Quello che il nord non vuole fare sapere

Scritto da  Pubblicato in Filippo Veltri

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 Il rapporto Nord-Sud e la questione dell’unità nazionale continuano ad essere problemi strutturali per il nostro paese, dalla cui soluzione passa in maniera cruciale il futuro dell’Italia. L'opinione per la quale al Nord dovrebbe essere riconosciuta una maggiore autonomia nella gestione delle risorse economiche per una sorta di principio meritocratico - dal momento che il Nord Italia è la regione più produttiva - se considerata più approfonditamente appare molto problematica e potenzialmente dannosa per l'interesse del paese. Sono, infatti, molte le ragioni per cui all’Italia gioverebbe una maggiore coesione interna e una maggiore solidarietà fra le sue regioni, in virtù non solo di un principio di “giustizia” legato a considerazioni di natura etica e morale, ma anche e soprattutto in virtù di un principio di efficienza del sistema di produttivo, legato invece a considerazioni molto più concrete.

Come ha sostenuto Giuseppe Berta sulla rivista Pandora, nonostante la buona performance del Nord-Est, questa regione continua a non tenere il passo delle altre “Locomotive d’Europa”, come la Baviera o il Noreste in Spagna. Con la fine dell’economia mista, il declino della grande impresa e il forte rallentamento del Nord-Ovest che ne è seguito, sembrava essere sorto il cosiddetto modello “NEC” (Nord-Est-Centro), caratterizzato dalla galassia delle piccole e medie imprese a conduzione familiare, che però non è stato in grado di svolgere il ruolo di “trascinatore” dell’economia italiana nella sua interezza. Per stimolare dunque la formazione di una “locomotiva”, fondamentale per lo sviluppo del paese, sarebbe invece indispensabile uno stato centrale in grado di generare, specialmente tramite investimenti pubblici, una crescita strutturale e in linea con le coordinate dell’interesse nazionale.

C’e’ poi un altro problema. Il Sud Italia è, e rimarrà, la chiave di volta per lo sviluppo complessivo del paese. Tale sviluppo risulterebbe seriamente pregiudicato qualora l’unità nazionale venisse radicalmente messa in discussione dalle altre regioni. Non bisogna, infatti, dimenticare negli anni del miracolo economico, quando l’economia mista e l’IRI avevano saputo esprimersi al meglio, gli straordinari tassi di crescita registrati erano indiscutibilmente uniti allo sviluppo industriale ed economico del Mezzogiorno, che per la prima volta nella storia repubblicana del paese recuperava parte del gap che lo separava dal Centro-Nord. Per Pandora stimolare lo sviluppo del Meridione è, dunque, cruciale per ridare efficienza al “sistema Italia”. Istanze autonomiste come quelle lombarde e venete potrebbero solo danneggiare la capacità dello Stato di raccogliere risorse per effettuare gli investimenti necessari al paese.

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