La Calabria degli scrittori e la narrazione

Scritto da  Pubblicato in Filippo Veltri

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 A Torino alcune settimane fa è successa una cosa importante: non nascondiamoci i problemi, ma impegniamoci a promuovere una nuova immagine della Calabria, fuori dagli stereotipi. È questo, infatti, il monito, giunto dal Salone del Libro di Torino, da alcuni degli scrittori calabresi più affermati (ce n’erano 10 tra cui i più affermati Abate, Criaco, Dara, Gangemi, protagonisti di una tavola rotonda promossa dalla Regione). “Dobbiamo consolidare il gioco di squadra’’, ha affermato l'assessore alla Cultura, Beni culturali e Pubblica Istruzione, Maria Francesca Corigliano che, insieme al presidente del Consiglio regionale Nicola Irto, ha fatto gli onori di casa. “L'impegno della Regione - ha aggiunto la neo assessora - è quello di sostenere gli intellettuali e gli imprenditori della cultura. Il programma di questo stand al Salone del Libro, il suo successo è la dimostrazione di cosa si possa ottenere quando si uniscono le energie’’.

“Occorre - ha sostenuto Irto - uscire dalla sfiducia strutturale di cui è vittima il Mezzogiorno, ed in particolare la Calabria. Le distanze tra nord e sud aumentano, ma sono ampliate dalla narrazione che viene condotta sul meridione. È un aspetto su cui porre la nostra attenzione e impegnarci a rispondere. Ognuno, in relazione al proprio ruolo,  deve fare la propria parte, ma gli scrittori hanno la responsabilità di sviluppare un nuovo racconto della Calabria”. C'è un senso di vergogna atavica che pervade l'anima calabrese. “Proviamo  ancora vergogna per il nostro nonno che andava sul ciuccio e coltivava la terra. Questo complesso di inferiorità ci spinge ancora di più ai margini. Riappropriamoci del nostro passato, affermiamo la nostra identità senza remore”, ha osservato l'antropologo Ettore Castagna. I media ingrandiscono oltremodo le negatività della Calabria. Gli scrittori, tuttavia, non sono per così dire, condannati a parlare solo di 'ndrangheta e via dicendo. L'anima calabrese e la sua cultura contengono dentro di sé le potenzialità, le risorse, lo spessore per fare una letteratura che parli al mondo, a tutti gli uomini: non è una letteratura periferica. E poi c'è una Calabria raccontata da chi in Calabria non ci vive più. È il caso di Carmine Abate e Giuseppe Aloe per i quali la Calabria è una sorta di Macondo, il centro di gravità di sentimenti, emozioni, indispensabile per fare letteratura. 

Mimmo Gangemi e Nicola Fiorita si sono trovati invece d'accordo su un punto: alla rinascita della letteratura deve corrispondere uno sviluppo della lettura. “Siamo fanalino di coda in Italia e in Europa per numero di lettori’’, ha ricordato Gangemi. Gli ha fatto eco Fiorita: “Dobbiamo andare oltre noi stessi, superare individualismo e gelosie e creare un 'sistema Calabria' che sia motore di cultura”.

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