. Di seguito, si riporta il vecchio interrogatorio di Pasqualino D’Elia risalente al 11 luglio 1996 utile a far capire quindi il quadro “storico” delle cosche e la guerra di mafia che insanguinò Lamezia verso la fine degli anni ’80.

La composizione delle cosche negli anni ‘80

Prima del racconto sulla guerra di mafia degli anni ’80, riportiamo anche l’introduzione a corredo del parlato di D’Elia, da parte degli organi inquirenti i quali spiegano che  “il D’Elia racconta, infatti, che già dai primi anni ’80 la piana di Lamezia terme era controllata da varie cosche, in particolare: nella zona di Nicastro operavano le famiglie Giampà e Torcasio, quest’ultima soprattutto nella zona denominata “Capizzaglie”, poi vi erano le famiglie Pagliuso, Pagliaro, Iannazzo che operavano prevalentemente nelle zone di Sambiase e Sant’Eufemia. Lo stesso afferma che nessuno di questi gruppi criminali ‘aveva il sopravvento sugli altri anzi questi avevano contatti e collegamenti fra loro e si portavano reciproco rispetto, ma avevano affari distinti”. Il collaboratore racconta che inizialmente ‘a capo della famiglia Iannnazzo vi era il defunto Ciccio Iannazzo’ appoggiato dai fratelli Giovannino e Vincenzino, dai cugini Santo e Francesco detto ‘Ciccio del Cafarone’, Davoli Antonio e Molinaro Antonio detto ‘Scarpelluzzo’”. Successivamente, gli inquirenti aggiungono come d’Elia avesse loro raccontato che “il gruppo Iannazzo aveva, a dire del D’Elia, anche salde amicizie con altri gruppi criminali e segnatamente con i Tolone di Vallefiorita, con i Mancuso di Limbadi, con i Fiarè di San Gregorio d’Ippona, con Vallelunga e con gli Anello di Filadelfia”. Poi gli inquirenti introducono l’argomento “storico” raccontato da D’Elia sulla guerra di mafia degli anni ’80 spiegando come “inizialmente i gruppi Pagliuso e Pagliaro erano associati; tuttavia fra gli anni 1987 e il 1988 tra le due cosche si verificò una spaccatura che condusse ad un’aperta guerra di mafia sfociata in numerosi omicidi, subiti da entrambe le consorterie, e che condusse ad un avvicinamento tra il gruppo dei Pagliaro e la famiglia Iannazzo”.

Interrogatorio di Pasqualino D’Elia sulla guerra di mafia degli anni ’80 a Sambiase

“…Omissis…Fino alla prima metà degli anni ottanta a Sambiase vi fu una relativa tranquillità; vi erano gruppi criminali che pur non andando d’accordo non si combattevano ed ognuno si arrangiava come poteva; vi era il gruppo dei Pagliuso che era capeggiato da Mico Pagliuso ed al quale gruppo apparteneva anche Peppe Pagliaro, vi era poi il gruppo dei fratelli Ciccio e Pino Gattini, vi era poi il gruppo degli Andricciola ed il gruppo della famiglia Iannazzo il cui capo era il defunto Ciccio Iannazzo. Questo per quanto riguarda Sambiase perché a Nicastro vi erano altri gruppi quali Muraca Umberto Egidio, la famiglia dei De Sensi, il gruppo di Franco Giampà ‘il professore’ e Pasquale Giampà ‘tranganiello’…Omissis…Sempre fino al 1986 io rimasi assolutamente estraneo al settore delle estorsioni. Proprio in questo anno le cose cambiarono e cambiarono pure gli equilibri. In breve, e per vicende che spiegherò analiticamente in seguito, avvenne che si creò una faida nella famiglia Andricciola, praticamente fra cugini: da una parte vi erano i fratelli Andricciola Antonio e Giovanni, dall’altra parte vi erano i fratelli Andricciola Vincenzo, Salvatore, Pizzino Vincenzo ed altri loro uomini. Con questo secondo gruppo si schierò anche Peppino Pagliaro perché era venuto a sapere che i primi Andricciola era stati coloro che avevano ucciso Chimirri e Calidonna.

Per questa ragione, e cioè essenzialmente per effetto della posizione che aveva assunto Peppe Pagliaro, venni coinvolto anche io personalmente in questa faida e presi parte ad azioni di fuoco contro il gruppo avversario degli Andricciola Antonio e Giovanni. In breve il nostro gruppo riuscì ad uccidere tutti i componenti del gruppo avversario e per ultimo Andricciola Salvatore che venne ucciso a Forlinpopoli. Chiusa questa faida, ed anzi mentre era ancora vivo l’Andricciola Salvatore citato per ultimo, scoppiò una nuova guerra questa volta contro la famiglia Pagliuso. Anche qui brevemente mi limito a dire che Pietro Buffone, nipote di Mico Pagliuso, fece uccidere Andricciola Salvatore perché lo riteneva responsabile dell’omicidio dello zio che si chiamava pure Pietro Buffone. Quando venne consumato questo omicidio di Andricicola Salvatore il benzinaio, il nostro gruppo ossia Peppe Pagliaro, me ed altri, si chierarono contro i Pagliuso. Al nostro gruppo aderì anche la famiglia Iannazzo che già precedentemente aveva promesso il suo appoggio nel caso in cui ne avessimo avuto bisogno. Gli Iannazzo però avevano anche un proprio interesse perché a loro volta ottennero il nostro appoggio contro la famiglia Muraca di Nicastro. A questo punto dunque vi era il nostro gruppo composto da elementi della famiglia Andricciola, Pizzino, Pagliaro, me, e Iannazzo contro la famiglia Pagliuso e Buffone…Omissis”.

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