I flussi dei migranti: "L'Italia ha salvato l’onore dell’Europa"

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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pino_gulla.jpgDiminuzione degli sbarchi di migranti sulle nostre coste ad agosto; addirittura azzerati in alcune giornate della prima decade nel mese della canicola. La nuova Sar (search and rescue) della Marina militare libica, l’ area di ricerca e salvataggio lontano dalle sue coste, vietata alle navi umanitarie, ha costretto le Ong (Organizzazioni non governative) a sospendere i soccorsi che in certe circostanze, bene individuati dalle registrazioni video, sono risultati alquanto sospetti. Al riguardo indagini in corso. Riconoscimenti al ministro dell’Interno Minniti dalla gran parte della politica nazionale e internazionale, considerato l’artefice della nuova situazione nel Canale di Sicilia. Il responsabile del Viminale ha messo in atto iniziative che hanno dato un po’ di respiro ai nostri centri di accoglienza. Ora ci sono tutte le condizioni perché gli sbarchi siano meno frequenti in futuro.

Sugli attestati, l’ultimo in ordine di tempo, mentre è in preparazione il presente pezzo, il riconoscimento del vice presidente dell’Unione europea Franz Timmermans al Forum Ambrosetti di Cernobbio. Ma tutto il mese di agosto ha visto gli apprezzamenti nei confronti di Minniti dopo l’approvazione del codice di comportamento per le Ong. impegnate nei salvataggi in mare.  Sicuramente importanti le dichiarazioni del cardinale Bassetti, presidente della Cei (Conferenza episcopale italiana): “Rifiuto di ogni forma di schiavitù moderna nel rispetto della legge (…) Non possiamo fornire il pretesto, anche se falso, di collaborare con i trafficanti di carne umana”. In sostanza le parole del prelato manifestano appoggio e fiducia al governo italiano da parte della Chiesa sempre a favore dei migranti. Quindi l’incontro di Parigi ha legittimato a livello europeo la nostra iniziativa. Italia, Germania, Spagna, Libia, Niger e Ciad hanno stabilito che la procedura del meccanismo di identificazione dovrà avvenire in Africa. Nella riunione d’oltralpe è stato esaminato il progetto italiano di cooperazione con le tribù libiche che sono stanziali sulle rotte migratorie. Prevista la costruzione di scuole, ospedali, reti idriche. Macron lo ha definito “modello perfetto”, plauso anche della Merkel. Ancora più significativa la dichiarazione di Juncker: L’Italia ha salvato l’onore dell’Europa”. Il coinvolgimento delle comunità locali libiche ha rappresentato un passo in avanti decisivo perché finora avevano mostrato netta chiusura. Arriveranno milioni di euro dall’Europa. Di pari passo l’applicazione dell’accordo di pace firmato nel marzo scorso per fermare i flussi migratori irregolari. Successivo alla riunione di Parigi quello dei ministri dell’Interno di Ciad, Italia, Libia, Mali e Niger al Viminale. Nei prossimi mesi la verifica.

Non sono mancate le critiche. Agnes Gallamard, relatrice dell’Onu su esecuzioni extragiudiziarie, ha disapprovato le decisioni del Governo italiano: “Ci saranno più morti in mare”.  Sulla stessa linea l’Unhcr, l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati; l’inviato speciale Vincent Cochete ha dichiarato: “Non ci sono campi o centri per i migranti in Libia, ma solo prigioni (…) e vi sussistono condizioni orribili”. Opinioni dello stesso tenore sono state espresse da Emma Bonino e Massimo D’Alema. In occasione della Festa del Fatto Quotidiano, Furio Colombo, editorialista, ha commentato duramente: “I migranti bloccati in Libia sono la seconda Shoah”, paragonando l’attuale situazione alla persecuzione, al genocidio e alla deportazione degli ebrei da parte dei nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Pesante l’accusa dell’Associated Press: “L’Italia ha trattato con le milizie libiche nella tratta dei migranti”. Immediata la replica della Farnesina: “Falso”. Attacco durissimo di Gino Strada, fondatore di Emergency, contro Minniti: “Per lui [il ministro dell’Interno] ributtare in mare o riconsegnare bambini, donne incinte, poveracci a quelli lì in Libia, e farli finire nelle carceri ammazzati o torturati, è una cosa compatibile con i suoi valori”. Con la medesima durezza Joanne Liu, presidente di Msf (Medici senza frontiere), che ha accusato di correità i Paesi europei.

Il riscontro dell’iniziativa politica si vedrà prossimamente, soprattutto in termini di salvaguardia dei diritti umani ribadita dallo stesso titolare del Viminale alla festa del giornale: “Io sui diritti e l’accoglienza farò una battaglia personale. Penso che bisogna governare i flussi senza perdere l’umanità”. Al di là dell’impegno del ministro per il rispetto dell’altro, su cui non si ha modo di dubitare, attenzione va data al “Piano per l’integrazione” dei rifugiati. Complesso per chi lo propone, difficile per chi ne deve trarre prezioso frutto. Ne è consapevole Minniti: “L’integrazione culturale è una gigantesca questione, non è affatto scontata. Il rispetto tra uomo e donna è scontato per noi, dobbiamo lavorare perché diventi scontato anche per gli altri, anche per chi ospitiamo”. Nel progetto corsi di italiano, mediazione culturale e medica; servizio civile e avviamento al lavoro. Il tutto andrà realizzato in collaborazione con l’ente Regione. I soldi ci sono e non è cosa da poco; si potrà accedere al “Fondo Asilo Migrazione e Integrazione” presso l ‘Unione Europea. Questo è quanto. Non bisogna nascondere che la situazione migratoria negli ultimi tempi stava diventando ingovernabile. Era improcrastinabile mettere dei paletti.  Adesso pare almeno controllabile. Naturalmente non ci devono essere i lager in Libia o in altri luoghi. La sfida contro i trafficanti va portata avanti insieme all’integrazione e al miglioramento delle condizioni economiche dei Paesi africani.  Pietro Messina, giornalista e saggista, in una sua ultima pubblicazione ha snocciolato dati incredibili su migranti e trafficanti: dal 2011 ad oggi 650 mila “viaggi della disperazione” per un guadagno di 4 miliardi di euro e con un aumento del 300% nel triennio 2014-16 rispetto ai tre anni precedenti”. Il giornalista indica l’obiettivo da raggiungere: “Si deve tagliare il nodo scorsoio che genera un business miliardario sulla pelle dei migranti”. Emblematico, di questa epopea disperata e luttuosa, il racconto di Emeka, oggi in un centro di accoglienza a Palermo, sopravvissuta a questa tragedia del Terzo Millennio: “Per arrivare in Libia (…) abbiamo attraversato il deserto. Eravamo in 50, stipati come bestie in camion. [Ad un certo punto] i nostri accompagnatori ci hanno fatto scendere. Siamo stati sepolti vivi nella sabbia”. Si erano fermati e avevano fatto quella strana sepoltura in attesa del passaggio della milizia, evitando i controlli e il sequestro del carico umano. Quando li hanno estratti dalle “fosse comuni”, alcuni erano vivi, altri non ce l’avevano fatta. Chissà quante altre storie drammatiche come questa che non conosciamo! Ci saranno un domani degli altari per i migranti ignoti morti nel deserto, nei centri o in fondo al mare?    

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