Operazione Medea 2, così uccisero Francesco Zagami

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Lamezia Terme – Accuse circostanziate quelle nei confronti degli esponenti della cosca Giampà nell’omicidio di Francesco Zagami e che ha portato la Dda, assieme alla squadra mobile di Catanzaro diretta da Rodolfo Ruperti, ha colpire nuovamente la cosca con l’ordinanza in carcere denominata “Medea 2”.

Le accuse per Vincenzo Bonaddio, Aldo Notarianni, Maurizio Molinaro e Domenico Giampà sono evidenziate nelle pagine dell’ordinanza che ha condotto a “Medea 2” mentre le posizioni di Giuseppe Giampà, Angelo Torcasio e Saverio Cappello saranno definite separatamente.

“In particolare, Giuseppe Giampà e Vincenzo Bonaddio, nella loro qualità di co-direttori della cosca di ‘ndrangheta Giampà di Lamezia terme, svolgevano ruolo attivo e preponderante nella programmazione e organizzazione dell’azione omicidiaria, dando mandato a Aldo Notarianni, Maurizio Molinaro, Torcasio Angelo, Saverio Cappello e Domenico Giampà, di eliminare il predetto Francesco Zagami, fratello di Domenico Zagami, già giustiziato dalla cosca Giampà pochi mesi prima (e precisamente il 14/08/2004) in quanto affiliato al clan rivale denominato Cerra-Torcasio-Gualtieri, nonché ritenuto ‘pericoloso” dai vertici della cosca Giampà, in quanto soggetto dotato della necessaria motivazione e delle necessarie capacità di porre in essere, ovvero per partecipare ovvero dare appoggio logistico ovvero ispirare azioni di sangue contro esponenti della cosca Giampà (in particolare contro Torcasio Angelo), finalizzate a vendicare la precedente uccisione di suo fratello Zagami Domenico; dopodiché Torcasio Angelo dava il proprio contributo, monitorando gli spostamenti della vittima e verificando e assicurando la presenza della stesa sul luogo designato per l’esecuzione, dando il segnale di partenza ai killers Aldo Notarianni – materiale sparatore – e Molinaro Maurizio – conducente del motociclo utilizzato per l’azione di sangue, nonché offrendo appoggio logistico ai killers designati, mediante messa a disposizione del locale che di fatto era nella sua disponibilità, situato nelle adiacenze della propria abitazione per l’alloggio del motociclo e delle armi (forniti da Giampà Giuseppe e ivi allocati da Molinaro Maurizio e Torcasio Angelo) da utilizzare per il delitto, locale da cui i killers si muovevano per andare a commettere l’azione omicidiaria.

Molinaro Maurizio e Notarianni Aldo, come detto, procedevano materialmente all’esecuzione dell’azione omicidiaria una volta ricevuto il suddetto segnale di partenza dal Torcasio, partendo dal locale box messo a disposizione dallo stesso Torcasio, sito nei pressi della sua abitazione, il primo alla guida del motociclo Exagon Piaggio xxxx di provenienza furtiva, utilizzato per l’assassinio, il secondo seduto sulla parte posteriore del sedile, armato di una pistola semiautomatica cal. 9 marca CZ, mediante l quale, dopo aver affiancato col motociclo l’autovettura in cui la vittima era posizionata a lato guida, esplodeva nei confronti della vittima n. 9 colpi d’arma da fuoco cal.9 luger, dopo essere sceso dal motociclo, attingendo la vittima per lo più nella zona toracica, procedendo poi a dare il colpo di grazia allorquando l’autovettura per inerzia si era spostata in avanti, bloccandosi urtando un muretto o marciapiede.

Cappello Saverio e Giampà Domenico contribuivano, da pate loro, all’azione delittuosa, procedendo al cosiddetto ”recupero” dei killers, che si erano dati alla fuga dopo l’esecuzione, attendendoli nel luogo designato per lo “scambio” e provvedendo poi, rispettivamente, Cappello Saveri ad accompagnare il killer Notarianni Aldo presso l’abitazione della suocera, e Giampà Domenico ad accompagnare Molinaro Maurizio presso la sua abitazione.

Secondo gli inquirenti ci sarebbe inoltre sia “l’aggravante della premeditazione avendo agito dopo accurato studio delle abitudini della vittima e meticolosa preparazione dell’attività delittuosa, anche con riferimento alla scelta del luogo dove compiere l’agguato nel modo più sicuro ed efficace” e sia l’aggravante dell’associazione mafiosa “in particolare eliminando un affiliato del clan rivale, denominato Cerra-Torcasio-Gualtieri, di cui Zagami Francesco faceva parte, anche in via preventiva per scongiurare eventuali azioni di vendetta da parte di Zagami Francesco per l’assassinio del fratello Domenico, nella logica di contrapposizione militare tra le due cosche avverse sopra menzionate, in guerra a causa dello scatenarsi della faida, per il predominio su Nicastro, nonché per aver comunque agito con metodologia mafiosa, agevolmente desumibile dalle stesse modalità esecutive dell’azione criminosa sopra descritte in Lamezia Terme il 24 gennaio 2005”.

 

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