Per Pasqua siamo workaholic o preferiamo rilassarci?

Scritto da  Pubblicato in Maria Arcieri

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maria_arcieri.jpgI workaholic sono persone per cui lavorare non è una scelta, ma una necessità interiore a cui non si può sfuggire. E per loro, è una dipendenza il lavoro con aspettative sociali.

Essere produttivi è ormai una delle attese più pressanti della società. Queste persone le riconosci perchè sono completamente “dipendenti da lavoro” e ricavano un vero piacere dall’essere sempre impegnati. Tollerano poco e male le persone che non vivono come loro il rapporto con il lavoro.

Molto spesso sono perfezionisti, rigidi e focalizzato su ciò che non va.  Sono distanti dagli aspetti “umani” del rapporto lavorativo (analfabetismo sentimentale). Inoltre, il workaholic è caratterizzato da complusività, ripetizione, inserimento in un circolo vizioso nocivo per la salute e focalizzazione totale sulla propria identità professionale. Poi ci sono, per fortuna i lettori, coloro che leggono sempre libri sul tema del momento. Per esempio, "L'ultimo si: un Dio che muore solo come un cane" è un libro da leggere in questi giorni.

Tutto è compiuto, il “sì” è stato detto, Dio ha dato tutto. Il velo del tempio è squarciato: questo è il volto del Dio cercato dall’uomo. A noi, ora, di schierarci. Di cadere in ginocchio, sbigottiti, o, ancora, di versargli addosso l’amaro aceto dell’incredulità. E' un libro che parla di sofferenza, della sofferenza, quella più grande, la sofferenza di Dio, del suo dono d’amore.

 E' consigliato per chi vuole fare davvero quaresima, assistere allo spettacolo di un Dio che muore per amore. E' una riflessione sui testi della passione e morte di Gesù che ci porta di fronte allo scandalo della fede.

Con la consueta verve e lo stile dell'autore Paolo Curtaz che affronta il mistero della Morte di Cristo, prendendo le mosse dal Vangelo, dalle pagine che più hanno turbato, straziato e scosso l’anima del mondo.

 

 

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